Intervento del curatore, Luca Guglielminetti
Giovedì 11 settembre, anniversario dell’attacco alle torri gemelle, è
stato proposto come prima giornata mondiale contro il terrorismo dall’alleanza
internazionale contro il terrorismo: una rete di associazioni in
Israele, Algeria, Francia, Irlanda, Spagna, Gran Bretagna e AIVITER per
l’Italia.
In varie città del mondo si svolgeranno iniziative di natura diversa, per lanciare questa giornata come momento di mobilitazione rivolto alla società civile contro la cultura del terrore e in favore delle istanze e la memoria delle vittime.
Anche le Nazioni Unite domani, con il Simposio sulle vittime del terrorismo, per la prima volta si confrontano con il tema dell’importanza dell’attività e delle politiche di aiuto alle vittime del terrorismo e la nostra Associazione sarà a New York a seguire i lavori.
Sono partito da questi eventi perché in 4 anni di attività internazionale per AIVITER, ho potuto constatare come solo in Italia ci sia un carenza di attenzione verso le vittime, senza pari in Europa:
In varie città del mondo si svolgeranno iniziative di natura diversa, per lanciare questa giornata come momento di mobilitazione rivolto alla società civile contro la cultura del terrore e in favore delle istanze e la memoria delle vittime.
Anche le Nazioni Unite domani, con il Simposio sulle vittime del terrorismo, per la prima volta si confrontano con il tema dell’importanza dell’attività e delle politiche di aiuto alle vittime del terrorismo e la nostra Associazione sarà a New York a seguire i lavori.
Sono partito da questi eventi perché in 4 anni di attività internazionale per AIVITER, ho potuto constatare come solo in Italia ci sia un carenza di attenzione verso le vittime, senza pari in Europa:
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La Giornata in Memoria delle vittime italiane è stata istituita solo quest’anno, su proposta legislativa di Sabina Rossa e presentata l’anno scorso all’Assemblea di AIVITER qui a Torino: l’ultima presieduta da Maurio Puddu. Un fatto positivo, ma sul quale non è possibile osservare il ritardo trentennale.
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Nel nostro paese la sindrome da stress post-traumatico, che affligge la maggior parte delle vittime e dei famigliari, ha iniziato ad essere curata con lo stesso ritardo trentennale dai fatti e non esiste, ancora oggi, un unità operativa di pronto intervento a sostegno delle vittime e dei loro famigliari in caso di nuovi attacchi terroristici.
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Così come, nel vasto e ricco arcipelago del volontariato, non sono mai esistite associazioni di supporto alle vittime del terrorismo: la società civile, come la politica, le ha dimenticate e rimosse, come non è successo in nessun altro paese. In Italia, del resto, non esiste un memoriale, un luogo di memoria dei fatti che ricordi i caduti per terrorismo. Gli anni di piombo sono utilizzati, ancora oggi, some argomento di polemica politica tra opposte fazioni e non si è creato un comune sentire, una memoria condivisa dei fatti, come per altri periodi significativi della storia italiana.
La lista delle differenze negative con gli altri paesi potrebbe
continuare su altri versanti, come le forme risarcitorie previste dalle
varie legislazioni, o come la possibilità giuridica per le associazioni
di vittime di costituirsi parte civile nei processi di terrorismo.
Tutti questi gap che rendono arretrato in modo incivile il nostro paese, sono la base della motivazione che ha reso necessaria ripensare la mostra che nel 1989 era stata inaugurata a Palazzo Cisterna e che è stata per 20 anni il solo strumento didattico ed informativo a disposizione di AIVITER.
L’11 settembre 2001 ha aperto il nuovo millennio ponendo il terrorismo al suo centro, tracciando una tragica scia di sangue che dagli Stati Uniti si è allungata prima a Madrid, e poi a Londra, cioè all’Europa. Anche in Italia qualcosa è cambiato: negli ultimi anni la pubblicistica, che per decenni aveva posto attenzione solo alle storie dei terroristi, ha iniziato ad ascoltare e raccontare anche l’altra parte: la voce delle vittime.
Proprio da questa pubblicistica, oltre che da quella prodotta da AIVITER in occasione dei convegni dal lei organizzati, dall’inizio della sua attività nel 1986, sono tratti i testi ed i contenuti di questa mostra.
Tutti questi gap che rendono arretrato in modo incivile il nostro paese, sono la base della motivazione che ha reso necessaria ripensare la mostra che nel 1989 era stata inaugurata a Palazzo Cisterna e che è stata per 20 anni il solo strumento didattico ed informativo a disposizione di AIVITER.
L’11 settembre 2001 ha aperto il nuovo millennio ponendo il terrorismo al suo centro, tracciando una tragica scia di sangue che dagli Stati Uniti si è allungata prima a Madrid, e poi a Londra, cioè all’Europa. Anche in Italia qualcosa è cambiato: negli ultimi anni la pubblicistica, che per decenni aveva posto attenzione solo alle storie dei terroristi, ha iniziato ad ascoltare e raccontare anche l’altra parte: la voce delle vittime.
Proprio da questa pubblicistica, oltre che da quella prodotta da AIVITER in occasione dei convegni dal lei organizzati, dall’inizio della sua attività nel 1986, sono tratti i testi ed i contenuti di questa mostra.
Il presidente del Consiglio regionale Davide Gariglio, il vicepresidente Roberto
Placido delegato al Comitato Resistenza e Costituzione, il
presidente dell'Associazione Italiana Vittime del terrorismo Dante
Notaristefano ed il curatore della mostra Luca Guglielminetti
responsabile delle relazioni internazionali dell'Associazione
Italiana
Vittime del terrorismo