sabato 24 dicembre 2022

Civil Society Organisations in Preventing Violent Extremism

Here you can read my shot paper on the role of Civil Society Organisations (CSOs) in the Preventing Violent Extremism (CVE) in the last issue of the RAN SPOTLIGHT MAGAZINE.


Download the full magazine here
Download only my article here

lunedì 21 novembre 2022

“Esterno Notte” tra politica e violenza

Più studio la violenza politica, più mi allontano dalla politica. Il pregio del film “Esterno Notte” di Marco Bellocchio è di sottolineare esattamente il limite della politica, quando si trova a decidere sulla violenza.

Ai politici affidiamo l’ingrato compito di decidere, il cui etimo, “tagliare la testa alla vittima”, ci dovrebbe ricorda che ogni loro decisione favorisce qualcuno a scapito di qualcun altro (esemplificativo il caso attuale del reddito di cittadinanza, nel quale una parte dei suoi percettori sarà la “vittima di questo governo”).
Aldo Moro era il campione della moderazione politica nel senso più alto: come mediazione per giungere a decisioni col minore impatto sulle vittime chiunque queste fossero. Esemplare questo ruolo durante tutto il primo centro sinistra in Italia. Dopo restò comunque “il meno impiccato di tutti nella cose orribili che sono state organizzate dal ’69”, come lo definì Pasolini nel 1975 sul Corsera, poi ripreso da Sciascia nell’Affaire Moro (1994).
Di fronte al rapimento brigatista, la maggioranza dei partiti di un governo di unità nazionale, ragionò come Caffa, il sommo sacerdote dei farisei alla domanda “che fare?” di fronte al processo a Gesù. Rispose: «Voi non capite nulla. Non vedete dunque come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera» (Giov., 11, 47-53).

Chi tradisce la vita non è Giuda, ma bensì la Ragion di Stato e i partiti che la supportano.
L’epitaffio che la famiglia ha scelto di porre sulla tomba di Moro nel 2005, recita esattamente questo concetto: “In memoria di Aldo Moro morto a causa della cecità criminale delle Brigate Rosse e abbandonato da coloro che considerarono che la salvezza della sua vita non meritasse il disonore di una sconfitta”.
Si pensa che la politica sia l’onore del potere, l'augusto ruolo di amministrare la 'res publica', ma di fronte alla violenza, si riduce al ruolo (decisionale) di mandante che sacrifica le vite.

“Esterno Notte”


martedì 1 novembre 2022

Texts of Persecution In Girard and Conspiracy Theories In Manzoni: a Pre-crime Approach



Take a look at my last (draft) paper under peer review:

"In Le bouc émissaire René Girard examined a work by the French poet Guillaume de Machouat, to return on the 'texts of persecution' during The Back Death. In this paper I suggest the emergence of both conspiracy theories and vindication texts, similar to ones still being used by contemporary terrorists, during the second wave of plague in Europe in the seventeenth century. This emergence was highlighted in Milan by Alessandro Manzoni, the nineteenth-century Italian Catholic novelist, poet and essayist. According to Girard the reconciliation mimesis to the detriment of the victim is culturally defined by myths and with less and less effectiveness by persecution texts. In analysing Manzoni's work, I will argue that vindications and conspiracy theories are the legacy of the persecution texts of the Early Modern Age: from texts by writers who "consider themselves judges", Guillaume de Machouat in Girard, to texts by people who are in fact judges, those in Milan in Manzoni's Storia della Colonna Infame. Furthermore, this analysis tries to give some evidence on the role the victims of political violence, both by states and nonstate actors, such as the victims of the Shoah and of terrorism, and their contribute to the efforts to find narratives that counter conspiracy theories and improve the efficacy of crime prevention work".

DOWNLOAD ON ACADEMIA.EDU HERE


lunedì 13 giugno 2022

Immigrazione ed estremismi: comprendere, prevenire, collaborare

 

Anche in Friuli le scuole hanno intrapreso le prime attività di prevenzione. Se ne parlerà nell'incontro di mercoledì 15 giugno 2022 a Udine:

"Immigrazione ed estremismi: comprendere, prevenire, collaborare"

Report finale Progetto “Comprendere la radicalizzazione: strumenti e metodi per individuare i primi segni di radicalizzazione all'interno delle scuole in FVG”

Immigrazione ed estremismi: comprendere, prevenire, collaborare


sabato 11 giugno 2022

Prevenzione della Radicalizzazione e dialogo interreligioso

 

Nel quadro del progetto 'Formare per conoscere. Religioni e cittadinanza' dall'Istituto Sangalli per la storia e le culture religiose. Seminario lunedì 6 giugno 2022 a Firenze.
Il tema della radicalizzazione violenta, della sua prevenzione e del suo contrasto, della libertà religiosa e del dialogo inter-religioso, hanno potuto godere dell'apporto di studiosi di discipline differenti, e di esperti sul campo: funzionari pubblici e leader religiosi; pedagogisti, filosofi, storici, sociologi, criminologi, antropologi e giuristi; giornalisti e membri dei nuclei speciali dei carabinieri. Un vero workshop multi-disciplinare.





lunedì 9 maggio 2022

Un 9 Maggio per 3 celebrazioni difficili

 

l 9 maggio è una data che quest’anno ci presenta un incrocio che non può non passare inosservato. Mentre in Italia è il Giorno in Memoria di tutte le vittime del terrorismo, nell’anniversario dell’uccisone di Aldo Moro nel 1978, e in Europa si festeggia il giorno del 1950 in cui Robert Schuman presentò il piano di cooperazione economica, ideato da Jean Monnet; in Russia e nei Paesi dell’ex-blocco sovietico il 9 maggio è il Giorno della Vittoria del 1945 che segna, con la cattura di Hermann Göring e Vidkun Quisling, la fine della seconda guerra mondiale.

È noto che il modo in cui l’establishment di un Paese cerca di costruirne l’identità collettiva passa per l’uso politico del passato, con scelte e iniziative pubbliche costruite attraverso cerimonie, anniversari, celebrazioni, musei, statue, mausolei, opere letterarie e artistiche, insegnamento della storia nelle scuole. Altrettanto noto è che dietro la festa dell’Europa ci fosse l’avvio di un nucleo economico europeo, a partire dalla messa in comune delle riserve di carbone e acciaio, come primo passo indispensabile al mantenimento della pace sul continente.

