martedì 30 maggio 2017
lunedì 29 maggio 2017
Sconfiggere il terrorismo con una canzone d'amore.
La compagnia telefonica Zain e la pubblicità positiva: un kamikaze pronto a farsi esplodere desiste, convinto dalle vittime del terrorismo.
Qui la versione sottotitolata in italiano sul sito del Corriere della Sera.
Analoga idea è stata realizzata nel 2015 dagli studenti della scuola torinese Russell/Moro nell'ambito del progetto "Memoria futura", quando scrissero e cantarono la canzone "Coraggio": la lettera a una vittima del terrorismo.
lunedì 22 maggio 2017
Caso Hosni: quando è l'accademia ad alimentare l'allarmismo
Il prof. Marco Lombardi, ha scritto un articolo per il sito del centro studi ITSTIME che dirige (http://www.itstime.it), a seguito dell'aggressione di Hosni alla stazione Centrale di Milano la scorsa settimana.
Nonostante l'amicizia con il professore e la stima verso le sue osservazioni più volte lette e ascoltate, non posso esimermi da un commento in termini tanto franchi quanto critici di quel testo.
Fin dalla premesse viene stravolto il concetto di terrorismo: se, infatti, fosse vero che "la prospettiva che tutti dobbiamo assumere è che un atto è di terrorismo per gli effetti che genera non per le ragioni che lo motivano", dovremmo considerare il più grave atto di terrorismo avvenuto in Italia negli ultimi anni quella bomba davanti alla scuola di Brindisi il 19 maggio 2012 che, oltre alla morte di una studentessa e al ferimento di 10 persone, creò un altissimo allarme sociale.
Gli effetti di un atto criminale li determinano in gran parte giornali e televisioni: da decenni è noto il rapporto simbiotico che unisce terrorismo e media. Sostenere che "indipendentemente dalle motivazioni di chi lo compie: se genera paura diffusa, e allarme, è terrorismo", cioè giudicare un atto dagli effetti è un prospettiva assai pericolosa (si veda anche la polemica negli USA dove i mass killing vengono paventati come terrorismo in base alla religione di chi li compie). Il terrorismo è sempre e solo motivato politicamente. Confonderlo con chi usa tecniche terroristiche per altri scopi (come nei casi di mafia o di soggetti psichiatrici…) è da rigettare in primis come dato scientifico e poi per l'inutile e dannoso allarmismo che crea.
Allarmismo che nell'articolo in oggetto è poi alimentato dall'insinuare il sospetto che le autorità, in particolare il Questore di Milano, abbiano pubblicamente sottostimato la gravità del caso Hosmi.
Il prof. Lombardi sa benissimo quali siano i numeri esigui della radicalizzazione violenta di matrice jihadista nel nostro paese. E' veramente curioso che denunci un atteggiamento cospiratorio delle istituzioni; per dimostrarne l'inconsistenza basta confrontarlo con gli ultimi casi di bombe di matrice anarco-insurrezionalistia, sui quali le cronache e le dichiarazioni istituzionali hanno dedicano lo spazio minimo del giorno per sparire in quelli successivi.
Se si tratta di una "strategia di contro-narrazione" istituzionale, come sostenuto nell'articolo, direi che è assolutamente corretta. Non è infatti contro-propaganda, ma consapevolezza dei rischi limitati: che di tratti di Hosni, dell'area informale anarchica o, aggiungiamo, di Casa Pound e altri centri sociali.
In ultimo, è da sottolineare l'uso, da parte del Diretto di ITSTIME, se non grave, assai leggero, di una nozione che non si sentiva da molto tempo, almeno nella letteratura scientifica. Mi riferisco all'espressioni "non nascondeva la sua natura violenta" in relazione alla propaganda pro ISIS che Hosni postava su Facebook. Da 15 anni parliamo di processo di radicalizzazione violenta dei soggetti in via di reclutamento o reclutati. Risulata abbastanza strano un linguaggio che torna ad una visione antropologica di soggetti con "natura violenta": Hosni ci è nato nato terrorista? Sono i suoi geni italo-tunisini? In quali discipline si parla ancora di soggetti con "natura violenta"?
