sabato 26 dicembre 2020

Tavolo di Lavoro P/CVE della Città di Torino

Delibera della Giunta della Città di Torino: Atto 2020_02784. 
ISTITUZIONE DEL TAVOLO DI LAVORO MULTI-AGENZIA DELLA CITTA' DI TORINO PER LA PREVENZIONE DEGLI ESTREMISMI VIOLENTI. APPROVAZIONE LINEE GUIDA 
(leggi le Linee guida)



domenica 6 dicembre 2020

Volontariato e vittime: i video del seminario

SEMINARIO "VOLONTARIATO E VITTIME: BINOMIO POSSIBILE", della CVRG Piemonte Valle d’Aosta Sabato 21 Novembre 2020. 

Programma completo: qui

sabato 7 novembre 2020

Pratiche di prevenzione tra Italia e Regno Unito


Lezione al Master di II livello “Prevenzione della
radicalizzazione del terrorismo e politiche per l’integrazione Interreligiosa e Interculturale” - a.a.
2019/2020 dell'Università di Bari.

 





giovedì 5 novembre 2020

Seminario su volontariato e vittime di reato

Il seminario online, indirizzato ai volontari della CVRG Piemonte Valle d’Aosta e del Coordinamento, nonché alla altre Conferenze regionali, a quella nazionale e agli interessati, ha un carattere informativo finalizzato a fornire un primo quadro sulle vittime di reato, presentando, da una parte, i loro numeri e tipologie, i loro diritti e bisogni, la loro percezione sociale e, dall'altra, le attività di alcune realtà territoriali che stanno fornendo loro sostegno e assistenza e introducendo forma di mediazione penale e giustizia riparativa.

SEMINARIO "VOLONTARIATO E VITTIME: BINOMIO POSSIBILE" on Scribd

lunedì 28 settembre 2020

De-radicalizzazione e studi sul cervello


De-radicalizzazione e studi sul cervello degli estremisti jihadisti nella puntata del programma ‘Laser’ (Radio svizzera di lingua italiana)
di Chiara Sulmoni

Di cosa si occupano e cosa implicano i programmi di de-radicalizzazione?

E come reagisce il cervello di un sostenitore di gruppi jihadisti, in determinate situazioni? Cosa ci raccontano le scansioni cerebrali?

Cosa può intensificare la radicalizzazione e cosa favorisce invece il distacco e il disimpegno dalla violenza?

venerdì 21 agosto 2020

3° International Day of Remembrance of & Tribute to the Victims of Terrorism

 

sabato 25 luglio 2020

Due video su radicalizzazione e deradicalizzazione

Produced in the framework of the European project "DO ONE BRAVE THING": Stand up to the extremist narratives we are exposed to offline and online, to speak out against violence and violent extremism, and to dissuade others from supporting extremist movements. 

Prima parte: 

Cadere nella spirale della radicalizzazione, come succede?

In this video, RAN expert Luca Guglielminetti describes the different situations and fertile conditions which may lead to the progressive detachment of one person from their usual social context and the emergence of polarising views which eventually result in extremism and radicalisation



Seconda parte: 

Il disimpegno è possibile ed è così che funziona

ENG - In this video, RAN expert Luca Guglielminetti describes how a person who has fallen into the spiral of hate, violence and engagement in radical groups can leave the movement to start a new life.




mercoledì 24 giugno 2020

martedì 23 giugno 2020

Essere psicologi dopo la pandemia

Il Kit "Support the Supporters" sarà presentato nella formazione organizzata da ESPRÌ il 24 Giugno ore 17.
Si inaugura il 24 giugno e durerà fino al 20 luglio il corso di formazione specialistica “Essere psicologi dopo la pandemia” che, oltre a presentare alcune importanti esperienze sul campo, fornirà linee guida e metodologie di lavoro utili allo psicologo professionista impegnato nel prossimo futuro a far fronte alle conseguenze individuali e sociali della Pandemia.
I formatori sono docenti universitari e Psicologi-psicoterapeuti da tempo impegnati nelle emergenze nelle istituzioni, nel privato sociale e nella Sanità pubblica, con la specifica caratteristica di coniugare l’esperienza sul campo alla riflessione scientifica e umana.


giovedì 11 giugno 2020

Presentazione del Kit "Support the Supporters"


Conferenza di presentazione StS

Conferenza 15 Giugno 2020 ore 18.00


Presentazione del "KIT Support the Supporters", una raccolta di strumenti e documenti utilizzabili dagli operatori che in questa emergenza si stanno spendendo a favore dei cittadini negli ambiti della Sanità, della Protezione Civile, del Privato Sociale.
Il “KIT” è un insieme di linee guida, raccomandazioni, analisi e strumenti per mitigare i rischi che possono compromettere la resilienza degli operatori pubblici e del terzo settore che stanno supportando la salute fisica e mentale dei cittadini e che a loro volta sono sottoposti allo stress e alle possibili traumatizzazioni secondarie. Esso è concepito in modo tale da essere facilmente consultabile, ma anche integrabile dagli stessi fruitori.
KIT rientra nell’azione “Support the Supporters” ed è uno dei prodotti del progetto “ICS - INSIEME CONTRO LA SOLITUDINE” finanziato dalla Compagnia di San Paolo e voluto da ESPRI’-Psicologi per i Popoli Torino in collaborazione con Psicologi nel Mondo Torino e l’Associazione Leon Battista Alberti.

KIT è il frutto di un lavoro interdisciplinare svolto da un Comitato Scientifico composto da:
· Maria Teresa Fenoglio, Presidente Psicologi per i Popoli Torino ed ESPRI’, docente Unito;
· Monica Agnesone, responsabile della psicologia Aziendale in ASL Città di Torino;
· Vittoria Ardino, psicotraumatologa, Presidente SISST- Società Italiana per lo Studio dello Stress Traumatico;
· Alfredo Mela, sociologo, Polito, Psicologi nel Mondo Torino (referente scientifico, ESPRI’)
· Massimo Mari, psichiatra, Asur-Area Vasta 2 , GORES Marche, (referente scientifico ESPRI’);
· Fabio Sbattella, Responsabile dell’Unità di ricerca in psicologia dell’emergenza (UniCatt Milano) (referente scientifico Esprì);
· Luca Guglielminetti, vittimologo e esperto di resilienza (UniBg, Ass. LBA), Coordinatore.

