ABRAHAM YEHOSHUA su "La Stampa" di ieri nella disamina delle diverse posizioni in campo della opinione pubblica israeliana sullo scambio tra il soldato Gilad Shalit con mille prigionieri palestinesi, dimentica un particolare che denota un deficit assai tipico degli intellettuali di sinistra.
Suddivide gli oppositori allo scambio in tre categorie, in merito alla prima sostiene "è composta da coloro che vedono nei prigionieri palestinesi criminali assassini che non meritano il perdono e il cui rilascio sarebbe un errore sia da un punto di vista legale che morale nonché un terribile colpo per i parenti delle vittime innocenti. Tali persone sarebbero quindi inevitabilmente disposte a far sì che il prigioniero rimanga in mano ai suoi carcerieri. C’è da dire che benché questa presa di posizione non sia molto comune ha comunque alcuni sostenitori anche fra chi non appartiene ai circoli della destra."
Arnold et Frimet Roth, non credo facciano parte dei circoli di destra. Ho consciuto Arnold un paio di anni fa a Parigi in occasione di un convegno internazionale organizzato da associazioni vicino a posizione trozkiste, ma assai sensibili al problema del terrorismo e delle sue vittime. I due coniugi hanno fondato in Israele "the Malki Foundation": una fondazione che si occupa di bambini disabili dedicata a loro figlia uccisa in un attentato al ristorante "Sbarro" di Gerusalemme. Malka Roth aveva 15 anni, quando il 9 agosto 2001 un palestinese ha innescato la sua cintura esplosiva nella pizzeria nel centro di Gerusalemme. Malka è morta sul colpo, insieme ad altre 14 persone, mentre oltre 100 rimasero gravemente feriti. L'attentatore è morto anche nell'esplosione. Ma Ahlam Tamimi, il palestinese travestito da turista che ha portato la bomba nel ristorante affollato fu arrestato. Ed ora è nella lista dei palestinesi rilasciati.
Così Arnold non può che dire a tutto il mondo le seguenti parole: "Le vittime del terrorismo meritano giustizia -dice con calma Arnold Roth- Siamo naturalmente, come tutti gli altri, felici che Gilad Shalit ritorni a casa. Ma ci dimentichiamo che il suo rilascio è solo una piccola parte di una storia molto più grande in cui le vittime vengono dimenticate. Abbiamo l'impressione di essere presi per stupidi".
Anche ABRAHAM YEHOSHUA le prende per stupide.
Le vittime non possono scivolare in secondo piano: non possono essere considerate, né da un governo, men che meno da un uomo di pensiero, un target marginale. Le vittime sono la parte della società civile che in modo assolutamente casuale viene colpita a morte da un atto di terrore rivolto contro lo Stato in cui vivevano.
Se lo Stato vuole dimenticarle, per un atto simbolico verso il suo esercito, o verso un solo cittadino-militare, è liberissimo di farlo, ma deve sapere che lo fa minando la coesione sociale tra i suoi cittadini. Questo, un intellettuale dovrebbe capirlo: questo è il defcit di cui sopra. Il suo compito sarebbe sollevare la contraddizione e la dimensione tragica del dilemma posta dalla situazione. In certi casi, cioè, semplicemente non ci si schierare, come ha insegnato Albert Camus proprio in merito ad un altro terrorismo: quello algerino.
Suddivide gli oppositori allo scambio in tre categorie, in merito alla prima sostiene "è composta da coloro che vedono nei prigionieri palestinesi criminali assassini che non meritano il perdono e il cui rilascio sarebbe un errore sia da un punto di vista legale che morale nonché un terribile colpo per i parenti delle vittime innocenti. Tali persone sarebbero quindi inevitabilmente disposte a far sì che il prigioniero rimanga in mano ai suoi carcerieri. C’è da dire che benché questa presa di posizione non sia molto comune ha comunque alcuni sostenitori anche fra chi non appartiene ai circoli della destra."
Arnold et Frimet Roth, non credo facciano parte dei circoli di destra. Ho consciuto Arnold un paio di anni fa a Parigi in occasione di un convegno internazionale organizzato da associazioni vicino a posizione trozkiste, ma assai sensibili al problema del terrorismo e delle sue vittime. I due coniugi hanno fondato in Israele "the Malki Foundation": una fondazione che si occupa di bambini disabili dedicata a loro figlia uccisa in un attentato al ristorante "Sbarro" di Gerusalemme. Malka Roth aveva 15 anni, quando il 9 agosto 2001 un palestinese ha innescato la sua cintura esplosiva nella pizzeria nel centro di Gerusalemme. Malka è morta sul colpo, insieme ad altre 14 persone, mentre oltre 100 rimasero gravemente feriti. L'attentatore è morto anche nell'esplosione. Ma Ahlam Tamimi, il palestinese travestito da turista che ha portato la bomba nel ristorante affollato fu arrestato. Ed ora è nella lista dei palestinesi rilasciati.
Così Arnold non può che dire a tutto il mondo le seguenti parole: "Le vittime del terrorismo meritano giustizia -dice con calma Arnold Roth- Siamo naturalmente, come tutti gli altri, felici che Gilad Shalit ritorni a casa. Ma ci dimentichiamo che il suo rilascio è solo una piccola parte di una storia molto più grande in cui le vittime vengono dimenticate. Abbiamo l'impressione di essere presi per stupidi".
Anche ABRAHAM YEHOSHUA le prende per stupide.
Le vittime non possono scivolare in secondo piano: non possono essere considerate, né da un governo, men che meno da un uomo di pensiero, un target marginale. Le vittime sono la parte della società civile che in modo assolutamente casuale viene colpita a morte da un atto di terrore rivolto contro lo Stato in cui vivevano.
Se lo Stato vuole dimenticarle, per un atto simbolico verso il suo esercito, o verso un solo cittadino-militare, è liberissimo di farlo, ma deve sapere che lo fa minando la coesione sociale tra i suoi cittadini. Questo, un intellettuale dovrebbe capirlo: questo è il defcit di cui sopra. Il suo compito sarebbe sollevare la contraddizione e la dimensione tragica del dilemma posta dalla situazione. In certi casi, cioè, semplicemente non ci si schierare, come ha insegnato Albert Camus proprio in merito ad un altro terrorismo: quello algerino.