Il progetto “ISLAM: RADICI, FONDAMENTI E RADICALIZZAZIONI VIOLENTE. Le parole e le immagini per dirlo” nasce dal Tavolo di lavoro che la Città di Torino ha promosso nel 2015, attraverso la Commissione legalità del Consiglio Comunale, per affrontare progetti e politiche di prevenzione e contrasto dei fenomeni di radicalizzazione violenta che possono alimentare il reclutamento di adolescenti e giovani nelle varie forme di violenza politica e terrorismo. Un Tavolo di lavoro che coinvolge attori pubblici e privati, comunità religiose e associazioni che a vario titolo svolgono o sono interessate a svolgere questa forma di prevenzione che prova ad incidere sulle radici culturali, sociali e psicologiche del fenomeno terroristico.
Promotori del progetto sono l’Associazione Leon Battista Alberti, la CO.RE.IS. Comunità Religiosa Islamica, l’ASAI Associazione di Animazione Interculturale, con la collaborazione del CE.SE.DI. della Città Metropolitana di Torino, del Comitato dei Diritti Umani del Consiglio regionale del Piemonte e della Compagnia di San Paolo.
Il progetto, giunto alla seconda edizione, interviene nelle scuole medie secondarie, coinvolgendo in media 300 studenti, ha l’obbiettivo di promuovere chiarezza di concetti e idee di fronte ad un linguaggio mediatico approssimativo che investe i giovani con parole e slogan che meritano invece di essere adeguatamente compresi e contestualizzati nel contesto dell’attualità italiana ed europea.
Gli incontri con le classi sottopongono quindi all’attenzione di studenti e docenti alcune parole chiave, ricorrenti nella carta stampata, così come tra i mezzi di comunicazione più diffusi, intorno alle quali sviluppare un ragionamento critico, non solo sul piano lessicale e terminologico, ma anche storico e culturale. Ogni coppia concettuale di parole (Migrante e spazio, Terrore e terrorismo, Radicalismo e radicalizzazione, Religione e fondamentalismo, Forza e violenza, Islam e islamofobia) si accompagna ad immagini tratte da un più ampio repertorio, di uso comune, delle quali si fornisce, a loro volta, una lettura critica con il supporto di testimonianze ed esperti.
L’obiettivo specifico è quindi quello di rafforzare il pensiero critico degli studenti sulle suddette parole chiave, aumentare la diffidenza verso le forme di propaganda, aumentare la coesione interculturale tra gli studenti e l’empatia verso i soggetti vittime del terrorismo, della necessità di migrare e della stigmatizzazione politico o religiosa.
L’impatto degli interventi è monitorato attraverso questionari di valutazione anonimi sottoposti ad ogni singolo studente, mentre il risultato finale si concretizza nella richiesta alle classi di restituire un (video)messaggio frutto della loro riflessione su uno dei temi/termini trattati, che viene poi presentato in una manifestazione pubblica finale con tutte le scuole.
L’obiettivo di chiarire i termini chiave trattati e quello di una maggiore consapevolezza nei confronti dei relativi temi (migrazioni, terrorismo, Islam), nella grande maggioranza dei casi, è stato raggiunto. Il problema dell’uso distorto, stereotipato e discriminatorio nel discorso pubblico delle coppie di termini trattati è stato ben compreso e positivamente interpretato e ragionato dagli studenti coinvolti.
- Tutti i video sono disponibili sul web all’indirizzo: https://vimeo.com/album/394821
- Relazione dell’attività nell’anno scolastico 2015/2016: goo.gl/TnPWvO
- Ulteriori informazione sul sito dell'Associazione Leon Battista Alberti
Ma lei perchè ama tanto l'Islam? A me il mondo musulmano non piace e non sono razzista.Diveva un grande uomo di Chiesa e fine intellettuale, il defunta cardinale Biffi: "con l'immigrazione islamica prepariamo per i nostri figli un futuro di lacrime e sangue". Lei forse non ha figli...
RispondiEliminaGentile Angelo Argentero,
RispondiEliminanon amo l'Islam, ma la conoscenza. Quando scrive che a lei non piace il mondo musulmano, sta dicendo che ne ha paura. Ebbene la conoscenza è l'antidoto più forte che il sottoscritto conosce proprio contro la paura. Vale per gli studenti dai quali andiamo, così come per mia figlia.