Meno noto, invece, il fatto che l’establishment ucraino post-Majdan, successivo cioè alla caduta nel 2014 del regime filo-russo del preside Viktor Janukovyč, decise di ridisegnare il Giorno della Vittoria cambiatogli nome, con il decreto del presidente Petro Poroshenko del 24 maggio 2015, e che avviò così un preciso processo di dekommunizacija – decomunistizzazione – del paese. Da allora le autorità ucraine hanno deciso di trasformare l’omaggio agli eroi della Grande Guerra Patriottica, commemorandone piuttosto le vittime, come si usa nell’Europa occidentale: una giornata della Memoria e della Riconciliazione.

Così come il conflitto in Ucraina era già iniziato dal tempo dalla guerra del Donbass, parimenti sono seguiti paralleli gli atti simbolici - come la recente decapitazione la testa “russa” nella demolizione del monumento che rappresenta due operai, uno ucraino e l'altro russo, mentre sorreggono la stella dell'Ordine sovietico dell'amicizia – che segnano un processo di separazione di identità e memoria(li). Se nel 2015 l’establishment ucraino, come del resto gli intellettuali, potevano ancora scommettere su una riconciliazione, su una convivenza di culture e lingue russe e ucraina, oggi questo sembra impossibile. Una impossibilità che ci porta a riflettere sulle memorie divise della nostra storia nazionale che negli ultimi 15 anni ha visto opporsi, ogni 9 maggio, chi spendeva il suo ricordo per Aldo Moro e le oltre 400 vittime italiane del terrorismo dell’Italia repubblicana e chi per Peppino Impastato, il giornalista e attivista politico noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato 10 ore prima del presidente della Democrazia Cristiana.

Alcune memorie diventano ufficiali, con le loro cerimonie di Stato, mentre altre restano private, patrimonio di una sola parte politica, come capita anche nell’estrema destra italiana e le sue commemorazioni dei camerati caduti negli scontri di piazza con l’estrema sinistra o verso i caduti delle Repubblica di Salò. Di fronte ai conflitti, la riconciliazione è una speranza sempre aperta, mentre l’idea di “memoria condivisa” è un ossimoro che resta una chimera. Tuttavia ci sono segni di queste tragiche memorie che lasciano tracce di conoscenza. Se l'epitaffio inciso a Cinisi (PA) sulla tomba di Peppino Impastato, recita: "Rivoluzionario e militante comunista - Assassinato dalla mafia democristiana", davanti alla tomba di Aldo Moro a Torrita Tiberina (RM), è stato apposto un epitaffio solo nel 2005, in spagnolo, che in italiano recita: “In memoria di Aldo Moro morto a causa della cecità criminale delle Brigate Rosse e abbandonato da coloro che considerarono che la salvezza della sua vita non meritasse il disonore di una sconfitta”.

Quest’ultimo epitaffio, oltrepassando la retorica delle commemorazioni ufficiali o quelle private di una parte politica, è quanto oggi non dovrebbe passare inosservato. Ci dice, infatti, qualcosa che ci interroga, davvero in profondità, sul prezzo da pagare per la salvezza di qualunque vita: ieri oggi o domani.

Aldo Moro



domenica 8 maggio 2022

mercoledì 20 aprile 2022

Conspiracy theories from René Girard to nowadays CVE challenges

Girard coins the term textes de persécution (persecutory texts) to refer to texts which are unconsciously structured by the sacrificial logic that he has uncovered. Particularly in Le Bouc émissaire, René Girard highlights how these texts are complicit with the designation and persecution of scapegoats; for example, anti-Semitic texts are written as if their authors really believed in the guilt of the Jews, so such texts actively encourage and participate in the violence of the persecutory mechanism.

Tomorrow, in the framework of THE MIMETIC TURN: Final International Conference on Homo Mimeticus , I'll present my paper on modern conspiracy theories:  scapegoats and narratives around the Great Plague of Milan (1930) and today challenges in preventing violent extremism.





giovedì 14 aprile 2022

Estremismo di destra e de-radicalizzazione

Incontro con gli autori del Rapporto #ReaCT2022: il Rapporto annuale dell'Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo (#ReaCT2022) è disponibile online dal 24 febbraio. 

Ogni settimana START InSight presenta i diversi contributi in un incontro con gli autori. In questa puntata, gli ospiti sono Mattia Caniglia e Luca Guglielminetti.

In 20 minuti si è discusso di: estremismo violento di destra e de-radicalizzazione nel contesto neo-nazista (case study italiano).


martedì 29 marzo 2022

Historical Context of anti-Semitic Narratives

Setting the scene of the Radicalisation Awareness Network (RAN) meeting on ‘Antisemitism as a part of almost all extremist ideologies and narratives’.

Antisemitism as a part of almost all extremist ideologies and narratives


mercoledì 16 marzo 2022

Promuovere l'educazione alle differenza contro gli estremismi violenti

CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI

Educazione alle differenze contro ogni forma di estremismo violento”

Promosso dell'Ufficio Regionale Scolastico della Lombardia.

24 marzo ore 15.00 - 18.00 su piattaforma MEET

31 marzo ore 15.00 - 18.00 su piattaforma MEET

DOCENTI:

dott. Luca GuglielminettiLuca Guglielminetti - esperto in prevenzione e contrasto agli estremismi violenti

dott.ssa Laura Belloni Sonzogni - psicologa, psicoterapeuta, presidente Psicologi per i Popoli Lodi Onlus

dott.ssa Claudia Popolillo - psicologa, sessuologa 

dott.ssa Marta Ferrari - psicologa, psicoterapeuta. Co-founder Centro Antiviolenza di Lodi”

Presentazione

Il corso, a partire dalla condivisione di un linguaggio comune sulle tematiche trattate, intende approfondire dal punto di vista teorico aspetti cruciali quali le dinamiche psicologiche, sociali e politiche che sottostanno ai processi di discriminazione e radicalizzazione.