Interverranno:
• La Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte: Alessandro Stecco
• L’Assessore comunale di Torino: Alberto Unia
• L’Assessore comunale di Torino: Marco Giusta
• L’Assessore regionale del Piemonte: Luigi Icardi
• L’Assessore regionale del Piemonte: Marco Gabusi
• I referenti del progetto e della Salute mentale della Compagnia di San Paolo: Daniela Gulino
• Il presidente di VolTo: prof. Gatto
• il Presidente dell'Ordine degli Psicologi Gian Carlo Marenco

-> Zoom meeting ID: 6341401808
-> per partecipare scrivere registrasi all'evento su Facebook o inviare email a psicologiperipopoli.torino@gmail.com

lunedì 25 maggio 2020

KIT DI SUPPORTO AGLI OPERATORI PSICO-SOCIALI IN PRIMA LINEA NELLA PANDEMIA

"Support the Supporters" è parte del progetto “ICS - INSIEME CONTRO LA SOLITUDINE”, finanziato dalla Compagnia di San Paolo, è promosso da Psicologi per i Popoli Torino in collaborazione con Esprì, Psicologi nel Mondo Torino e l’Associazione Leon Battista Alberti. 

Il Kit contiene risorse, linee guida, suggerimenti, analisi e strumenti di aiuto agli operatori volontari o pubblici della psicologia dell’emergenza che stanno affrontando l’emergenenza pandemica da Covid-19, elaborato da un team scientifico multidisciplinare, per mitigare i rischi che possono compromettere la resilienza - connessi allo stress e alle possibili traumatizzazioni secondarie

Il file originale del Kit, sempre aggiornato, è qui:
-> https://drive.google.com/open?id=13wWpf1Dd6dNRY14bkoFECi2YI5S5onsF

-> Qui puoi sfogliare l'anteprima: https://issuu.com/ncletterario/docs/lineeguidasts-vers1-5blow



Qui link al test online di auto-valutazione ProQOL_5 su Compassion Fatigue, Burnout e Compassion Satisfaction:
-> https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdpqY4PK0XMhC6hPg1QxUlZN0Skvrs5COK2c283bqkoyfjZow/viewform

giovedì 14 maggio 2020

La liberazione di Silvia Romano e l’eredità di Primo Levi




Quello che sta patendo Silvia Romano è definito in letteratura la “colpevolizzazione della vittima” (victim blaming) ed è una forma di vittimizzazione secondaria: prima la violenza fisica dei rapitori, poi quella verbale dell'opinione pubblica.

Aver assistito al meccanismo del capro espiatorio in questo periodo di lockdown da pandemia nei confronti dei vari segmenti sociali, "untori" del coronavirus, ci ha reso ancora più esercitati ad individuare colpevoli su cui scaricare i nostri risentimenti. "Abbiamo tutti meno soldi e li spendiamo per pagare un riscatto", sentiamo ripetere sui social, per fare un solo esempio.

È piuttosto paradossale il fatto che ci siamo trovati anche noi tutti rapiti ai nostri domicili nella più completa incertezza, con la necessità di inventarci qualcosa per sopravvivere e restare sani, soprattutto di mente, senza tuttavia riuscire ad attivare nei confronti di Silvia l'empatia, la capacità di immedesimarsi in un persona rapita per un periodo così lungo, un anno e mezzo (!). Anzi, come occorso nel caso di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti poco più che ventenni partite alla volta della Siria e subito rapite il 31 luglio 2014, anche in questi giorni ci troviamo un quadro di “odio civile” in cui si sommano idiosincrasie politiche, religiose e sessuali.

Lo sforzo di intendere le vittime tutte uguali perché eguale è l'insensatezza e l'ingiustizia della violenza politica, ideologica, religiosa o di genere su di loro esercitata, è un passaggio culturale che a molti resta difficile compiere. Infatti, il biasimo della vittima si indirizza a seconda della parte politica a cui l'ascriviamo. Prendiamo per esempio lo scenario iracheno del 2004: quando il rapito è percepito come di destra, nel casi di Fabrizio Quattrocchi, si scateno il biasimo di certa sinistra; pochi mesi dopo, nel caso delle sue Simone, percepite come di sinistra, all'opposto si scatena il biasimo del fronte opposto. L'anno dopo, sempre in Irak, abbiamo assistito alla polarizzazione del biasimo incrociato in occasione della liberazione della giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, durante il quale viene ucciso il funzionario del SISMI, Nicola Calipari.

Queste "minoranze rumorose" con le loro espressioni di biasimo non comprendono ciò che tutti i terroristi sanno benissimo: la vittima non deve essere compianta, non deve suscitare pietà o diventa emblema di martirio: bisogna che prima di tutto essa susciti orrore, se uccisa, o disprezzo, se sopravvive. La società civile ha sempre avuto difficoltà ad esprime pietà verso le vittime della violenza politica, se non è percepita come vicina alla propria/o parte/partito politica/o. Il prof. Angelo Ventura, tra i massimi storici del terrorismo italiano, nel 1986 così iniziò un suo intervento a Torino:
«Le vittime sono ingombranti. Gli studiosi delle forme di violenza politica conoscono bene la tendenza dell’opinione pubblica a criminalizzare la vittima, per rassicurarsi ed esorcizzare il pericolo, convincendosi che in fondo la vittima qualche cosa deve pur aver fatto per meritarsi la violenza. È questo uno dei principali effetti psicologici che intende ottenere il terrorismo, secondo un meccanismo già largamente sperimentato dallo squadrismo fascista e ora sistematicamente applicato dal terrorismo rosso e nero». 
Così ancora oggi, con il terrorismo jihadista scatta un meccanismo per cui pensiamo che "la vittima se l'è cercata". In politica nessuno è innocente, è il ragionamento sotteso, quindi se ti trovi nei guai qualche cosa avrai fatto per meritarti una ritorsione.

