domenica 6 marzo 2022

Appunti sulla guerra: Russia Ucraina ed Europa

Abbiamo fatto i sacrifici per la pandemia e non possiamo farli adesso per fermare Putin?Questa serie di appunti è la copia dei miei post (e tra parentesi le risposte ad alcuni commenti) sul mio profilo Facebook, i quali, giorno dopo giorno, provano a seguire il flusso di riflessioni su quanto accade intorno al conflitto in Ucraina, scaturito dall'attacco russo del 24 Febbraio 2022.



(7 Marzo 2022) "PREMESSA" A QUESTI APPUNTI

Da dieci anni mi sono ormai sottratto, probabilmente con qualche eccezione, dal commentare i fatti delle politica: cioè da quella prassi che ci vorrebbe obbligare a schierarci ed esprime le nostre opinioni su ogni decisione dei governi ai livello locale, nazionale ed internazionale. Una pratica di cui abbiamo diritto, ben inteso, che è alla base dei sistemi liberal-democratici e che restano ancora i migliori possibili, ma che tuttavia non possono esimersi dalla logica di polarizzare le idee e relativi sentimenti e risentimenti insiti nel processo decisionale. Quanto viene definito teatrino della politica. Un definizione spregiativa e qualunquista che ha però il pregio di rilevarne la dimensione teatrale reale: noi elettori siamo il pubblico che parteggia per i personaggi pubblici sulla scena, come ora parteggiamo per quelli sullo scenario bellico.
Da dieci anni ho provato solo a concentrarmi, probabilmente con qualche eccezione, sulla dimensione delle politiche che afferiscono alla mia attività lavorativa, quella di supporto e recupero verso vittime e rei della violenza politica e di prevenzione di quest’ultima. Diritti, cura e riabilitazione degli attori della violenza politica, così come le attività di prevenzione pre-crimine della radicalizzazione violenta. Questioni che non rispondono alla domanda per chi parteggiare, ma a quella su come risolvere un problema. La differenza tra politica e politiche.

 

(9 Aprile 2022) IL PACIFISTA

La "stupidità del pacifista" è quella che vede le conseguenza della guerra: dallo stesso popolo, cioè un gruppo etnico con millenarie comuni radici culturali, la guerra  ne ottiene due che si odiano, risentiti, in cui uno costruisce sull’altro la propria immagine del nemico assoluto (Carl Schmitt). Che la colpa di Putin sia certa, non toglie di una virgola che tutti coloro che alimentano la reciprocità d’odio, ponendosi come partigiano di uno (Putin) o dell'altro (Zelensky), preparino il prolungarsi di questa o di nuove guerre.

Cartello alla manifestazione per la pace di Roma

(4 Aprile 2022) LESSICO BELLICO

Discriminare tra l'invio di materiale bellico di difesa o di attacco. Il secondo si chiama guerra per procura (Proxy war), senza ombra di dubbio. 
"A Washington con l’invio al governo di Kiev di armi più sofisticate e micidiali, armi d’attacco, per l’ennesima volta viene sabotato esplicitamente il fragilissimo negoziato" Domenico Quirico, "La Stampa" del 4 aprile.


(1 Aprile 2022) CONSIGLIO DI LETTURA

Nella sesta guerra anti-napoleonica l'Editto Prussiano sulla milizia territoriale (1813), noto come lo Statuto dei Partigiani, recita:
"Ogni cittadino ha il dovere di opporsi al nemico invasore con qualsiasi tipo di arma.[...] Scuri, forconi, falci e lupare vengono espressamente raccomandati.[...] Ogni prussiano ha il dovere di non obbedire ad alcun ordine del nemico, bensì di danneggiarlo con ogni mezzo possibile. Anche se il nemico volesse ristabilire l'ordine pubblico, nessuno è autorizzato a obbedirgli, perché così facendo si finirebbe per facilitarne le operazioni militari. [...] Gli eccessi di una canaglia sfrenata sono meno nocivi di un nemico nelle condizioni di poter disporre liberamente di tutte le proprie truppe.[...] Rappresaglie e azioni terroristiche a protezione dei partigiani sono garantite e promesse al nemico."
E' l'atto di nascita 'legale' delle democratizzazione delle violenza, il cui esito non sono stati solo tutti i terrorismi, ma anche quelle che si chiamano 'guèrre à outrance' (con momenti di alta e bassa intensità): tra le quali quella a cui assistiamo in Siria da 10 anni e quella che ora rischia l'Ucraina... o nella quale si trova dal 2014.