Nel primo modulo in particolare saranno approfonditi i sistemi motivazionali interpersonali e le dinamiche comunicative di gruppo e che contribuiscono alle forme dell’estremismo violento; l’attenzione si focalizzerà inoltre sulla dimensione politica - religiosa di quelle forme di radicalizzazione che sfociano nel terrorismo ideologico.

Nel secondo modulo si intende ampliare la conoscenza delle possibili forme di discriminazione in un’ottica intersezionale, focalizzando maggiormente l’attenzione su violenza di genere e omo-bi-transfobia.

Un presupposto fondamentale del percorso è quello di condividere le esperienze personali associabili ai temi di cui si tratta, concentrandosi in modo partecipato anche sulle risonanze e i vissuti dei partecipanti, mettendosi in gioco come persone e valorizzando il proprio ruolo educativo: questi gli ingredienti e le risorse da cui partire.

Questa riflessione aperta e condivisa mira ad arrivare alla costruzione di ipotesi di intervento per prevenire il fenomeno, sicuramente a partire dalle best-practices già presenti in letteratura, ma soprattutto grazie al contributo attivo dei partecipanti, che contestualizzano gli interventi adattandoli alle esigenze del proprio gruppo classe.


 

lunedì 14 marzo 2022

Persecutory Texts and Conspiracy Theories

It is an honor that my paper has been accepted to participate in this conference which will be concluded by the great neuroscientist Vittorio Gallese. I'll try to answer the question: "What are Girardian Persecutory Texts if not what we today call Conspiracy Theories?"After all, nowadays, in war time, we read persecutory texts continuously on most media and social networks...

More info on the conference and registration here:

venerdì 11 marzo 2022

Neo-Nazi extremism and deradicalisation: the first case study in Italy

By bringing together the existing skills and best practices in the field of disengagement and deradicalization, the 'Exit Europe' project activities used the key elements of intensive psychosocial mentoring to work with those involved in various types of violent extremism. Here is a first short paper on the the first case study in Italy related to the exit work with a FarRight extremist.

Here is the the full report by #React in Italian and English:


domenica 6 marzo 2022

Appunti sulla guerra: Russia Ucraina ed Europa

Abbiamo fatto i sacrifici per la pandemia e non possiamo farli adesso per fermare Putin?Questa serie di appunti è la copia dei miei post (e tra parentesi le risposte ad alcuni commenti) sul mio profilo Facebook, i quali, giorno dopo giorno, provano a seguire il flusso di riflessioni su quanto accade intorno al conflitto in Ucraina, scaturito dall'attacco russo del 24 Febbraio 2022.



(7 Marzo 2022) "PREMESSA" A QUESTI APPUNTI

Da dieci anni mi sono ormai sottratto, probabilmente con qualche eccezione, dal commentare i fatti delle politica: cioè da quella prassi che ci vorrebbe obbligare a schierarci ed esprime le nostre opinioni su ogni decisione dei governi ai livello locale, nazionale ed internazionale. Una pratica di cui abbiamo diritto, ben inteso, che è alla base dei sistemi liberal-democratici e che restano ancora i migliori possibili, ma che tuttavia non possono esimersi dalla logica di polarizzare le idee e relativi sentimenti e risentimenti insiti nel processo decisionale. Quanto viene definito teatrino della politica. Un definizione spregiativa e qualunquista che ha però il pregio di rilevarne la dimensione teatrale reale: noi elettori siamo il pubblico che parteggia per i personaggi pubblici sulla scena, come ora parteggiamo per quelli sullo scenario bellico.
Da dieci anni ho provato solo a concentrarmi, probabilmente con qualche eccezione, sulla dimensione delle politiche che afferiscono alla mia attività lavorativa, quella di supporto e recupero verso vittime e rei della violenza politica e di prevenzione di quest’ultima. Diritti, cura e riabilitazione degli attori della violenza politica, così come le attività di prevenzione pre-crimine della radicalizzazione violenta. Questioni che non rispondono alla domanda per chi parteggiare, ma a quella su come risolvere un problema. La differenza tra politica e politiche.

 

(9 Aprile 2022) IL PACIFISTA

La "stupidità del pacifista" è quella che vede le conseguenza della guerra: dallo stesso popolo, cioè un gruppo etnico con millenarie comuni radici culturali, la guerra  ne ottiene due che si odiano, risentiti, in cui uno costruisce sull’altro la propria immagine del nemico assoluto (Carl Schmitt). Che la colpa di Putin sia certa, non toglie di una virgola che tutti coloro che alimentano la reciprocità d’odio, ponendosi come partigiano di uno (Putin) o dell'altro (Zelensky), preparino il prolungarsi di questa o di nuove guerre.

Cartello alla manifestazione per la pace di Roma

(4 Aprile 2022) LESSICO BELLICO

Discriminare tra l'invio di materiale bellico di difesa o di attacco. Il secondo si chiama guerra per procura (Proxy war), senza ombra di dubbio. 
"A Washington con l’invio al governo di Kiev di armi più sofisticate e micidiali, armi d’attacco, per l’ennesima volta viene sabotato esplicitamente il fragilissimo negoziato" Domenico Quirico, "La Stampa" del 4 aprile.


(1 Aprile 2022) CONSIGLIO DI LETTURA

Nella sesta guerra anti-napoleonica l'Editto Prussiano sulla milizia territoriale (1813), noto come lo Statuto dei Partigiani, recita:
"Ogni cittadino ha il dovere di opporsi al nemico invasore con qualsiasi tipo di arma.[...] Scuri, forconi, falci e lupare vengono espressamente raccomandati.[...] Ogni prussiano ha il dovere di non obbedire ad alcun ordine del nemico, bensì di danneggiarlo con ogni mezzo possibile. Anche se il nemico volesse ristabilire l'ordine pubblico, nessuno è autorizzato a obbedirgli, perché così facendo si finirebbe per facilitarne le operazioni militari. [...] Gli eccessi di una canaglia sfrenata sono meno nocivi di un nemico nelle condizioni di poter disporre liberamente di tutte le proprie truppe.[...] Rappresaglie e azioni terroristiche a protezione dei partigiani sono garantite e promesse al nemico."
E' l'atto di nascita 'legale' delle democratizzazione delle violenza, il cui esito non sono stati solo tutti i terrorismi, ma anche quelle che si chiamano 'guèrre à outrance' (con momenti di alta e bassa intensità): tra le quali quella a cui assistiamo in Siria da 10 anni e quella che ora rischia l'Ucraina... o nella quale si trova dal 2014.