Di fronte a Silvia Romano liberata dai suoi sequestratari di al–Shabaab che si presenta al pubblico dei suoi concittadini italiani in abiti "islamici", il paragone virale che gira sui social recita: è come se un ebreo liberato uscisse dai campi di concentramento nazisti in divisa nazista. Il presunto scandalo è talmente stupito che non offende solo Silvia con il suo diritto di sopravvivere e affrontare il trauma con gli strumenti che ciascuna vittima di un rapimento è libera di scegliere nel contesto costrittivo e violento nella quale si ritrova, ma offende anche oltre 30 anni di eredità di pensiero di Primo Levi. In particolare il suo insegnamento sulla figura tragica del "salvato", il sopravvissuto che sopporta già di suo il peso della vergogna («la vergogna del sopravvivente»), l'onta delle sua collaborazione col carnefice e il senso di colpa verso i “sommersi”.

Taluno vorrebbe, infatti, che la (presunta) collaborazione di Silvia col nemico venga pagata con la vita o con almeno con l'accusa di favoreggiamento verso il terrorismo. Altri, dagli scranni in Parlamento, la definiscono “neo terrorista”.
Ecco, concludo chiedendo ai mittenti di avere il coraggio di girare il loro biasimo a Primo Levi e ai molti sopravvissuti dei campi di sterminio che si sono suicidati dopo essere stati liberati.

Dietro il victim blaming risulterà, così evidente, sorgere un reato preciso: l’istigazione al suicidio.


P.S. questo testo è un approfondimento delle dichiarazioni rilasciate ieri al quotidiano Avvenire qui
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Bibliografia

GUGLIELMINETTI L. (2019) La radicalizzazione pacifica delle vittime del terrorismo, in “TERRORISMO  Vittime contesti e resilienza”, EducCatt, Milano

GUGLIELMINETTI L. (2017) La percezione sociale delle vittime del terrorismo, in “Rassegna Italiana diCriminologia” (RIC), n. 4, pp. 269-276

LEVI P. (1986) I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino

VENTURA A. (1986) In Atti del Convegno “Lotta al terrorismo. Le ragioni e i diritti delle vittime”, tenutosi a Torino il 5 aprile del 1986 e pubblicati dall’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, Torino

mercoledì 13 maggio 2020

Silvia e le vittime ferite due volte

 


Articolo Vincenzo R. Spagnolo mercoledì 13 maggio 2020 sul quotidiano Avvenire in merito alla vittimizzazione secondaria della cooperante Sivia Romano con le considerazioni e i precedenti di "victim blaming" di Luca Guglielminetti.



Versioni originali qui:
- http://avvenire.ita.app.newsmemory.com/?publink=0f8dc6928
- https://www.avvenire.it/attualita/pagine/silvia-e-le-vittime-ferite-due-volte

sabato 9 maggio 2020

9 Maggio: la pietas ieri e oggi





Questi giorni di lockdown, di reclusione in casa, sono corsi lungo gli stessi 55 giorni che nel 1978 accompagnarono gli italiani durante il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Allora c'era una sola alta personalità dello Stato rapita, oggi siamo stati tutti rapiti nei nostri domicili. Se allora l'angoscia e l'incertezza era in misura della capacità d'empatia di ciascuno, salvo la minoranza che plaudiva l'infame atto, oggi abbiamo vissuto tutti angoscia e incertezza su noi stessi e sui nostri "congiunti".  Il 9 maggio una famosa telefonata comunicava il luogo dove ritrovare il cadavere del presidente della Democrazia Cristiana: nel bagagliaio di una R4 rossa in via Caetani a Roma. Fù il momento della pietas che 30 anni dopo sarebbe diventato il Giorno della Memoria per ricordare tutte le centinaia di vittime itliane del terrorismo dell'età repubblicana.

Oggi, nonostante ci siano stati ripetuti appelli, non abbiamo avuto un momento ufficiale di pietas verso le vittime della pandemia. La parola è stata citata una sola volta in occasione di una delle conferenze stampa delle ore 18 della Protezione civile, ad Aprile, in occasione delle morte di un medico. Sia Conte che Mattarella, nelle loro comunicazioni, si sono limitati all'espressione di cordoglio e vicinanza alle vittime e alle loro famiglie. Il motivo risiede in uno standard della comunicazione durante le emergenze (risk communication), mutuata da quelle durante le guerre, secondo il quale l'espressione della pietà nei confronti delle vittime "fiaccherebbe il morale delle truppe". In caso di terrorismo o di pandemia, il morale dei cittadini. Il risultato è che le vittime vengono 'normalizzate'(*), ridotte a quei numeri quotidiani dai quali tutti possiamo prendere le distanze emotive che ci permettono di stare concentrati su quelle emozioni, l'angoscia e l'incertezza, che ci spingono a mantenere salde le regole: igieniche (lavarsi le mani), di salute pubblica (le mascherine) e di distanziamento sociale (restare a casa).

L'espressione della pietà verso le vittime di questa pandemia arriverà assai tardi, soprattutto quella verso tutte le vittime. L'espressione della pietà significa infatti riumanizzare le vittime dando loro dei nomi e cognomi e un minimo profilo biografico, così come aveva provveduto a fare la Presidenza della Repubblica quando, nel 2008 in occasione della secondo Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo, aveva pubblicato il libro con i loro profili, attentato per attentato.
Oggi già sappiamo che i numeri ufficiali di questa pandemia sono parziali, in quanto non includono le vittime non riconosciute "come morte da Covid-19" e quelle indirette: cioè i malati gravi non-Covid che non sono stati curati, quei malati cronici che avranno subito un impatto letale per l'interruzione delle cure e coloro che non avranno retto alla pressione mentale e sociale, suicidandosi. Determinare tutte le vittime sarà un'operazione che richiederà indagini statistiche e giudiziarie che, seppur siano già iniziate, hanno tempi lunghi.