Onestamente il caso Hosni, per quanto ne sappiamo fino ad oggi, dimostra solo una cosa, al netto delle speculazioni politiche: da una parte, un buon controllo del territorio e, dall'altra, una carenza di servizi sociali. Cioè, ancora una volta, buona sicurezza ma scarsa prevenzione della radicalizzazione violenza.
Nonostante l'amicizia con il professore e la stima verso le sue osservazioni più volte lette e ascoltate, non posso esimermi da un commento in termini tanto franchi quanto critici di quel testo.
Fin dalla premesse viene stravolto il concetto di terrorismo: se, infatti, fosse vero che "la prospettiva che tutti dobbiamo assumere è che un atto è di terrorismo per gli effetti che genera non per le ragioni che lo motivano", dovremmo considerare il più grave atto di terrorismo avvenuto in Italia negli ultimi anni quella bomba davanti alla scuola di Brindisi il 19 maggio 2012 che, oltre alla morte di una studentessa e al ferimento di 10 persone, creò un altissimo allarme sociale.
Gli effetti di un atto criminale li determinano in gran parte giornali e televisioni: da decenni è noto il rapporto simbiotico che unisce terrorismo e media. Sostenere che "indipendentemente dalle motivazioni di chi lo compie: se genera paura diffusa, e allarme, è terrorismo", cioè giudicare un atto dagli effetti è un prospettiva assai pericolosa (si veda anche la polemica negli USA dove i mass killing vengono paventati come terrorismo in base alla religione di chi li compie). Il terrorismo è sempre e solo motivato politicamente. Confonderlo con chi usa tecniche terroristiche per altri scopi (come nei casi di mafia o di soggetti psichiatrici…) è da rigettare in primis come dato scientifico e poi per l'inutile e dannoso allarmismo che crea.
Allarmismo che nell'articolo in oggetto è poi alimentato dall'insinuare il sospetto che le autorità, in particolare il Questore di Milano, abbiano pubblicamente sottostimato la gravità del caso Hosmi.
Il prof. Lombardi sa benissimo quali siano i numeri esigui della radicalizzazione violenta di matrice jihadista nel nostro paese. E' veramente curioso che denunci un atteggiamento cospiratorio delle istituzioni; per dimostrarne l'inconsistenza basta confrontarlo con gli ultimi casi di bombe di matrice anarco-insurrezionalistia, sui quali le cronache e le dichiarazioni istituzionali hanno dedicano lo spazio minimo del giorno per sparire in quelli successivi.
Se si tratta di una "strategia di contro-narrazione" istituzionale, come sostenuto nell'articolo, direi che è assolutamente corretta. Non è infatti contro-propaganda, ma consapevolezza dei rischi limitati: che di tratti di Hosni, dell'area informale anarchica o, aggiungiamo, di Casa Pound e altri centri sociali.
In ultimo, è da sottolineare l'uso, da parte del Diretto di ITSTIME, se non grave, assai leggero, di una nozione che non si sentiva da molto tempo, almeno nella letteratura scientifica. Mi riferisco all'espressioni "non nascondeva la sua natura violenta" in relazione alla propaganda pro ISIS che Hosni postava su Facebook. Da 15 anni parliamo di processo di radicalizzazione violenta dei soggetti in via di reclutamento o reclutati. Risulata abbastanza strano un linguaggio che torna ad una visione antropologica di soggetti con "natura violenta": Hosni ci è nato nato terrorista? Sono i suoi geni italo-tunisini? In quali discipline si parla ancora di soggetti con "natura violenta"?
Onestamente il caso Hosni, per quanto ne sappiamo fino ad oggi, dimostra solo una cosa, al netto delle speculazioni politiche: da una parte, un buon controllo del territorio e, dall'altra, una carenza di servizi sociali. Cioè, ancora una volta, buona sicurezza ma scarsa prevenzione della radicalizzazione violenza.