(17 Marzo 2022) PROPAGANDA E CONOSCENZA

Qualcuno mi chiedeva: "ma non li leggi i giornali?!" Sottinteso che non capissi nulla della guerra in Ucraina. 
"Questa foto ha fatto il giro del mondo: una bambina ucraina, seduta nella finestra di un rudere, intenta a presidiare un’area con in braccio un fucile gustandosi un lecca lecca. Tra i suoi capelli si notano le trecce giallo blu, i colori dell’Ucraina, ed è diventata un simbolo della resistenza contro l’invasione russa di Vladimir Putin". In realtà una messa in scena del padre fotografo amatoriale, scattata prima dell'inizio delle guerra. La fotografia è girata senza oscurare il volto del minore (la foto sotto è la versione col volto oscurato da Open.online), senza alcun controllo delle testate che l'hanno pubblica, senza scuse successive (salvo Avvenire). Diciamo che la "mia" laureanda con la sua tesi sui "cuccioli del califfato", potrebbe insegnare per un semestre intero ai media e all'opinione pubblica cosa sia la realtà dei bambini-soldato veri. 
No, non leggo i giornali. Preferisco le tesi di laurea.
La Stampa
da https://www.open.online/2022/03/14/vera-storia-bambina-ucraina-fucile-lecca-lecca/


(16 Marzo 2022) PULIZIA LESSICA

ll lemma mobbing è nato per descrivere comportamenti animali e venne coniato agli inizi degli anni settanta del XX secolo dall’etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento aggressivo tra individui della stessa specie, con l'obbiettivo di escludere un membro del gruppo.
Successivamente un medico svedese nel 1972 P. Heinemann utilizzò il termine come sinonimo di bullismo ("bulling").
Questo lemma è un gerundio sostantivato inglese derivato da "mob", l' abbreviazione del termine “mobile”, inventato nel tardo XVI secolo dal prete e cospiratore cattolico William Watson e da lui tratto dall'espressione latina "mobile vulgus” (frase che ricorre in ricorre in Seneca e in Stazio come neutro di mōbilis + vulgus). 
In molta parte dell’opera della filosofa Hannah Arendt ricorre il termine mob: “the mob on both sides is just waiting for the chance to strike out.” Nel caso del razzismo sudista analizzato dalla Arendt mob è: la folla che da entrambe le parti sta solo aspettando l'occasione per colpire…. il nero. Insomma, l’azione del mob è il linciaggio. 
La definizione del Cambridge Dictionary è: “a large, angry crowd, especially one that could easily become violent”.
L’azione che negli animali esclude, negli umani può uccidere. Uccide nella sua forma di violenza più primitiva, come emerge dagli studi etnografici ed antropologici, ed esempio nel Ramo d’oro di James G. Frazer, all’inizio del ‘900.
Mobilitare ("mobilize") e mobilitazione ("mobilization"), in inglese derivano da termini francesi, usati nel 1833 in senso militare di "prepare for active operation or taking the field”; cioè il processo di preparazione alla guerra, ma la radice etimologica “mob” è sempre la stessa.
Nelle scienza sociali e politiche, la mobilitazione è estesa ad un ambito semantico anche pacifico e non-violento, ma il suo senso profondo, nei recenti studi sulla radicalizzazione violenta torna ad afferire alla fase in cui il soggetto o il gruppo si mobilità in attività che possono giungere fino all’attentato terroristico; cioè in continuità con l’uso semantico militare.
Giungendo all’oggi, alla guerra in Ucraina, merita un commento l’incipit di Marco Revelli nel suo ottimo articolo sul Manifesto di domenica scorsa: “La guerra contiene in sé l’infinita potenza del negativo. Con un altrettanto infinito potere di contagio. Dovremmo saperlo, ma lo dimentichiamo sempre: non si limita a distruggere vite e mondi. Corrompe e contamina occupando le menti e le anime con la propria logica perversa.”
Ecco, assai più opportunamente dell’archetipo germanico di Carl G. Jung, o la storia personale del padre di Marco, Nuto Revelli; il contagio mimetico delle violenza è stato l’oggetto di una vita per René Girard: la lezione di tale contagio non si dimentica, esattamente, ma viene “repressa”, oscurato dalla sacralità del momento, e soprattutto del post-conflitto, quando i vincitori narreranno la "nuova cultura". La teoria mimetica di Girard sviluppa piuttosto il pensiero di Freud e soprattutto trova conferme nelle recenti neuro-scienze.
Allora, lo spettacolo della guerra sui media e il dibattito intorno sui social e in tutta l’info-sfera sono importantissimi perché creano un contagio mimetico prodromico ad una mobilitazione generale. Ci fa praticare il mobbing verso i pacifisti perché la mente e il corpo si stanno già preparando alla ferocia del linciaggio. Dal 24 Febbraio scorso ci stiamo trasformano in “lynch mob”: l’attività più antica di un homo assai poco sapiens.


(9 Marzo 2022) NEONAZISTI E PREVENZIONE

In quella regione ucraina ora diventata famosa, il Donbass, ci sono militanti comunisti tra i filorussi e soprattutto neofascisti da entrambe le parti, compresi Foreign Fighter italiani, che adesso, con l'escalation militare in corso, aumenteranno ...e un giorno torneranno.
Nel microcosmo del mio lavoro di deradicalizzazione, si ha l'impressione di operare con il solito vuoto cognitivo intorno: la mancata capacità di previsione e prevenzione.

 Qui sotto potete trovare pubblicato il mio report del caso studio, il primo in Italia, che riguarda un’attività di cosiddetta de-radicalizzazione nei confronti di un ragazzo coinvolto in attività eversive dell’estrema destra neo-nazista. Il percorso intrapreso nasce nel quadro del progetto europeo “Exit Europe” che ha visto coinvolta l'associazione Leon Battista Alberti

Le attività di de-radicalizzazione o disimpegno o exit, sono in letteratura parte della prevenzione (Preventing Violent Extremism - CVE): quella che prova ad intervenire prima che si sparga sangue.