(17 Marzo 2022) PROPAGANDA E CONOSCENZA

Qualcuno mi chiedeva: "ma non li leggi i giornali?!" Sottinteso che non capissi nulla della guerra in Ucraina. 
"Questa foto ha fatto il giro del mondo: una bambina ucraina, seduta nella finestra di un rudere, intenta a presidiare un’area con in braccio un fucile gustandosi un lecca lecca. Tra i suoi capelli si notano le trecce giallo blu, i colori dell’Ucraina, ed è diventata un simbolo della resistenza contro l’invasione russa di Vladimir Putin". In realtà una messa in scena del padre fotografo amatoriale, scattata prima dell'inizio delle guerra. La fotografia è girata senza oscurare il volto del minore (la foto sotto è la versione col volto oscurato da Open.online), senza alcun controllo delle testate che l'hanno pubblica, senza scuse successive (salvo Avvenire). Diciamo che la "mia" laureanda con la sua tesi sui "cuccioli del califfato", potrebbe insegnare per un semestre intero ai media e all'opinione pubblica cosa sia la realtà dei bambini-soldato veri. 
No, non leggo i giornali. Preferisco le tesi di laurea.
La Stampa
da https://www.open.online/2022/03/14/vera-storia-bambina-ucraina-fucile-lecca-lecca/


(16 Marzo 2022) PULIZIA LESSICA

ll lemma mobbing è nato per descrivere comportamenti animali e venne coniato agli inizi degli anni settanta del XX secolo dall’etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento aggressivo tra individui della stessa specie, con l'obbiettivo di escludere un membro del gruppo.
Successivamente un medico svedese nel 1972 P. Heinemann utilizzò il termine come sinonimo di bullismo ("bulling").
Questo lemma è un gerundio sostantivato inglese derivato da "mob", l' abbreviazione del termine “mobile”, inventato nel tardo XVI secolo dal prete e cospiratore cattolico William Watson e da lui tratto dall'espressione latina "mobile vulgus” (frase che ricorre in ricorre in Seneca e in Stazio come neutro di mōbilis + vulgus). 
In molta parte dell’opera della filosofa Hannah Arendt ricorre il termine mob: “the mob on both sides is just waiting for the chance to strike out.” Nel caso del razzismo sudista analizzato dalla Arendt mob è: la folla che da entrambe le parti sta solo aspettando l'occasione per colpire…. il nero. Insomma, l’azione del mob è il linciaggio. 
La definizione del Cambridge Dictionary è: “a large, angry crowd, especially one that could easily become violent”.
L’azione che negli animali esclude, negli umani può uccidere. Uccide nella sua forma di violenza più primitiva, come emerge dagli studi etnografici ed antropologici, ed esempio nel Ramo d’oro di James G. Frazer, all’inizio del ‘900.
Mobilitare ("mobilize") e mobilitazione ("mobilization"), in inglese derivano da termini francesi, usati nel 1833 in senso militare di "prepare for active operation or taking the field”; cioè il processo di preparazione alla guerra, ma la radice etimologica “mob” è sempre la stessa.
Nelle scienza sociali e politiche, la mobilitazione è estesa ad un ambito semantico anche pacifico e non-violento, ma il suo senso profondo, nei recenti studi sulla radicalizzazione violenta torna ad afferire alla fase in cui il soggetto o il gruppo si mobilità in attività che possono giungere fino all’attentato terroristico; cioè in continuità con l’uso semantico militare.
Giungendo all’oggi, alla guerra in Ucraina, merita un commento l’incipit di Marco Revelli nel suo ottimo articolo sul Manifesto di domenica scorsa: “La guerra contiene in sé l’infinita potenza del negativo. Con un altrettanto infinito potere di contagio. Dovremmo saperlo, ma lo dimentichiamo sempre: non si limita a distruggere vite e mondi. Corrompe e contamina occupando le menti e le anime con la propria logica perversa.”
Ecco, assai più opportunamente dell’archetipo germanico di Carl G. Jung, o la storia personale del padre di Marco, Nuto Revelli; il contagio mimetico delle violenza è stato l’oggetto di una vita per René Girard: la lezione di tale contagio non si dimentica, esattamente, ma viene “repressa”, oscurato dalla sacralità del momento, e soprattutto del post-conflitto, quando i vincitori narreranno la "nuova cultura". La teoria mimetica di Girard sviluppa piuttosto il pensiero di Freud e soprattutto trova conferme nelle recenti neuro-scienze.
Allora, lo spettacolo della guerra sui media e il dibattito intorno sui social e in tutta l’info-sfera sono importantissimi perché creano un contagio mimetico prodromico ad una mobilitazione generale. Ci fa praticare il mobbing verso i pacifisti perché la mente e il corpo si stanno già preparando alla ferocia del linciaggio. Dal 24 Febbraio scorso ci stiamo trasformano in “lynch mob”: l’attività più antica di un homo assai poco sapiens.


