Il segretario di Stato Hillary Clinton presenterà
ufficialmente alle delegazione di 29 paesi, più l’Unione Europea, la sua nuova
strategia nella lotta al terrorismo in occasione del lancio del Global
Counter-terrorism Forum (GCTF), giovedì a New York. I blog conservatori
americani parlano ironicamente di strategia del bastone e della carota. Quelli
filoisraeliani, invece, segnalano assai preoccupati la presenza della Turchia e
l’assenza di Israele.
C’è, in ogni caso, un aspetto
promettente. E’ la presenza dei rappresentanti della società civile nelle
delegazioni dei ministeri degli esteri: le vittime del terrorismo che sono
chiamate non solo a commemorare il decennale degli tragici attentati dell’11
settembre 2001, ma forse anche coprire un ruolo – per la prima volta
riconosciuto ad un così alto livello – nella lotta al terrorismo. Quella lotta
che la ricercatrice Agata Serranò, definisce "razionale".
Condotta cioè con "le armi dello stato di diritto",
conservando quanto più possibile le libertà individuali e fondamentali.
Fornendo, appunto, un ruolo determinate alla società civile e alle vittime.
Un ruolo che risiede non solo più nel valore
civile rappresentato dai caduti per terrorismo, ma altresì nella capacità
narrativa dei familiari, dei sopravvissuti e di tutti i testimoni ‘positivi’
dei fatti. Sono tutti vittime portatrici di storie, il cui complesso assume un
valore culturale di contro-narrativa
rispetto a quella che alberga neila propaganda degli estremismi violenti.
Rimando alla pagina Aiviter ulteriori
considerazioni:sulla “diplomazia dellevittime”.
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