 

Estremismo neonazista e deradicalizzazione
Qui la versione in italiano, qui in inglese

(7 Marzo 2022) SI NASCONDE LA COSCIENZA EUROPEA

Non sono affatto sicuro che il Cristo Salvatore della cattedrale armena di Leopoli vada portato al sicuro all'interno di un bunker.
Il testimone diretto dell’atto persecutorio, la passione; l’avvocato universale, il ‘paracleto’, preposto alla difesa di tutte le vittime innocente, non può essere nascosto. Non possiamo avere l’hybris di salvare il salvatore. Il valore storico artistico è nullo se si oblitera o ripudia il significato aprendo l’ennesima parentesi della storia umana per  chiuderla alla fine dello spargimento di sangue. 
Se mai fosse possibile, proprio ora, esporlo ulteriormente.

 


(6 Marzo 2022) LA FORMA DEL NEMICO

 "Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei (...): il nemico è la gestalt del nostro auto-interrogarsi” (Carl Schmitt). 

Nella teoria della gestalt, il passaggio organizzativo più importante di ogni atto percettivo è la segregazione tra la forma e lo sfondo: individuare la figura che si staglia sul rumore di fondo.
La comprensione della forma di Schmitt può essere approssimata al seguente esempio. Un archeologo scopre frammenti di un antico pezzo di ceramica. Si chiede: “Cosa sono?” Mettendo insieme alcuni di quei frammenti, l'archeologo è in grado di determinare che questi frammenti provengono da una ciotola. Tale è la scoperta della forma "ciotola".
Così, quando Schmitt scrive che "il nemico è il nostro interrogarci come Gestalt", in Theorie des Partisanen, ci chiede di interrogarci su come potremmo intendere frammenti di ceramica, per estrapolare l'intera forma del nostro nemico.
Nella confusione dei conflitti, riconosciamo persecutori e perseguitati, ma fatichiamo assai a trovare i nostri nemici, cioè chi perseguitiamo. Girard, ne Il capro espiatorio, scrive: “caro lettore, noi due abbiamo soltanto inimicizie legittime”. Siamo cioè incapaci di individuarci come persecutori di qualche capro espiatorio, cioè, nel linguaggio di Schmitt, siamo incapaci di individuarci come partigiani con un nemico assoluto da combattere. Solo un esterno che ci osservare comprende il meccanismo. 
Come per l’erba del vicino, le sue mani sono più sporche di sangue delle nostre, non per invidia chiaramente, ma perché pensiamo che il sangue sulle nostre sia legittimo.
Così oggi vediamo le mani di Putin sull'Ucraina, ma la nostre sono più pulite perché riteniamo legittimo inviare armi agli ucraini…


(5 Marzo 2022) GUERRA E PACE SOCIAL 

Ieri mi è capitato di abbandonare una chat di conoscenti, e alcuni amici, di lunga data. Diventata un bollettino propagandistico di guerra, una "bolla" di informazioni uniformi e conformi, in quella sede ho provato a segnalare posizioni diverse, nei mondi cristiano e socialista, che, come già occorso prima della prima guerra mondiale, non concordano affatto sull'invio di armi agli ucraini, indiretto ma esplicito ingresso in guerra. Mi hanno risposto che essendo democratici la dissidenza era tollerata, ma tutti loro erano schierati. Insomma, ho ritrovato là l'unanimismo semi-totalitario contro Putin che è esattamente il frutto avvelenato delle coscienze che accusa chi cerca di risparmiare sangue di complicità col nemico di turno. 
La pace è non schierarsi con gli stati ma con tutte le vittime e chi argomenta politicamente la pace è un falso ipocrita. La pace non ha moventi politici, come insegna Norberto Bobbio in relaziona alla mitezza, la virtù opposta a quella «dell’uomo politico».


 (Abbiamo fatto sacrifici per la pandemia e non possiamo farli adesso per fermare Putin? La dittatura  si spegne facendo tutti la propria parte di fronte allo scandalo della guerra, non facendo ingrassare l'industria bellica e fermando la transizione ecologica. Metti in campo tutte le sanzioni, le più drastiche subito in modo che tutti si compatiscano gli ucraini in senso fisico, non in modo immoralmente ipocrita fornendo loro armi che finiscono in formazioni ibride in attesa che funzionino le sanzioni, permettendoci nel frattempo di starcene comodi qui a disquisire dalle nostre comode case.)

(5 Marzo 2022) RIFUGIATI

Ai confini il colore della pelle misurale distanze geografiche che sono percezioni e sentimenti sociali. 
Giova ripetere un fatto la cui banalità inganna spesso i buoni sentimenti. Noi sentiamo empatia in proporzione alla distanza. L'adagio che recita "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" significa che senza prossimità non saremo animali sociali con migliaia di muscoli facciali che si combinano per esprime in viso le nostre emozioni. Non è solo o tanto questione di bieco razzismo il trattamento dei polacchi ai loro confini che in poche settimane ribaltano l'approccio ai profughi di 180 gradi: dai muri alle porte spalancate. Chi arriva da lontano, qualsiasi sia stato il tragico destino a portarcelo ai confini, rende indifferenti se non diffidenti la maggioranza di noi. La fratellanza (e sorellanza) tra polacchi e  ucraini è facile perché è familiarità di usi, costumi, lingua e cultura. La solidarietà oltre la prossimità culturale è questione di civiltà, assai più ostica da costruire.


(4 Marzo 2022) I CONFINI SONO SACRI?

Lo stupro è una perfetta metafora per un invasione bellica. Gli stati hanno confini, così come i nostri corpi. La dottrina giuridica usa definire taluni delitti come "contro la personalità dello stato": questo ha un corpo e un personalità, come appartenesse alla specie homo sapiens, esprimendo la somma degli esponenti di una nazione. L’origine di questo linguaggio è nel Codice Rocco, eredità del nostro periodo fascista, ma il concetto è consono a ogni nazionalismo: lo stato è il “super-uomo”.

Il suoi confini sono sacri, o almeno possono diventarlo come occorso dopo la mattanza della Grande Guerra e l’ascesa del fascismo. 