(9 Marzo 2022) NEONAZISTI E PREVENZIONE

In quella regione ucraina ora diventata famosa, il Donbass, ci sono militanti comunisti tra i filorussi e soprattutto neofascisti da entrambe le parti, compresi Foreign Fighter italiani, che adesso, con l'escalation militare in corso, aumenteranno ...e un giorno torneranno.
Nel microcosmo del mio lavoro di deradicalizzazione, si ha l'impressione di operare con il solito vuoto cognitivo intorno: la mancata capacità di previsione e prevenzione.

 Qui sotto potete trovare pubblicato il mio report del caso studio, il primo in Italia, che riguarda un’attività di cosiddetta de-radicalizzazione nei confronti di un ragazzo coinvolto in attività eversive dell’estrema destra neo-nazista. Il percorso intrapreso nasce nel quadro del progetto europeo “Exit Europe” che ha visto coinvolta l'associazione Leon Battista Alberti

Le attività di de-radicalizzazione o disimpegno o exit, sono in letteratura parte della prevenzione (Preventing Violent Extremism - CVE): quella che prova ad intervenire prima che si sparga sangue.

 

Estremismo neonazista e deradicalizzazione
Qui la versione in italiano, qui in inglese

(7 Marzo 2022) SI NASCONDE LA COSCIENZA EUROPEA

Non sono affatto sicuro che il Cristo Salvatore della cattedrale armena di Leopoli vada portato al sicuro all'interno di un bunker.
Il testimone diretto dell’atto persecutorio, la passione; l’avvocato universale, il ‘paracleto’, preposto alla difesa di tutte le vittime innocente, non può essere nascosto. Non possiamo avere l’hybris di salvare il salvatore. Il valore storico artistico è nullo se si oblitera o ripudia il significato aprendo l’ennesima parentesi della storia umana per  chiuderla alla fine dello spargimento di sangue. 
Se mai fosse possibile, proprio ora, esporlo ulteriormente.

 


(6 Marzo 2022) LA FORMA DEL NEMICO

 "Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei (...): il nemico è la gestalt del nostro auto-interrogarsi” (Carl Schmitt). 

Nella teoria della gestalt, il passaggio organizzativo più importante di ogni atto percettivo è la segregazione tra la forma e lo sfondo: individuare la figura che si staglia sul rumore di fondo.
La comprensione della forma di Schmitt può essere approssimata al seguente esempio. Un archeologo scopre frammenti di un antico pezzo di ceramica. Si chiede: “Cosa sono?” Mettendo insieme alcuni di quei frammenti, l'archeologo è in grado di determinare che questi frammenti provengono da una ciotola. Tale è la scoperta della forma "ciotola".
Così, quando Schmitt scrive che "il nemico è il nostro interrogarci come Gestalt", in Theorie des Partisanen, ci chiede di interrogarci su come potremmo intendere frammenti di ceramica, per estrapolare l'intera forma del nostro nemico.
Nella confusione dei conflitti, riconosciamo persecutori e perseguitati, ma fatichiamo assai a trovare i nostri nemici, cioè chi perseguitiamo. Girard, ne Il capro espiatorio, scrive: “caro lettore, noi due abbiamo soltanto inimicizie legittime”. Siamo cioè incapaci di individuarci come persecutori di qualche capro espiatorio, cioè, nel linguaggio di Schmitt, siamo incapaci di individuarci come partigiani con un nemico assoluto da combattere. Solo un esterno che ci osservare comprende il meccanismo. 
Come per l’erba del vicino, le sue mani sono più sporche di sangue delle nostre, non per invidia chiaramente, ma perché pensiamo che il sangue sulle nostre sia legittimo.
Così oggi vediamo le mani di Putin sull'Ucraina, ma la nostre sono più pulite perché riteniamo legittimo inviare armi agli ucraini…


