venerdì 10 aprile 2020

Una strada che si chiama metanoia

In qualsiasi situazione di pericolo, paura e ansia prolungata vorremmo rivolgerci a qualcuno che possa aiutarci, fornendoci rassicurazioni e certezze, infondendoci fiducia e coraggio. Lo fanno i bambini verso i genitori, lo fanno anche i cittadini verso i governanti.
Come avviene anche a chiunque volesse oggi chiedere aiuto al suo amico, al suo terapeuta o alla sua guida spirituale o ai numeri verdi di supporto psicologico, di fronte a questa pandemia accade di trovarsi di fronte all'altro senza che questi possa fornire risposte completamente soddisfacenti. Questo perché - sia questi il genitore in presenza, il governante in tv o chiunque altro dall'altra parte del telefono/pc/tablet - egli si trova in vero nella nostra stessa situazione.
Questi 'altri' cui ci rivolgiamo possono provare a dissimulare raccontando bugie pietose o ragionevoli consigli sulla scorta del poco di veramente noto (serve mantenere la distanza sociale), ma nulla che possa veramente comunicare sicurezza, certezza, fiducia e coraggio.

A meno che… noi richiedenti aiuto non si riesca ad imboccare una strada che si chiama metanoia. Non è un astratto cambio di narrativa calato dall'alto, come quello proposto da alcuni appelli che girano in questi giorni. Non basta un artificio retorico per uscire dai limiti delle possibilità di comprensione da parte dell’intelletto umano per rientravi in una nuova più 'alta' comprensione. Non è neppure mistica o pratica religiosa.
Si tratta invece di un gioco linguistico: riconfigurare il significato delle parole in modo che acquistino una senso e un movimento (una "vita activa", per dirla con Hannah Arendt) in questo nuovo contesto.

"La metanoia non è solo un problema di comprensione, ma sposta un rapporto esistente tra pensiero e mondo. Solo nel linguaggio il mondo si presenta al nostro pensiero; tra linguaggio e mondo non c'è differenza fondamentale per ostacolare il pensiero. Esprimere un nuovo pensiero significa anche inventare sempre un nuovo gioco linguistico adeguato a quel pensiero. Il linguaggio opera una differenziazione del rapporto tra pensiero e mondo. Il linguaggio non è arbitrario, per quanto tale arbitrarietà possa sembrare ovvia ai teorici contemporanei del linguaggio. Al contrario, ogni parte del linguaggio è legata a un sistema in continuo sviluppo. Il linguaggio sviluppa la nostra comprensione del mondo nello stesso modo e nella stessa misura in cui continua a svilupparsi. Il principio del linguaggio non è l'arbitrarietà, ma la contingenza. Il linguaggio, in altre parole, si sviluppa all'interno di un quadro di possibilità in continuo cambiamento costituito dai suoi legami con il pensiero e con il mondo. Ecco perché le possibilità di una nuova comprensione sono immediatamente legate alla ricerca o all'invenzione di un nuovo linguaggio." (Avanessian A., Hennig A., 2014)



Esattamente quando assistiamo a cambiamenti epocali radicali, quando crolla il mondo, la metanoia interviene con la sua funzione poietica del linguaggio.

Sul piano politico del post-pandemia da Covid-19, al momento non posso che semplificare con questa metafora presente nella prefazione del libro: (noi) "il pedone potrà fare una mossa all'interno degli scacchi che si mangi altri pedoni, regine, re, cavalli, torri e alfieri con le loro opposizioni ed infinite lotte, portando ad una partita completamente nuova con pezzi diversi, modi diversi di muoversi, modi diversi di essere colpiti, e" ...un nuova scacchiera!


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