Il politologo ed economista Edward Luttwak, in una recente intervista, afferma che il destino dell’Ucraina è segnato dal fatto che i suoi confini “ora sono stati sacralizzati”. Utilizzando involontariamente una aggettivazione girardiana, Luttwak ci ricorda a sua volta che l’uso delle violenza rende sacro. Tuttavia è bene ricordare che l’atto di sacrificare implica che sia il "prete sacrificatore" che la "vittima sacrificale" siano appunto sacri.  Quindi, sia i confini ucraini, che quelli agognati da Putin (quelli del neo impero russo), sono ora sacri. Se sono sacri, tornando alla metafora, allora possiamo pensare che anche i confini del corpo e la personalità della donna siano violabili. 

La domanda da porsi è se la nostra posizione di fronte alla guerra risieda nella cura e resilienza della donna stuprata o nel linciaggio collettivo dello stupratore. Ovvero, rinunciare o meno al sacro. 

 

(2 Marzo 2022) NESSUNO E’ RAGIONEVOLE

Di fronte la guerra, tranne chi non sta leggendo questo post perché è sul campo a prestare soccorso umanitario.
Come Putin non è un folle, così noi non siamo ragionevoli, dicevo ieri. Facciamo un passo oltre. E’ facile vedere che c’è un paese invasore e un paese invaso con sproporzioni di mezzi, ma è assai meno facile vedere il meccanismo che ci sta portando all’unanimità verso la disumanizzare del nemico, Putin, definendolo un pazzo o, come ha fatto il nostro Ministro degli Esteri in diretta tv, “peggio di una bestia". La violenza, in questo caso della guerra, ha il terribile fascino per cui ci sentiamo tutti in dovere di schierarci come partigiani (chi parte a combattere) o leoni da tastiera: la stragrande maggioranza per l’Ucraina, naturalmente. Lo si è visto ieri sia al Parlamento europeo, sia al Parlamento italiano. Il punto non è evidenziare la banalità di sostenere che è il lato giusto con cui schierarsi (al netto della minoranza nostalgica dell’impero russo per via di qualche padre comunista). Il punto è che in modo subitaneo Putin, e con lui a cascata tutti i russi, è diventato il catalizzatore di tutto il nostro odio.
Il male delle guerra, o di qualsiasi violenza, non è tanto e solo l’atto dell’attacco, quando le conseguenza malefiche che investono tutta la comunità, in questo caso europea. Quella pandemia di emozioni e azioni nefaste che mimeticamente ci contagia (direbbe René Girard) portandoci a riversare tutto l’odio su un uomo solo. Putin. Colpevole, certo, ma ora anche capro espiatorio per obliterare con ipocrisia tutto quanto non è stato fatto da Europa ed Occidente per evitare la catastrofe attuale.

(Da una parte abbiamo la guerra con l'Ucraina, certo, e dall'altra le persecuzioni di russi non allineati contro Putin, o di studiosi della cultura russa preventivamente censurati o i neri fermati al confine che non possono scappare dal conflitto... e soprattutto tutti allineati nell'odio anti russo. Il risultato sarà alimentare forti sentimenti nazionalisti sia in Russi che in Ucraina, mentre noi europei rischiamo di non cogliere l'occasione per l'ultima tappa che unisca l'Europa: una comune difesa e politica estera. Cioè l'unico viatico contro i nazionalismi. Tutti).


 

(2 Marzo 2022) NO, NON E' UN FOLLE

Collegare la guerra o qualsiasi atto di violenza politica alla follia, come molto stanno facendo in queste settimane in relazione a Putin, è quanto di più assurdo si possa dire. Si tratta dei reati più logici che ci siano perché originati da diritti storici e ideologie che non hanno nulla di irrazionale, come ha spiegato già 70 anni fa da Albert Camus. Semmai, la natura profonda di questi atti è sacrificale* (si legga René Girard in merito). Solo che in Occidente, dopo l’Olocausto o Shoah, non siamo più disposti ad accettare sacrifici umani. Siamo tutti col popolo ucraino perché è vittima innocente, non perché si sta scontrando con un folle e noi siamo ragionevoli.

(*il sacrificale. Sintetizzare il pensiero girardiano in un post è francamente opera improba. Ma diciamo che prima della capacità dei moderni di individuare vieppiù le vittime innocenti delle persecuzioni (si chiamo guerre, terrorismi, razzismi, etc...), i riti sacrificali, così come a livello narrativa le mitologie, avevano la funzione di nascondere il meccanismo di persecuzione del capro espiatorio. Cioè quel meccanismo di regolamentazione sociale della violenza attivo dall'origine dei tempi. Un meccanismo pre-giuridico che ci "assolve" dalla nostra partecipazione a quelli che erano linciaggi collettivi, persecuzione o guerre ritualizzandoli nel sacro e così costruendo le norme sociali, i tabù, i sitemi culturali.)

(E' anche vero che "quell'accento di follia che, certo, alberga in ciascuno di noi". Il punto, per me, è linguistico. 'Follia' è un termine vagamente romantico che copre le peggiori atrocità con una patina di eroico, eludendo un dato che è invece antropologico: tutti abbiamo pregiudizi, facciamo discriminazioni e talvolta perseguitiamo, anche con la violenza, l'altro.)


(01 Marzo 2022) DI EMERGENZA IN EMERGENZA...

"Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione all’esigenza di assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto."

 

(28 Febbraio 2022) UN BEL PARADOSSO

Le grandi manifestazioni per la pace sono sempre necessarie, ma vorrei sottolineare una differenza rilevante poco osservata. Quando è l’Occidente a preparare una guerra, tali manifestazioni si possono svolgere in anticipo perché c’è un processo decisionale noto e quindi, almeno in teoria, potrebbero influire su tale processo. Quanto c’è di mezzo un autocrate, avvengono dopo l’inizio del conflitto e quindi non possono incidere in alcun modo sulla sua decisione iniziale. O meglio, il caso ucraino insegna che avrebbero potuto svolgersi prima, ma al prezzo di fidarsi dell’allerta del presidente USA: l’unico che da settimane paventava chiaramente ciò che è poi occorso. Un bel paradosso!



(27 Febbraio 2022) VIVA L'EUROPA (?)