(5 Marzo 2022) GUERRA E PACE SOCIAL 

Ieri mi è capitato di abbandonare una chat di conoscenti, e alcuni amici, di lunga data. Diventata un bollettino propagandistico di guerra, una "bolla" di informazioni uniformi e conformi, in quella sede ho provato a segnalare posizioni diverse, nei mondi cristiano e socialista, che, come già occorso prima della prima guerra mondiale, non concordano affatto sull'invio di armi agli ucraini, indiretto ma esplicito ingresso in guerra. Mi hanno risposto che essendo democratici la dissidenza era tollerata, ma tutti loro erano schierati. Insomma, ho ritrovato là l'unanimismo semi-totalitario contro Putin che è esattamente il frutto avvelenato delle coscienze che accusa chi cerca di risparmiare sangue di complicità col nemico di turno. 
La pace è non schierarsi con gli stati ma con tutte le vittime e chi argomenta politicamente la pace è un falso ipocrita. La pace non ha moventi politici, come insegna Norberto Bobbio in relaziona alla mitezza, la virtù opposta a quella «dell’uomo politico».


 (Abbiamo fatto sacrifici per la pandemia e non possiamo farli adesso per fermare Putin? La dittatura  si spegne facendo tutti la propria parte di fronte allo scandalo della guerra, non facendo ingrassare l'industria bellica e fermando la transizione ecologica. Metti in campo tutte le sanzioni, le più drastiche subito in modo che tutti si compatiscano gli ucraini in senso fisico, non in modo immoralmente ipocrita fornendo loro armi che finiscono in formazioni ibride in attesa che funzionino le sanzioni, permettendoci nel frattempo di starcene comodi qui a disquisire dalle nostre comode case.)

(5 Marzo 2022) RIFUGIATI

Ai confini il colore della pelle misurale distanze geografiche che sono percezioni e sentimenti sociali. 
Giova ripetere un fatto la cui banalità inganna spesso i buoni sentimenti. Noi sentiamo empatia in proporzione alla distanza. L'adagio che recita "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" significa che senza prossimità non saremo animali sociali con migliaia di muscoli facciali che si combinano per esprime in viso le nostre emozioni. Non è solo o tanto questione di bieco razzismo il trattamento dei polacchi ai loro confini che in poche settimane ribaltano l'approccio ai profughi di 180 gradi: dai muri alle porte spalancate. Chi arriva da lontano, qualsiasi sia stato il tragico destino a portarcelo ai confini, rende indifferenti se non diffidenti la maggioranza di noi. La fratellanza (e sorellanza) tra polacchi e  ucraini è facile perché è familiarità di usi, costumi, lingua e cultura. La solidarietà oltre la prossimità culturale è questione di civiltà, assai più ostica da costruire.


(4 Marzo 2022) I CONFINI SONO SACRI?

Lo stupro è una perfetta metafora per un invasione bellica. Gli stati hanno confini, così come i nostri corpi. La dottrina giuridica usa definire taluni delitti come "contro la personalità dello stato": questo ha un corpo e un personalità, come appartenesse alla specie homo sapiens, esprimendo la somma degli esponenti di una nazione. L’origine di questo linguaggio è nel Codice Rocco, eredità del nostro periodo fascista, ma il concetto è consono a ogni nazionalismo: lo stato è il “super-uomo”.

