venerdì 10 febbraio 2017

Dialogo interreligioso a Torino sul prevenzione e contrasto dell'estremismo violento



Contrasto e Prevenzioni di radicalizzazione ed estremismo violenti: Europa, Italia e Torino


Se le guerre hanno avuto nel corso dell’ultimo secolo uno strumento giuridico, il diritto internazionale, e una sede sovrannazionale, le Nazioni Unite, dove provare a disinnescare o contenere il fenomeno; i terrorismi viceversa, che dal secondo dopo guerra hanno sempre più prevalso come modalità di conflitto a bassa intensità bellica ma a forte efficacia destabilizzante e impatto politico, non hanno trovato a tutt’oggi le ragioni di una definizione comune e condivisa dal consesso internazionale.

Solo l’Europa si è accordata su un definizione di atto di terrorismo nel 2001: qui https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazioni_terroristiche_secondo_l'Unione_europea
Come sappiamo però, purtroppo l’Europa non condivide una politica estera, un sistema comune di difesa e di intelligence. Nella lotta al terrorismo, ha quindi capacità limitate di fare prevenzione, cioè di sostenere la repressione dell’atto eversivo in una delle fasi che precedono la sua attuazione concreta di attentato.

La strategia della UE, dal 2005, si è quindi concentrata sulla lotta contro la radicalizzazione e il reclutamento (“EU Strategy on Radicalisation’adottata nel 2005, e rivista nel 2008 e 2014) nell’ambito delle politiche che rafforzano la resilienza delle comunità, gettando così le basi per un maggiore coinvolgimento della società civile nella lotta contro la radicalizzazione, il reclutamento e la propaganda.
Dal 2011 la Commissione Europea, Direzione Generale Affari Interni, ha lanciato la RAN, Radicalisation Awareness Network (qui http://www.ec.europa.eu/ran ), creando una rete di operatori che a vario titolo lavorano sul campo nei vari settori (dalla carceri all’ambito socio-sanitario, dalle scuole alle polizie di prossimità, a solo titolo di esempio), per raccogliere le migliori pratiche e trasformare i migliori approcci di contrasto alla radicalizzazione violenta in politiche strategiche per gli Stati Membri.

L’Europa ha di fatto così avviato quelli che si definiscono a livello internazionale (UN e OSCE) politiche e strategie di P/CVE: prevenzione e contrasto all’estremismo violento.
Il loro presupposto di partenza, ben esplicitato nel summit alla Casa Bianca del Febbraio 2015, è che “l'intelligence, la forza militare e l'applicazione della legge da sole non risolvono - e quando abusato possono invece esacerbare - il problema dell'estremismo violento".
I tre pilastri delle sue azioni sono:
- Disseminare sensibilizzazione sui processi di radicalizzazione violenza e di reclutamento;
-  Contrastare le narrazioni estremiste, come la propaganda jihadista, con la promozione on-line di contro-narrazioni promosse dalla società civile;
- Valorizzare gli sforzi delle comunità locali che intervengono consentendo di interrompere il processo di radicalizzazione prima che un individuo si impegni in attività criminali.

Il concetto di radicalizzazione è nato dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, quando sono iniziate a comparire ricerche e analisi delle biografie dei terroristi da cui sono stati tratti dei modelli che ci descrivono la pluralità di concause e gli stadi successivi per cui un soggetto si radicalizza fino a giungere ad unirsi ad un gruppo terrorista:  quello che viene definito il processo di radicalizzazione violenta.
Da tali studi multidisciplinari di un fenomeno assai complesso e variegato, sono poi seguiti programmi in diversi paesi del mondo, finalizzati ad intervenire nella varie fasi di tale processo; sia in quelle precedenti a quello finale in cui i soggetti disumanizzano le vittime del proprio odio e la violenza diventa pratica tanto cieca quanto concreta (Prevenzione della Radicalizzazione violenta), sia in quelle successiva al reclutamento (Deradicalizzazione).

Non ho il tempo di soffermarmi nella descrizione né del processo di radicalizzazione, né nei dettagli dei programmi e della pratiche di prevenzione e de-radicalizzazione, comprese le contro-narrative, ma posso anticipare, rispetto alla relazione, al momento secretata, della Commissione nazionale sui fenomeni di radicalizzazione, presieduta dal Prof. Lorenzo Vidino, che sono stati accolte gli approcci, le strategie e le pratiche che la RAN presenta pubblicamente sul suo sito web https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/what-we-do/networks/radicalisation_awareness_network/ran-best-practices/docs/ran_collection-approaches_and_practices_en.pdf
Tale relazione sarà comunque presentata ad Aprile a Torino in occasione di un convegno in fase di organizzazione.

Tra quanto raccomandato al Governo italiano dalla relazione della “Commissione Vidino”, compare la creazione di Centri Regionali che supportino un servizio di ascolto per permettere alle famiglie di ricevere tutta l’assistenza necessaria nel caso temano che un figlio o un figlia si stia radicalizzando, accingendosi magari a partire per uno scenario bellico come quello dello Stato Islamico.
Un centro che può quindi sostenere l’attività della varie comunità locali, comprese quelle religiose, che se già svolgono un prima utilissima funzione di “sicurezza partecipata”, di monitoraggio e contenimento del fenomeno, debbono sia formarsi sempre meglio, che poter contare sul sostegno di personale specialistico e servizi di supporto.

Torino è all’avanguardia in Italia: fin dal 2012 sono partiti i primi progetti in materia.
Si tratta di progetti di natura educativa, atti a rafforzare il pensiero critico di giovani e studenti di fronte alla propaganda violenta e sviluppare contro-narrative create dai medesimi soggetti, frutto della loro riflessione. (Chi fosse interessato può chiedermi materiali di approfondimento)

Nel 2015, poi, la Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità, ha avviato un Tavolo di lavoro tra soggetti istituzionali, sociali e culturali interessate ad affrontare interventi utili a prevenire i fenomeni di radicalizzazione ed estremismo violento che rischiano di condurre al terrorismo i giovani del nostro territorio. Un Tavolo di lavoro che ci auguriamo riprenda il suo percorso con la nuova amministrazione cittadina per mettere a sistema le varie iniziative che si stanno succedendo, tra le quali sicuramente questa serie di utili incontri di dialogo.

Luca Guglielminetti

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