L'esito finale sarà comunque parziale. Come per l'elenco ufficiale delle vittime del terrorismo contenuto nel libro del Quirinale, nel quale mancano le vittime italiane del terrorismo internazionale (si veda), così, anche se un giorno avremo l'elenco delle vittime italiane di questa pandemia, dobbiamo già sapere che mancheranno dei nomi. Il che significa che ci saranno famiglie che si sentiranno escluse del riconoscimento ufficiale e dalla pietas pubbliche. Se gli esclusi saranno troppi, i rischi sulla coesione non avranno un impatto diverso da quello, più facilmente immaginabile, prodotto dal lasciare indietro settori sociali nello sforzo pubblico di rilancio del lavoro e dell'economia.
Magari in tempi diversi, ma i fallimenti o i successi delle politiche di coesione sociale sono l'esito di investimenti corretti, inclusi quelli sulla pietas, cioè sulla ricostruzione di memorie collettive.

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(*) Si veda "Sulla rimozione delle vittime da coronavirus" del 10 marzo 2020

giovedì 30 aprile 2020

CONSIDERAZIONE SUL SUPPORTO AGLI OPERATORI PSICO-SOCIALI IN PRIMA LINEA NELLA PANDEMIA DA COVID-19

La sfida dell'incertezza totale nelle relazioni. 

Nel quadro dell'attività di "Support the Supporters" del progetto “ICS- INSIEME CONTRO LA SOLITUDINE” finanziato dalla Compagnia di San Paolo (si veda Covid-19: Assistenza psicologica a Torino), questo testo costituisce la premessa delle linee guida per gli operatori in prima linea per il sostegno psicologico a cittadini e operatori sanitari della città metropolitana di Torino di fronte ai problemi di salute mentale durante la pandemia da coronavirus.

mercoledì 29 aprile 2020

Covid-19: Assistenza psicologica a Torino

Numeri verdi di assistenza psico-sociale a Torino

Anche l'Associazione Leon Battista Alberti supporta questa attività promossa da Psicologi per i Popoli Torino per la cura della salute pubblica mentale in questa pandemia da coronavirus, secondo il principio che nel momento in cui i nostri modelli del mondo cambiano di ora in ora, la capacità di apprendimento dei team è la differenza tra adattamento e paralisi.

L'Associazione Leon Battista Alberti coordina l'azione "Support the Supporters" del progetto “ICS- INSIEME CONTRO LA SOLITUDINE” finanziato dalla Compagnia di San Paolo:

L'azione si propone di organizzare un comitato scientifico multidisciplinare per svolgere attività di sostegno e formazione in-linea indirizzati agli operatori volontari o pubblici della psicologia dell’emergenza che stanno affrontando l’emergenza da coronavirus. 
Le caratteristiche dell’attuale emergenza pandemica pongono, infatti, gli operatori di sostegno ai cittadini e ai sanitari di fronte ad uno scenario nuovo, per molti tratti privo di precedenti utili per attivare strategie di ‘coping’, cioè di quell'insieme di meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi emotivi ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto. Il rischio concreto, già sul breve termine, è che sgli operatori si trovino in situazioni critiche nelle rispettive mansioni: fornire sostegno alle diverse vittime e le fasce deboli  e  prendere
le decisioni più efficaci nella gestione dell’emergenza a livello locale.
L’obiettivo primario è quindi quello di mitigare i rischi connessi alla capacità di resilienza degli operatori pubblici e del terzo settore che stanno supportando la salute mentale di una gamma di vittime, che forse non ha precedenti, con azioni di ricerca, confronto, formazione

venerdì 10 aprile 2020

Una strada che si chiama metanoia

In qualsiasi situazione di pericolo, paura e ansia prolungata vorremmo rivolgerci a qualcuno che possa aiutarci, fornendoci rassicurazioni e certezze, infondendoci fiducia e coraggio. Lo fanno i bambini verso i genitori, lo fanno anche i cittadini verso i governanti.
Come avviene anche a chiunque volesse oggi chiedere aiuto al suo amico, al suo terapeuta o alla sua guida spirituale o ai numeri verdi di supporto psicologico, di fronte a questa pandemia accade di trovarsi di fronte all'altro senza che questi possa fornire risposte completamente soddisfacenti. Questo perché - sia questi il genitore in presenza, il governante in tv o chiunque altro dall'altra parte del telefono/pc/tablet - egli si trova in vero nella nostra stessa situazione.
Questi 'altri' cui ci rivolgiamo possono provare a dissimulare raccontando bugie pietose o ragionevoli consigli sulla scorta del poco di veramente noto (serve mantenere la distanza sociale), ma nulla che possa veramente comunicare sicurezza, certezza, fiducia e coraggio.

A meno che… noi richiedenti aiuto non si riesca ad imboccare una strada che si chiama metanoia. Non è un astratto cambio di narrativa calato dall'alto, come quello proposto da alcuni appelli che girano in questi giorni. Non basta un artificio retorico per uscire dai limiti delle possibilità di comprensione da parte dell’intelletto umano per rientravi in una nuova più 'alta' comprensione. Non è neppure mistica o pratica religiosa.
Si tratta invece di un gioco linguistico: riconfigurare il significato delle parole in modo che acquistino una senso e un movimento (una "vita activa", per dirla con Hannah Arendt) in questo nuovo contesto.

"La metanoia non è solo un problema di comprensione, ma sposta un rapporto esistente tra pensiero e mondo. Solo nel linguaggio il mondo si presenta al nostro pensiero; tra linguaggio e mondo non c'è differenza fondamentale per ostacolare il pensiero. Esprimere un nuovo pensiero significa anche inventare sempre un nuovo gioco linguistico adeguato a quel pensiero. Il linguaggio opera una differenziazione del rapporto tra pensiero e mondo. Il linguaggio non è arbitrario, per quanto tale arbitrarietà possa sembrare ovvia ai teorici contemporanei del linguaggio. Al contrario, ogni parte del linguaggio è legata a un sistema in continuo sviluppo. Il linguaggio sviluppa la nostra comprensione del mondo nello stesso modo e nella stessa misura in cui continua a svilupparsi. Il principio del linguaggio non è l'arbitrarietà, ma la contingenza. Il linguaggio, in altre parole, si sviluppa all'interno di un quadro di possibilità in continuo cambiamento costituito dai suoi legami con il pensiero e con il mondo. Ecco perché le possibilità di una nuova comprensione sono immediatamente legate alla ricerca o all'invenzione di un nuovo linguaggio." (Avanessian A., Hennig A., 2014)



Esattamente quando assistiamo a cambiamenti epocali radicali, quando crolla il mondo, la metanoia interviene con la sua funzione poietica del linguaggio.