Il suoi confini sono sacri, o almeno possono diventarlo come occorso dopo la mattanza della Grande Guerra e l’ascesa del fascismo. 

Il politologo ed economista Edward Luttwak, in una recente intervista, afferma che il destino dell’Ucraina è segnato dal fatto che i suoi confini “ora sono stati sacralizzati”. Utilizzando involontariamente una aggettivazione girardiana, Luttwak ci ricorda a sua volta che l’uso delle violenza rende sacro. Tuttavia è bene ricordare che l’atto di sacrificare implica che sia il "prete sacrificatore" che la "vittima sacrificale" siano appunto sacri.  Quindi, sia i confini ucraini, che quelli agognati da Putin (quelli del neo impero russo), sono ora sacri. Se sono sacri, tornando alla metafora, allora possiamo pensare che anche i confini del corpo e la personalità della donna siano violabili. 

La domanda da porsi è se la nostra posizione di fronte alla guerra risieda nella cura e resilienza della donna stuprata o nel linciaggio collettivo dello stupratore. Ovvero, rinunciare o meno al sacro. 

 

(2 Marzo 2022) NESSUNO E’ RAGIONEVOLE

Di fronte la guerra, tranne chi non sta leggendo questo post perché è sul campo a prestare soccorso umanitario.
Come Putin non è un folle, così noi non siamo ragionevoli, dicevo ieri. Facciamo un passo oltre. E’ facile vedere che c’è un paese invasore e un paese invaso con sproporzioni di mezzi, ma è assai meno facile vedere il meccanismo che ci sta portando all’unanimità verso la disumanizzare del nemico, Putin, definendolo un pazzo o, come ha fatto il nostro Ministro degli Esteri in diretta tv, “peggio di una bestia". La violenza, in questo caso della guerra, ha il terribile fascino per cui ci sentiamo tutti in dovere di schierarci come partigiani (chi parte a combattere) o leoni da tastiera: la stragrande maggioranza per l’Ucraina, naturalmente. Lo si è visto ieri sia al Parlamento europeo, sia al Parlamento italiano. Il punto non è evidenziare la banalità di sostenere che è il lato giusto con cui schierarsi (al netto della minoranza nostalgica dell’impero russo per via di qualche padre comunista). Il punto è che in modo subitaneo Putin, e con lui a cascata tutti i russi, è diventato il catalizzatore di tutto il nostro odio.
Il male delle guerra, o di qualsiasi violenza, non è tanto e solo l’atto dell’attacco, quando le conseguenza malefiche che investono tutta la comunità, in questo caso europea. Quella pandemia di emozioni e azioni nefaste che mimeticamente ci contagia (direbbe René Girard) portandoci a riversare tutto l’odio su un uomo solo. Putin. Colpevole, certo, ma ora anche capro espiatorio per obliterare con ipocrisia tutto quanto non è stato fatto da Europa ed Occidente per evitare la catastrofe attuale.

(Da una parte abbiamo la guerra con l'Ucraina, certo, e dall'altra le persecuzioni di russi non allineati contro Putin, o di studiosi della cultura russa preventivamente censurati o i neri fermati al confine che non possono scappare dal conflitto... e soprattutto tutti allineati nell'odio anti russo. Il risultato sarà alimentare forti sentimenti nazionalisti sia in Russi che in Ucraina, mentre noi europei rischiamo di non cogliere l'occasione per l'ultima tappa che unisca l'Europa: una comune difesa e politica estera. Cioè l'unico viatico contro i nazionalismi. Tutti).


 

(2 Marzo 2022) NO, NON E' UN FOLLE

Collegare la guerra o qualsiasi atto di violenza politica alla follia, come molto stanno facendo in queste settimane in relazione a Putin, è quanto di più assurdo si possa dire. Si tratta dei reati più logici che ci siano perché originati da diritti storici e ideologie che non hanno nulla di irrazionale, come ha spiegato già 70 anni fa da Albert Camus. Semmai, la natura profonda di questi atti è sacrificale* (si legga René Girard in merito). Solo che in Occidente, dopo l’Olocausto o Shoah, non siamo più disposti ad accettare sacrifici umani. Siamo tutti col popolo ucraino perché è vittima innocente, non perché si sta scontrando con un folle e noi siamo ragionevoli.