Come ad inizio pandemia due anni fa, la guerra in Ucraina provoca una silenziamento di pensieri e interazioni anche qui su Fb. La guerra in Europa risulta inaspettata, così come era inaspettata una pandemia e sotto queste minacce abbiamo necessità di riordinare i pensieri. Erano appena arretrati gli esperti virologi che sopravanzano nei salotti televisivi gli esperti di guerra e geopolitica. I secondo, come già i primi, non sono selezionati tanto per merito, tipo avere avuto qualche capacità di previsione, ma sulla base dell’audience che sono in grado di attrarre (cioè, in ultima analisi, il loro grado di narcisismo).

Ciò premesso, a fronte delle terribili notizie che giungono dal versante bellico, mi sento di fare una previsione che scommette sul versante positivo insito in ogni male. E’ questa un'occasione irripetibile, che spero non falliremo di cogliere, per costruire l'Europa come un'unica nazione, cioè per concludere quel percorso iniziato alla fine della Seconda guerra mondiale che ambiva esattamente a non avere più guerre sul suo suolo (fallito tante volte per i veti, prima francesi e poi inglesi, a costruire una difesa comune europea).



(26 Febbraio 2022) INFOGRAFICA BELLICA

Cartografare le reazioni all'invasione dell'Ucraina.
Questa carta, realizzata dal Groupe d'études géopolitiques, la prima del suo genere, analizza le reazioni di tutti gli Stati del Mondo alle 11.30 (ora di Roma, 3 marzo) all'invasione russa dell'Ucraina.
Mappa: Il Grand Continent Fonte: Groupe d'études géopolitiques Scaricare i dati Creato con Datawrapper

(25 Febbraio 2022) LESSICO MILITARE

"Guerra lampo (ted. Blitzkrieg) Espressione con la quale, nei primi tempi della Seconda guerra mondiale, i tedeschi indicarono il metodo di guerra da essi impiegato, inteso a una rapidissima soluzione militare". (Treccani)



giovedì 24 febbraio 2022

La risposta pedagogica al terrorismo italiano

Il saggio di Matteo Re sulla risposta pedagogica al terrorismo italiano degli "anni di piombo" descrive, tra l'altro, il programma didattico di Aiviter "Memoria Futura" e il progetto europeo "Counternarrative for Counterterrorism" C4C

sabato 5 febbraio 2022

Model Legislative Provisions For Victims of Terrorism


The Model Legislative Provisions were developed starting in 2020 under the Inter-ParliamentaryUnion(IPU)-United Nations Joint Programme on Countering Terrorism and Violent Extremism, which supports parliamentary actions on counterterrorism and preventing violent extremism through a“whole-of-society” approach. The project was implemented by the IPU, UNOCT and UNODC, in close cooperation with United Nations entities, victims, civil society organizations and regional parliamentary organizations, such as the Parliamentary Assembly of the Mediterranean, the Parliamentary Assemblyof the Organization for Security and Cooperation in Europe and the Inter-Parliamentary Assembly of Member Nations of the Commonwealth of Independent States.

The purpose of the Model Legislative Provisions is to provide guidance on the implementation of laws and procedures to support adaptation in different countries, as well as provide suggestions for formulating provisions based on various legal systems, as necessary. They are also intended to systematize and promote the exchange of information between Member States regarding good practices supporting and protecting victims of terrorism. 

The Launch of the Model Legislative Provisions tooke place virtually on Friday 4 February 2022 and here is my statement on behalf of Associazione Leon Battista Alberti:

The European Union, during the last decade, has developed two main legislate tools: one for victims in general and one for the victims of terrorism: the Directive n. 29 in 2012 and Directive n. 541 in 2017.
The European Commission's recent reports on the implementation of these Directives show that further progress is needed to reach the full potential of these instruments. This is mostly because of their incomplete transposition at the nation level. Most Member States, in fact, have still not fully transposed the minimum standards agreed in the EU rules. So, there are several on-going infringement proceedings for incomplete transposition of the Victims' Rights Directives against most of the EU Member States.

In Italy most of the legal support to past and present victims of terrorism is carried out by the associations of victims. They are self-help groups that for decades have been advocating for recognition, dignity, memory and truth. The effort of the Italian associations or the single victims, has focused on the recognition of rights; the historical reconstruction of the facts of terrorism, that have fallen into oblivion; the education for legality and nonviolence, and more recently, the prevention of violent extremism.

However, victims' rights are a recent conquest of legal civilization, which still need to be finalized and implemented, especially in their practical application. We still see a deep-rooted legal culture that places the offender at the center of law and prosecution. For this reason, I strongly wish that the  Model Legislative Provisions by the UN Office of Counter-Terrorism, may be a fruitful initiative for strengthen the Victims of Terrorism rights all around the world.

Thanks for your kind attention.

 

giovedì 20 gennaio 2022

giovedì 13 gennaio 2022

What are persecutory texts if not what we today call conspiracy theories?

[notes of linguistic clearcy]


"Girard coins the term textes de persécution (persecutory texts) to refer to texts which are unconsciously structured by the sacrificial logic that he has uncovered. However, after La Violence et le sacré, in Des choses cachées depuis la fondation du monde Girard introduces a development in his thought which he will explore further in Le Bouc émissaire. What he calls textes de persécution are texts, be they historical or mythical, which are complicit with the designation and persecution of scapegoats; for example, anti-Semitic texts are written as if their authors really believed in the guilt of the Jews, so such texts actively encourage and participate in the violence of the persecutory mechanism." (Colin Davis & Elizabeth Fallaize, French fiction in the Mitterrand years : memory, narrative, desire. Oxford : Oxford University Press, 2000, p. 46)