Sul piano politico del post-pandemia da Covid-19, al momento non posso che semplificare con questa metafora presente nella prefazione del libro: (noi) "il pedone potrà fare una mossa all'interno degli scacchi che si mangi altri pedoni, regine, re, cavalli, torri e alfieri con le loro opposizioni ed infinite lotte, portando ad una partita completamente nuova con pezzi diversi, modi diversi di muoversi, modi diversi di essere colpiti, e" ...un nuova scacchiera!


lunedì 6 aprile 2020

Data and Propaganda: Let's Compare the Expected Deaths

From "The Economist": Covid-19’s death toll appears higher than official figures suggest

We have only one way to verify the mortality produced by the Codiv-19 pandemic: to compare the data on expected deaths, based on the statistical data of previous years, with those that are occurring in these and the coming months.

The graph shows the case of a single country, Nembro, in the province of the Italian cities most affected by the pandemic: Bergamo. With its 158 deaths, 123 more than the average, the increase in the mortality rate was +1286%.
A tragic percentage to which is added the fact that only a quarter of these deaths are recognized as infected by Covid-19, because the 3/4 died at home or in residential facilities, without being hospitalized and without being swabbed.

The epidemiological data of the various curves that describe this pandemic will therefore have a real confirmation only in comparison with the expected deaths. This statistical date will be the proof of the real mortality of this coronavirus and will reveal any lies told in the official communication of the various countries around the world.

Not only that. The data on expected deaths based, on the statistical data of previous years, will also serve in the coming months in relation to other curves, in addition to those on mortality and immediate morbidity by Codiv-19. These are the curves related to collateral damage: those that describe the impact on the condition of non-Covid severe malts, those on the impact of the interruption of care for the chronically ill and those related to mental and social health.
In addition to possible returns of curves and minor peaks of the same pandemic related to seasonality, until there is a vaccine.



Without needing to be a doctor or epidemiologist, it seems to me that it is correct that the world public opinion knows which data to look at to be aware of the real direct and indirect damage caused by this pandemic. With very small statistical margins of error, all the deviations from the (average) data on expected deaths  - which I hope will be publicly available in every country and region of the world - it will indicate the real deaths, that is to say, they will enable us all to assess the quality, seriousness and timeliness of the communications and measures taken by our governments.

As I wrote in a previous post: we stay at home, of course, but we need for vigilance. We now know what we need to be vigilant about in order to defend ourselves against institutional fake-news or propaganda.
... and my invitation to istutional risk communication to give priority to "anticipated regret" for mistakes, is still valid.

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Dati e Propaganda: Confrontiamo i decessi previsti

Corriere della Sera | Studio di Cancelli e Foresti
Abbiamo un solo modo per verificare la mortalità prodotta dalla pandemia di Codiv-19: quello di compare i dati sulle morti attese, in base ai dati statistici degli anni precedenti, con quelle che stanno avvenendo in questi e nei prossimi mesi.

Nel grafico si osserva il caso di un singolo paese, Nembro, nella provincia delle città italiana più colpita dalla pandemia: quella di Bergamo. Con i suo 158decessi, 123 in più della media, l'incremento della percentuale di mortalità è stata del +1286%.
Un percentuale tragica alla quale si aggiunge il fatto che solo un quarto di tali decessi risulta riconosciuta infettate con il Covid-19, perché i 3/4 sono morti a casa o in strutture residenziali, senza essere ricoverate in ospedale e senza essere sottoposte a tampone.

I dati epidemiologici delle varie curve che ci descrivono questa pandemia avranno quindi una reale conferma solo nel confronto con le morti attese. Questo dato statistico sarà la prova della reale  mortalità di questo coronavirus e farà emergere le eventuali menzogne narrate della comunicazione ufficiale dei vari paesi del mondo.

Non solo. I dati sulle morti attese in base ai dati statistici degli anni precedenti, serviranno nei prossimi mesi anche in relazioni ad altre curve, oltre quelle sulla mortalità e morbilità immediata da Codiv-19. Sono le curve relative ai danni collaterali: quelli che descrivono l'impatto sulle condizione dei malati gravi non-Covid, quelli sull'impatto dell'interruzione delle cure ai malati cronici e quelli relative alla salute mentale e sociale. Oltre agli eventuali ritorni di curve e picchi minori della stessa pandemia legati alla stagionalità, fino a quando non ci sia un vaccino.



Senza bisogno di essere un medico o un epidemiologo, mi pare che sia corretto che l'opinione pubblica mondiale sappia quale dato guardare per essere consapevole dei danni reali, diretti ed indiretti, provocati da questa pandemia. Con margini statistici di errore assai ridotti, tutti gli scostamenti dai dati (medi) sulle morti attese, che spero siano disponibili pubblicamente in ogni paese e regione del mondo, ci indicheranno i morti reali, permetteranno cioè a tutti noi di valutare la qualità, serietà e tempestività della comunicazioni e delle misure intraprese dai nostri governi.

Come scritto in un post precedente: stiamo in casa, certo, ma vigilando. Ora sappiamo su cosa dobbiamo vigilare per difenderci dalle fake-news istituzionali.
... e il mio invito alla comunicazione del rischio istuzionale per dare priorità al rimpianto anticipato per gli errori è ancora valido.

sabato 28 marzo 2020

Covid19 Risk Communication and the Epidemic of WHO Betrayal

The Psychology of Pandemics by Steven Taylor (2019)

Risk Communication 

"During a pandemic, the overriding public health goal is to bring the outbreak under control as quickly as possible with minimal disruption. Effective risk communication is essential for achieving this goal (Barry, 2009). Health authorities have been criticized for their lack of attention to risk communication. 
In the face of an epidemic, terror, blame, rumors, and conspiracy theories, distrust in authorities, and panic can take hold simultaneously, This is why establishing and maintaining trust through honest, clear communication is paramount. History continues to show us that health communication lies at the heart of epidemic control, yet staffing for such communication is usually tacked onto health budgets as an afterthought, at woefully inadequate levels. (Quick, 2018, p. 150). 
Risk communication involves giving the public the information they need to make well-informed decisions about how to protect their-health and safety. Important elements of the WHO (2005, 2008) communication guidelines are as follows:
1. Announce the outbreak early, even with incomplete information, so as to minimize the spread of rumors and misinformation.
2. Provide information about whart the public can do to make themselves safer.
3. Maintain transparency to ensure public trust.
4  Demonstrate that efforts are being made to understand the public's views and concerns about the outbreak,
5.  Evaluate the impact of communication programs to ensure that the messages are being correctly understood and that the advice is being followed."

