UNA GIORNATA AMERICANA
Anche a New York c'è un edificio a fetta di polenta come a Torino, solo che lì lo chiamano Flat-iron Building cioè Ferro da stiro (all’anagrafe il nome è Fuller Building), un elegantissimo edificio nel centro di Manhattan a ridosso di Madison Square Park.
Lo abbiamo ammirato tutto illuminato con Dante la sera del 22 settembre del 2011, da un tavolino, in un roof bar, quei locali dotati di terrazzo sul tetto, sito proprio prospiciente a quell'edificio così familiare.
La
mattina di quel giorno Dante si era trovato a rappresentare
l'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo alla inaugurazione del
Forum Globale contro il Terrorismo (Global Counterterrorism Forum)
con i ministri degli esteri di ben 30 paesi, tra i quali l'Italiano
Frattini, convocati su iniziativa del Dipartimento di Stato Americano,
in occasione del 10° anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle e in
concomitanza con l'annuale Assemblea delle Nazioni Unite.
L'allora Segretario di Stato Hillary Clinton, con quell'iniziativa stava
aprendo la collaborazione agli altri paesi nella lotta al terrorismo
nel nuovo corso dell'amministrazione Obama che intendeva superare
l'approccio bellico e muscolare di quella precedente, per affrontare il
fenomeno in modo quanto più preventivo possibile, come ribatito nel
recentissimo summit alla Casa Bianca su Countering Violent Extremism.
Ai
ministri dei vari paesi coinvolti il Dipartimento di Stato aveva
chiesto di inviate nell'occasione le associazione delle vittime del
terrorismo dei loro paesi e quel giorno i lavori si aprirono infatti con
le parole delle vittime da tutto il mondo raccolte in video
dall'associazione diretta da Carie Lemack, figlia di una passeggera del
volo United Airlines 93, quello col quale i terroristi intendevano
colpire il Campidoglio o la Casa Bianca.
I
ministri degli altri paesi non si affannarono però a cercare
associazioni di vittime. La Farnesina fu l'unico ministero dei 30 paese
ospitati a contattare quella che meglio rappresentasse l'Italia. Aiviter
era l'unica accreditata alla Commissione Europea, all'Osce, alle
Nazioni Unite. Era l'unica che in delegazione guidata da Dante fosse
andata all'Eliseo a Parigi nel 2008 ad affrontare direttamente il
Presidente francese Nicolas Sarkozy per il caso di uno dei tanti
latitanti espatriati in Francia dopo gli anni di piombo. L’anno dopo a
Madrid, nel luglio 2012, Dante fece uno dei sui interventi più
importanti, in occasione della sessione di lavori del Forum Globale
contro il Terrorismo dedicata alle vittime del terrorismo (leggibile qui).
Ho
voluto ricordare il momento dolce di una serata con Dante sullo sfondo
di Manhattan, per sottolineare come nonostante il suo fragile stato di
salute, già allora, ebbe la forza e la volontà di perseguire il suo
ruolo con una tenacia unica, a sprezzo delle fatiche immense a cui si
sottoponeva. Le stesse fino alle scorse settimane, quando il suo fiato
si face vieppiù affannoso.
Una
tenacia che gli ha permesso nei suoi ultimi 8 anni di gioire per le
soddisfazioni e di non affondare per le amarezza. Già perché, solo
restando a quel giorno americano, nessun quotidiano o media diede poi
notizia di quella partecipazione. Così come gli è capitato in troppe
altre circostanze: il suo merito è rimasto sconosciuto o forse
incompreso. La sua cura per la custodia della memoria storica al fine di
impedire che calasse l’oblio sul sacrificio delle vittime e per
prevenire il terrorismo nelle giovani generazioni, ha una dimensione
morale in Dante che ancora a troppi sfugge.
Un onore per me avere collaborato con Dante.
Sia a lui lieve la terra.
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