(*il sacrificale. Sintetizzare il pensiero girardiano in un post è francamente opera improba. Ma diciamo che prima della capacità dei moderni di individuare vieppiù le vittime innocenti delle persecuzioni (si chiamo guerre, terrorismi, razzismi, etc...), i riti sacrificali, così come a livello narrativa le mitologie, avevano la funzione di nascondere il meccanismo di persecuzione del capro espiatorio. Cioè quel meccanismo di regolamentazione sociale della violenza attivo dall'origine dei tempi. Un meccanismo pre-giuridico che ci "assolve" dalla nostra partecipazione a quelli che erano linciaggi collettivi, persecuzione o guerre ritualizzandoli nel sacro e così costruendo le norme sociali, i tabù, i sitemi culturali.)

(E' anche vero che "quell'accento di follia che, certo, alberga in ciascuno di noi". Il punto, per me, è linguistico. 'Follia' è un termine vagamente romantico che copre le peggiori atrocità con una patina di eroico, eludendo un dato che è invece antropologico: tutti abbiamo pregiudizi, facciamo discriminazioni e talvolta perseguitiamo, anche con la violenza, l'altro.)


(01 Marzo 2022) DI EMERGENZA IN EMERGENZA...

"Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione all’esigenza di assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto."

 

(28 Febbraio 2022) UN BEL PARADOSSO

Le grandi manifestazioni per la pace sono sempre necessarie, ma vorrei sottolineare una differenza rilevante poco osservata. Quando è l’Occidente a preparare una guerra, tali manifestazioni si possono svolgere in anticipo perché c’è un processo decisionale noto e quindi, almeno in teoria, potrebbero influire su tale processo. Quanto c’è di mezzo un autocrate, avvengono dopo l’inizio del conflitto e quindi non possono incidere in alcun modo sulla sua decisione iniziale. O meglio, il caso ucraino insegna che avrebbero potuto svolgersi prima, ma al prezzo di fidarsi dell’allerta del presidente USA: l’unico che da settimane paventava chiaramente ciò che è poi occorso. Un bel paradosso!



(27 Febbraio 2022) VIVA L'EUROPA (?)

Come ad inizio pandemia due anni fa, la guerra in Ucraina provoca una silenziamento di pensieri e interazioni anche qui su Fb. La guerra in Europa risulta inaspettata, così come era inaspettata una pandemia e sotto queste minacce abbiamo necessità di riordinare i pensieri. Erano appena arretrati gli esperti virologi che sopravanzano nei salotti televisivi gli esperti di guerra e geopolitica. I secondo, come già i primi, non sono selezionati tanto per merito, tipo avere avuto qualche capacità di previsione, ma sulla base dell’audience che sono in grado di attrarre (cioè, in ultima analisi, il loro grado di narcisismo).

Ciò premesso, a fronte delle terribili notizie che giungono dal versante bellico, mi sento di fare una previsione che scommette sul versante positivo insito in ogni male. E’ questa un'occasione irripetibile, che spero non falliremo di cogliere, per costruire l'Europa come un'unica nazione, cioè per concludere quel percorso iniziato alla fine della Seconda guerra mondiale che ambiva esattamente a non avere più guerre sul suo suolo (fallito tante volte per i veti, prima francesi e poi inglesi, a costruire una difesa comune europea).



(26 Febbraio 2022) INFOGRAFICA BELLICA

Cartografare le reazioni all'invasione dell'Ucraina.
Questa carta, realizzata dal Groupe d'études géopolitiques, la prima del suo genere, analizza le reazioni di tutti gli Stati del Mondo alle 11.30 (ora di Roma, 3 marzo) all'invasione russa dell'Ucraina.
Mappa: Il Grand Continent Fonte: Groupe d'études géopolitiques Scaricare i dati Creato con Datawrapper

(25 Febbraio 2022) LESSICO MILITARE

"Guerra lampo (ted. Blitzkrieg) Espressione con la quale, nei primi tempi della Seconda guerra mondiale, i tedeschi indicarono il metodo di guerra da essi impiegato, inteso a una rapidissima soluzione militare". (Treccani)



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