(from: Steven Taylor (2019). The Psychology of Pandemics: Preparing for the Next Global Outbreak of Inferctious Disease by, Cambridge Scholars Publishing, Chapter 2, pp 15-16)

The Psychology of Pandemics by Steven Taylor pp. 15-16

Now that the pandemic has reached almost every country in the world, we can ask ourselves: which heads of state and governments have followed the WHO guidelines? A rhetorical question, because we have already seen that nobody has followed any of the five points mentioned above.

From this crisis we are learning that virologists are not epidemiological experts, that both are not experts in public health and emergency management, and that all of these with politicians do not know how to communicate risks properly.
We have also learned that when the metaphor of a pandemic is war, words become propaganda, whose kernel of truth it would be the task of scientific journalism to identify. The latter, however, at least in Italy, is either inexistent or irrelevant. Thus public opinion remains not only locked up and isolated, but also very confused and untrust, when not terrified...
However, we can work now, each with their own responsibilities, to make the World Health Organization and public health policies the main focus of future international governance.


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La comunicazione del rischio COVID-19 e l'epidemia di tradimento dell'OMS

 

Comunicazione del rischio 

"Durante una pandemia, l'obiettivo principale della sanità pubblica è quello di tenere sotto controllo l'epidemia il più rapidamente possibile con il minimo disturbo. Una comunicazione efficace del rischio è essenziale per raggiungere questo obiettivo (Barry, 2009). Le autorità sanitarie sono state criticate per la loro scarsa attenzione alla comunicazione del rischio.

Di fronte a un'epidemia, il terrore, le colpe, le voci e le teorie cospiratorie, la sfiducia nelle autorità e il panico possono prendere piede simultaneamente. Ecco perché stabilire e mantenere la fiducia attraverso una comunicazione onesta e chiara è fondamentale. La storia continua a dimostrarci che la comunicazione sanitaria è al centro del controllo dell'epidemia, eppure il personale che si occupa di tale comunicazione è di solito prsodi mira nelle revisione dei bilanci della sanitatà, a livelli tristemente inadeguati. (Quick, 2018, p. 150). 

La comunicazione del rischio consiste nel fornire al pubblico le informazioni necessarie per prendere decisioni informate su come proteggere la propria salute e la propria sicurezza. Gli elementi importanti delle linee guida per la comunicazione dell'OMS (2005, 2008) sono i seguenti: 

1.  Annunciare l'epidemia in anticipo, anche con informazioni incomplete, in modo da ridurre al minimo la diffusione di voci e disinformazioni.
2.  Fornire informazioni sulle misure che il pubblico può adottare per rendersi più sicuro.
3.  Mantenere la trasparenza per garantire la fiducia del pubblico.
4.  Dimostrare che si sta cercando di comprendere le opinioni e le preoccupazioni del pubblico sull'epidemia,
5.  Valutare l'impatto dei programmi di comunicazione per garantire che i messaggi siano compresi correttamente e che i consigli siano seguiti."

(da: Steven Taylor (2019). The Psychology of Pandemics: Preparing for the Next Global Outbreak of Inferctious Disease by, Cambridge Scholars Publishing, Chapter 2, pp 15-16)

Ora che la pandemia ha raggionto quasi tutti paesi del mondo possimo domandarci: quali capi di stato e governi hanno seguito le linee guida dell'OMS? Una domanda retorica, perché abbiamo già visto che nessuno ha seguito nessuno dei 5 punti sopra menzionati.

Da questa crisi stiamo imparendo che i virologi non sono esperti epidemiologi, che entrambi non sono esperti di salute pubblica e gestione dell'emergenze, e che tutti questi con i politici non sanno comunicare i rischi adeguatamente.
Abbiamo imparato anche che quando la metafora di una pandemia è la guerra, le parole diventano propaganda, i cui noccioli di verità sarebbe compito individuare da parte del giornalismo scientifico. Quest'ultimo però, almeno in Italia, è o inesitente o ininfluente. Così l'opinione pubblica resta non solo rinchiusa e isolata, ma anche assai confusa e sfiduciata, quando non terrorizzata...

Possiamo però fin da ora lavorare, ciascuno con le sue responsabilità, affinché l'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e la politiche di salute pubblica, diventi il fulcro principale della futura governance internazionale.

giovedì 26 marzo 2020

Camus on Coronavirus and Nowaday Reality



In The Plague, the famous novel by Albert Camus (1947), the doctor works tirelessly to lessen the suffering of those around him. But he is no hero. “This whole thing is not about heroism,” Dr. Rieux says. “It may seem a ridiculous idea, but the only way to fight the plague is with decency.” Another character asks what decency is. “Doing my job,” the doctor replies.
Over seventy years later that novel, in many cities around the world, including the Italian cities of Bergamo and Brescia, the public health organization is not allowing doctors to work decently: hundreds of Covid-19 patients die at home. Without palliative care, i.e. in a condition of inhuman indecency.
Reality always exceeds even the best literature.

Si veda/See:
- https://www.bresciatoday.it/attualita/coronavirus/lombardia-tamponi.html
- https://www.nextquotidiano.it/i-dirigenti-della-sanita-lombarda-e-le-stronzate-sugli-ospedali-di-bergamo/
- https://www.ilfoglio.it/scienza/2020/03/23/news/cosi-e-nata-la-catastrofe-della-lombardia-306989/

giovedì 19 marzo 2020

Coping For Coronavirus Without Memory : an Urgent Challange

Mental Health and Coronavirus -  from CNN website

 

FROM CONFIRMATION BIAS TO MENTAL TIME TRAVEL


The human brain is not wired to think in exponential terms. Here is a thought experiment to make the point:
"If I asked you to go out your front door and take 30 steps, I'll bet you could guess about where you'd end up, without even taking that short walk.It's a simple linear step-by-step experience you've done a thousand times. But, what if I told you to take 30 exponential steps. That is to say, double the size of your step each time. 1 + 2 + 4 + 8 + 16 + 32 + 64... etc... If you took 30 exponential steps out of your front door, where do you think you'd end up? The answer? You'd go around the earth 26 times!"

