lunedì 2 agosto 2010

Strage di Bologna: la memoria menomata

La memoria corta del nostro paese è cosa assai nota. Ricordo, allora, che l'anno scorso alla commemorazione pubblica della stage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il ministro Bondi ebbe quello che i media riferirono come un record di fischi. Il Presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di quell'attentato, Paolo Bolognesi,  commentò: "«E' triste partecipare a una commemorazione che viene poi ricordata per le contestazioni e i fischi». Bolognesi, che ogni anno ripete inutilmente il suo invito a non fischiare i rappresentanti del governo, commenta amaro: «Questo e' un autogol, contro la manifestazione e contro i famigliari, di una piazza antidemocratica che gli ha impedito di parlare».

Perché allora Paolo Bolognesi teneva tanto alla presenza anche quest'anno di un rappresentante del governo? Perché l'anniversario del 2 agosto, così come quello del 9 maggio, Giornata in memoria delle vittime del terrorismo che si celebra al Quirinale, sono le due occasioni annuali nelle quali le due principali associazione di vittime del terrorismo e delle stragi hanno la possibilità di interloquire con i governanti sia per qual che concerne l'applicazione delle leggi sui diritti delle vittime, sia per quel che concerne il tema del segreto di stato, principale ostacolo all'accertamento della verità dei fatti.

Vorrei osservare un fatto. Un mese fa a Londra c'è stata la celebrazione del 5° anniversario dell'attentato 'suicida' che il 7 luglio 2005 costò la vita a 52 persone, tra le quali, è bene ricordarlo, la studentessa italiana Benedetta Ciccia. Ad Hyde Park, dove c'è il memoriale, non erano presenti né i rappresentanti della città di Londra, né del governo britannico, o dei partiti: solo le famiglie delle vittime, i sopravvissuti feriti e le delegazioni internazionali.
Quello che dovrebbe far riflettere maggiormente non sono le assenze istituzionali, ma quella della società civile. Se a Bologna le celebrazioni si articolano in una chiassosa dialettica tra un parte delle società politica che fischia e una elité istituzionale che celebra  con vuote promesse, la ragione profonda credo risieda nella mancanza di un corpo intermedio. Quella società civile che, al di là delle diverse idea a proposito del fenomeno terrorismo, fatica a vedere che le sue vittime sono
sempre e in ogni caso degli innocenti. Anzi, proprio lei, la società civile è il vero obiettivo di qualsiasi terrorista che, socializzando la violenza, la investe indiscriminatamente.
Se la società civile è la vera vittima del terrorismo, è lei che dovrebbe far corpo unico con le vittime colpite e sostenerle nei loro diritti  e nelle ricerca delle verità dei fatti. E' una verità che riguarda lei per prima, infatti. Da Piazza Fontana ad Ustica, da Aldo Moro alla Stazione di Bologna, la mancanza di verità rende la nostra memoria, non solo corta, ma soprattutto menomata, la nostra società si fa incivile perché disinformata di quanto ci è accaduto.

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