"The malevolent intent assumed by most conspiracy theories goes far beyond everyday plots borne out of self-interest, corruption, cruelty, and criminality. The postulated conspirators are not merely people with selfish agendas or differing values. Rather, conspiracy theories postulate a black-and-white world in which good is struggling against evil. The general public is cast as the victim of organised persecution, and the motives of the alleged conspirators often verge on pure maniacal evil. At the very least, the conspirators are said to have an almost inhuman disregard for the basic liberty and well-being of the general population. More grandiose conspiracy theories portray the conspirators as being Evil Incarnate: of having caused all the ills from which we suffer, committing abominable acts of unthinkable cruelty on a routine basis, and striving ultimately to subvert or destroy everything we hold dear." (Brotherton, Robert (2013). "Towards a definition of 'conspiracy theory'" . PsyPAG Quarterly. 88: 9–14)


domenica 9 gennaio 2022

Les « années de plomb » dans le rétroviseur de Paris et de Rome

 

mercoledì 5 gennaio 2022

L’Italia messa in mora dall’Europa sui diritti delle vittime del terrorismo

Dal 2017 una Direttiva europea integra quella sui diritti per tutte le vittime di reato, la 2012/29/UE, con alcuni specifici diritti per quelle del terrorismo. Tra questi, al comma 4 dell’art. 24 della Direttiva 2017/541/UE, si legge:
«Gli Stati membri provvedono affinché siano posti in essere meccanismi o protocolli per l’attivazione di servizi di sostegno alle vittime del terrorismo nel quadro delle infrastrutture nazionali di risposta alle emergenze. Tali meccanismi o protocolli prevedono il coordinamento delle autorità, delle agenzie e degli organismi pertinenti per poter fornire una risposta globale alle esigenze delle vittime e dei loro familiari immediatamente dopo un attentato terroristico e per tutto il tempo necessario, compresi mezzi adeguati che facilitino l’identificazione delle vittime e la comunicazione con esse e le loro famiglie».
Gli Stati membri della Ue hanno quindi l'obbligo di fornire consulenza e informazioni su questioni legali, pratiche o finanziarie pertinenti come parte integrante del sostegno offerto alle vittime subito dopo un attacco terroristico. E, viceversa, le vittime del terrorismo hanno il diritto di essere informate sui propri diritti e i servizi posti a loro disposizione. Cioè il diritto delle vittime a ricevere, fin dal primo contatto con un'autorità competente, le informazioni fattuali e di attualità sull'aggressione, sulla situazione attuale e sulla condizione dei propri cari, da una parte; e il diritto ai servizi (ad es. psicosociali, legali, medici e finanziari) che le aiutino ad affrontare l’attentato e le sue conseguenze in modo pratico e resiliente.

Un mese fa, il 2 dicembre 2021, la Commissione Europea ha scritto al Ministro degli Affari esteri, on. Di Maio, per segnalare l’avvio della procedura di infrazione, la n. 2021/2180. Ovvero la lettera di costituzione in mora ex art. 258 TFUE, proprio perché giudica non recepito nella legislazione italiana il comma 4 dell’art. 24 della Direttiva 2017/541.
In Italia non solo manca il recepimento di questa Direttiva, ma anche quando la Commissione Europea ha istituito, negli ultimi due anni, un “Centro di competenza dell’UE per le vittime del terrorismo – EUCVT”(*) per offrire competenza, orientamento e sostegno alle autorità nazionali e alle organizzazioni di assistenza alle vittime del terrorismo, le prime, le autorità italiane, cioè i ministeri di Interni e Giustizia, sono state completamente latitanti. Ho potuto constatalo direttamente quando, nel corso del 2021, mi sono trovato nel ruolo di funzionario nazionale della formazione per l'Italia del Centro EUCVT. Al corso organizzato sui diritti delle vittime del terrorismo nelle Direttive europee hanno preso parte esclusivamente soggetti del volontariato e del privato sociale: i centri della Rete Dafne, le Misericordie e gli psicologi dell’emergenza.

Il 3 febbraio 2015, durante il messaggio al Parlamento seguito al giuramento per l'elezione a Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha ricordato un attentato terroristico:
«(L'Italia) ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano».
Ora che sta terminando il settennato, l’Italia si trova in una paradossale situazione verso il resto dell’Europa. Infatti, se un attentato come quello alla Sinagoga di Roma, che con il lancio di bombe a mano e uso di mitra comportò anche il ferimento di 37 persone, si ripetesse oggi (sia mai, naturalmente!), i diritti ad una pronta ed immediata informazione e assistenza alle vittime sarebbero gli stessi del 1982, cioè nessuno.  
In Francia, ad esempio, subito dopo un attacco terroristico che ha colpito un gran numero di persone, viene attivata la cellula interministeriale per l'informazione pubblica e il sostegno alle vittime ("Cellule Interministérielle d'Information du Public et d'Aide aux victimes" - C2IPAV Infopublic). Il “C2IPAV Infopublic” collabora strettamente con le autorità locali e le organizzazioni locali di supporto alle vittime per creare un centro di accoglienza familiare (“Centre d’Accueil des Familles” - CAF), che funziona come un unico luogo fisico in cui vittime e familiari ricevono informazioni sui loro diritti e questioni procedurali sui vari servizi di supporto e assistenza riabilitativa a loro disposizione. Negli ultimi 4 anni questi ‘CAF’ francesi hanno accolto oltre 700 vittime e sopravvissuti di attentati.

Nella situazione italiana, tutto appare non solo retaggio dei faticosi decenni occorsi alle vittime del terrorismo per aver riconosciuti i loro primi diritti nel 2004, con la legge n. 206, ma è oltremodo paradossale alla luce del fatto che in Parlamento giace proprio una proposta di legge, la n. 2935, di riforma di quella legge del 2004 e anche il quel testo è assente il recepimento della Direttiva.

Insomma, il disinteresse del côté politico è inversamente proporzionale all’interesse di chi nella società civile si occupa di vittime, giustizia e riabilitazione psicosociale. Eppure l’utilità fondamentale di avere un pronto intervento che informi e supporti le vittime, i superstiti e i loro familiari, risiede nella necessità di una cura che quanto prima è avviata, quanto più evita un aggravarsi del quadro psico-traumatico e psicosociale dei soggetti coinvolti in un attentato terroristico. La letteratura scientifica in materia conferma, cioè, l’utilità di un tale diritto europeo.

Chissà che Mattarella o qualche "responsabile" in Parlamento non abbia voglia di spendere qualche parola in supplenza di quelle omesse dal resto dei decisori politici italiani? Del resto “il prezzo dell’odio e dell’intolleranza” si può risarcire proprio garantendo i diritti alle vittime di odio e intolleranza.