This cognitive limit is what determined all the delays of governments in activating prevention measures facing with the mathematical extension of the pandemic.
The prevention of any danger lies in the rare ability to get out of the confirmation bias, that is, that human cognitive phenomenon for which people tend to move within an area delimited by their acquired convictions.
This, however, cannot be a justification: we can well imagine that intelligence and scientists have warned the political decision-makers about this bias. But the brains of the latter have not responded and have postponed the most urgent containment measures: the cases of Donald Trump and Boris Johnson are only the most striking.
I have already written (here) the reasons why it is appropriate for all of them to apologise publicly and take the opportunity to anticipate regret for the mistakes they will make during this pandemic crisis.

Now is the time to worry about another cognitive limit: whose scientists call  'mental time travel', more correctly future-oriented mental time travel (FMTT) when we imaginatively ‘pre-experiences’ future events (Michaelian et al. 2016, Michaelian, Kourken & Perrin, Denis. 2017. Memory as mental time travel).

We speculate about how our lives would become different, for better and for worse, to help us make important decisions. Whether the future in question is five hours from now or five years from now, research shows that we mentally project ourselves forward in time roughly once every 15 minutes that we’re awake.
Our brains allow us to visualize what we will do in the future by tapping into a function as important as our memories. It is our memorized experiences that we re-explore every day to make the most usual decisions about the near daily future. So, on the contrary, Alzheimer’s patients, who likewise often lose access to so many of their life memories, also have great difficulty describing in any detail what they might do in the future.

Now, the point is that in the face of this pandemic we have no experience and no memories to help us visualise our future in the medium-long term.

Psychologists can provide us with a series of tips to prevent fear, anger, stress in our new daily lives as prisoners at home, in these quarantines, whether voluntary or compulsory: maintain certain habits and schedules, alternate physical activity and leisure, do not follow the news too much, do not lose sleep, do not abuse drugs and psychotropic drugs, talk to friends with smarphone apps, and so on.
These are the recommendations of the World Health Organization (WHO) itself, but soon it will be not only a matter of help for coping with stress because the main fact remains that we have no experience of epidemics or wars that we can recall from the bank of our memories, to face the near future in medium-long term scenarios in the context of the present COVID-19 pandemic, in which, moreover, it is difficult to predict even its epidemiological trend.

Should the restrictive social containment measures - the lockdown - in Italy last too long, the risk is that emergency psychologists and social workers find themselves without answers: this is the challenge to which all the human sciences must respond urgently in the coming weeks and months. To find ways to provide answers to those who are providing mental health support to the affected populations: a range of victims that is perhaps unprecedented.


See also: Main Dangerous Bias in Social Perception During Terrorism and Pandemic
and  Pandemic Risk Communication: The Anticipated Regret,  Dehumanize Victims By Numbers
  Coronavirus: The Social Perception Of Risk


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Affrontare il Coronavirus senza memoria: una sfida urgente


DALLA DISTORSIONE COGNITIVA AL VIAGGIO NEL TEMPO MENTALE

Il cervello umano non è programmato per pensare in termini esponenziali. Ecco un esperimento mentale per chiarire il punto:
Se ti chiedessi di uscire di casa e fare 30 passi, scommetto che potresti indovinare dove finiresti, senza nemmeno fare una breve passeggiata. È una semplice esperienza lineare e graduale che hai fatto mille volte. E se ti dicessi di fare 30 passi esponenziali. Vale a dire, raddoppiare la dimensione del passo ogni volta. 1 + 2 + 4 + 8 + 16 + 32 + 64 ... ecc ... Se facessi 30 passi esponenziali fuori dalla porta di casa, dove pensi che finiresti? La risposta? Faresti il giro della terra per 26 volte!

Questo limite cognitivo, è quello che determinato tutti i ritardi dei governi nell'attivare le misure di prevenzione all'estendersi matematico della pandemia.
La prevenzione di qualunque pericolo risiede nella rara capacità di uscire dai confirmation bias, cioè quel fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite.
Questa, tuttavia, non può essere una giustificazione: possiamo infatti ben immaginare che l'intelligence e gli scienziati abbiano avvisato i decisori politici a proposito di questo bias. Ma i cervelli di questi ultimi non hanno risposto e hanno posticipato le misure di contenimento più urgenti: i casi di Trump e Johnson sono solo i più eclatanti.

Sul perché convenga a tutti loro scusarsi pubblicamente e cogliere l'occasione per dispiacersi in anticipo degli errori che commetteranno durante questa crisi pandemica, ho già scritto qui.

Adesso è il momento di preoccuparci di un altro limite cognitivo: quello che gli scienziati chiamano 'viaggio nel tempo mentale', più correttamente, viaggi nel tempo mentale orientati al futuro (FMTT) quando noi immaginiamo eventi futuri come 'pre-esperienze'. (Michaelian et al. 2016 and Michaelian, Kourken & Perrin, Denis. 2017. Memory as mental time travel).

Noi speculiamo su come le nostre vite sarebbero diverse, nel bene e nel male, per aiutarci a prendere decisioni importanti. Sia che il futuro in questione sia tra cinque ore o tra cinque anni, la ricerca mostra che ci proiettiamo mentalmente in avanti nel tempo all'incirca una volta ogni 15 minuti dacché siamo svegli.  I nostri cervelli ci permettono di visualizzare cosa faremo in futuro attingendo ad una funzione importante come le nostre memorie. Sono le nostre esperienze memorizzate che ri-esploriamo tutti giorni per prendere le decisioni più abituali sul futuro prossimo quotidiano.  Per cui, all'opposto,  i malati di Alzheimer, che spesso perdono l'accesso a così tanti dei loro ricordi di vita, hanno anche grandi difficoltà a descrivere in dettaglio cosa potrebbero fare in futuro.

Ora, il punto è che di fronte a questa pandemia non abbiamo esperienze e memorie che ci aiutino a visualizzare il nostro futuro a medio lungo termine.

Gli psicologi possono fornire una serie di consigli per prevenire la paura e la rabbia nella quotidianità delle nostre nuove vite di reclusi in casa, in queste quarantene, volontarie o obbligate che siano: mantenere alcune abitudini ed orari, alternare attività fisica e svaghi, non seguire troppo le notizie, non perdere sonno, non abusare di droghe e psicofarmaci, parlare con gli amici con le app. Sono le raccomandazioni della stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ma presto non sarà solo una questione di aiuto per affrontare lo stress perche resta il dato che non abbiamo esperienza di epidemie o di guerre che possiamo richiamare dalla banca delle nostre memorie, per affrontare il futuro prossimo in scenari a medio-lungo termine, nel contesto della presente pandemia da COVID-19, nella quale, per altro, è difficile pronosticare anche solo il suo andamento epidemiologico.

Se le misure restrittive di contenimento sociale dovessero in Italia durare per un periodo troppo lungo, il rischio è che gli psicolgi dell'emergenza e gli  operatori sociali si trovino senza risposte: questa è la sfida a cui tutte le scienze umane devono rispondere con urgenza nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Trovare il modo di dare risposte a coloro che forniscono sostegno alla salute mentale delle popolazioni colpite: una gamma di vittime che forse non ha precedenti.


Coronavirus : Messages from your future.

A compilation of video messages from the future — “What I wish I could tell myself, 10 days ago” featuring Italian citizens now in quarantine for Corovirus pandemic.

mercoledì 18 marzo 2020

Pandemic Risk Communication: The Anticipated Regret

THE PSYCHOLOGY OF RISK by Glynis M. Breakwell, Cambridge University Press, 2014

This aspect of the social perception of risks is useful to public institutions not only when they have to communicate effectively the social measures to contain the coronavirus pandemic, but also when they make mistakes in managing this huge emergency.

We are seeing that containment measures have been communicated on many occasions as suggestions, first, and as obligations, later, but without relying on "anticipated regret", which would have accelerated the adoption of the same measures by citizens.

State power - we see it in Italy at every daily press conference on updates about the evolution of the pandemic - tends to communicate in an increasingly reticent way. Fatally, when faced with a new risk as COVID-19, mistakes are made, and those who have to manage the risks try to evade or minimize them, under the pretext of not frightening public opinion. A more effective communication strategy would perhaps be better to give priority to feeling regret for mistakes made now and in the future.
The fear of public opinion would be tempered by trust in the public institutions, because trust is a stronger feeling capable of taming fear better than the uncertainty of a reticent communication that would like to reassure.

To give a 'heavy' example, try to imagine the plight of governments in the post-pandemic period when they will be asked to account for citizens who died without being treated for CODID-19, due to lack of public health or lack of medical staff or lack of places in intensive care hospital wards. 
The wounds and trauma in the memories of conflicts (and this pandemic is claimed as a war) may be healed in advance if both citizen and states have nowaday the courage to anticipate the apology for mistakes in their behavior or in public emergency managment


*See also Main Dangerous Bias in Social Perception During Terrorism and Pandemic
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Comunicazione del rischio pandemico: il rimpianto anticipato

"Un altro motore emotivo per la stima e la prevenzione del rischio è il rimpianto. Il rimpianto è l'emozione di sentirsi così, per un evento o per una perdita. Spesso è associato al sentirsi pentiti - desiderare di non aver fatto qualcosa o sentirsi tristi per aver fatto qualcosa. Il rimpianto è tipicamente un'emozione che opera a posteriori: la cosa che dà inizio all'emozione è già accaduta. Tuttavia, i ricercatori che hanno studiato la percezione e l'assunzione di rischi hanno osservato che il rimpianto può funzionare in prospettiva. Parlano di "rimpianto anticipato". Le persone sono motivate ad evitare certi rischi perché anticipano che rimpiangeranno in seguito se si sono fatti da loro coinvolgere." (The Psychology of risk, Glynis M. Breakwell, Cambridge University Press, 2014)
Questo aspetto del percezione sociale dei rischi è utile alle istituzioni pubbliche non solo quando devono comunicare efficacemente le misure sociali di contenimento della pandemia, ma anche in occasione degli errori da loro compiuti nella gestione di questa enorme emergenza.

Stiamo vedendo che le misure di contenimento sono stati in molte occasioni comunicate come suggerimenti, prima, e come obblighi, successivamente, ma senza far leva sul "rimpianto anticipato", un fattore che avrebbe accelerato l'adozione delle stesse misure da parte dei cittadini

Il potere statale, lo vediamo in Italia ad ogni conferenza stampa quotidiana sugli aggiornamenti dell'evoluzione della pandemia, tende a comunicare in modo sempre più reticente. Fatalmente di fronte ad un rischio nuovo si compiono degli errori, e chi deve gestire i rischi cerca di eluderli o minimizzarli, con il pretesto di non spaventare l'opinione pubblica. Un strategia di comunicazione più efficace farebbe forse meglio a privilegiare il dispiacere per i gli errori compiuti presenti e futuri.
La paura dell'opinione pubblica sarebbe temperata dalla fiducia nelle istituzioni, perché la fiducia è un sentimento più forte, capace di domare meglio la paura, rispetto all'incertezza di una comunicazione reticente che vorrebbe tranquillizzare.

Per fornire un esempio 'pesante', provate ad immaginare la condizione dei governi nel post pandemia quando sarà chiesto loro conto dei cittadini che sono morti senza essere stati curatati dal CODID-19, per carenza di sanità pubblica o per carenza di personale o per mancanza di posti nei reparti ospedalieri di terapia intensiva. 
Le ferite e i traumi nelle memorie dei conflitti (e questa pandemia è rivendicata come una guerra) possono essere guariti in anticipo se sia i cittadini che gli Stati hanno oggi il coraggio di anticipare le scuse per gli errori nei loro comportamenti o nella gestione pubblica dell'emergenza.