sabato 20 maggio 2017
Workshop "Tackling polarisation at the local level"
Workshop "Tackling polarisation at the local level", Luca Guglielminetti & Anna Rau focus on initiatives that aim at preventing polarisation pic.twitter.com/eIJPLVbYVd— Efus (@Efusnews) 19 maggio 2017
mercoledì 17 maggio 2017
Terrorismo, tra migrazione e Islam. Le sfide a Torino il 26 Maggio
Terrorismo, tra Migrazioni e Islam by Luca Guglielminetti on Scribd
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martedì 16 maggio 2017
Gli studenti e i temi della radicalizzazione violenta e del terrorismo
Evento finale delle scuole di Torino: Narrazioni alternative su Islam, migrazioni e terrorismi
Da CRONACHE DA PALAZZO CISTERNA CRONACHE Nº 17 DEL 12 MAGGIO 2017: http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
Da CRONACHE DA PALAZZO CISTERNA CRONACHE Nº 17 DEL 12 MAGGIO 2017: http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
Ulteriori informazione sul sito dell'Associazione Leon Battista Alberti
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lunedì 15 maggio 2017
The rise of polarisation and radicalisation in Europe
The rise of polarisation and radicalisation in Europe. Tackling all forms of violent extremism at the local level.
Agenda of the 4th LIAISE 2 European seminar:
Rimini (Italy), Friday, 19 May 2017
sabato 13 maggio 2017
I nodi delle legge sulla radicalizzazione in approvazione alla Camera
Da Lettera43 del 9 maggio 2017: interviste al sottoscritto, Andrea Giorgis e Stefano Dambruoso sulla Proposta di Legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista”,
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venerdì 12 maggio 2017
Presentazione dei video degli studenti su Islam, migrazioni e terrorismi
Un momento della premizione degli studenti all'aula magna dell'Avogadro a Torino nella manifestazione "Narrazioni alternative su Islam, migrazioni e terrorismi".
Qui uno dei video realizzati e presentati:
Messaggio degli studenti dalla classe 5^A del Liceo Berti di Torino a.s. 2016/2017, nel quadro del corso:
"ISLAM: RADICI, FONDAMENTI E RADICALIZZAZIONI VIOLENTE. Le parole e le immagini per dirlo"
Promosso dal'Associazione Leon Battista Alberti con la CO.RE.IS. Comunità Religiosa Islamica, l'ASAI Associazione di Animazione Interculturale, la collaborazione del CE.SE.DI. e il sostegno della Compagnia di San Paolo.
English translation: "Violence is the last refuge of the incapable."
Ulteriori informazioni: kore.it/Associazioni/islam.html
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giovedì 11 maggio 2017
Islam, migranti, terrorismi: la paura
Anteprima della presentazione dei video degli studenti di oggi all'aula magna dell'Avogadro a Torino nella manifestazione Narrazioni alternative su Islam, migrazioni e terrorismi
Vedi qui evento su Facebook
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martedì 9 maggio 2017
Le raccomandazioni dei giovani ai deputati per la legge sulla radicalizzazione
Lettera Applello alla Camera dei Deputati in merito alla proposta di legge Dambruoso - Manciulli sulle misure per la prevenzione dell’estremismo ‘jihadista’.
RAN Young - Italia nasce dall'esperienza di quattro giovani di diverse città italiane, Claudia, Alissa, Bruno e Anass, che hanno partecipato al primo incontro di RAN Young, promosso dal Radicalisation Awareness Network della Commissione Europea il 28 e 29 Marzo a Madrid. RAN, a livello europeo, ha come obiettivo quello di valorizzare il lavoro di operatori e istituzioni locali nel campo della prevenzione della radicalizzazione violenta in giro per l'Europa, mettendo a sistema competenze trasversali come educatori, esperti di comunicazione, polizia locale, psicologi, sociologi, antropologi e molti altri.
Su Facebook
Per maggiori informazioni, potete contattare:
Mail: ranyoungitalia@gmail.com
Tw: @RanYoungIT
RAN Young - Italia nasce dall'esperienza di quattro giovani di diverse città italiane, Claudia, Alissa, Bruno e Anass, che hanno partecipato al primo incontro di RAN Young, promosso dal Radicalisation Awareness Network della Commissione Europea il 28 e 29 Marzo a Madrid. RAN, a livello europeo, ha come obiettivo quello di valorizzare il lavoro di operatori e istituzioni locali nel campo della prevenzione della radicalizzazione violenta in giro per l'Europa, mettendo a sistema competenze trasversali come educatori, esperti di comunicazione, polizia locale, psicologi, sociologi, antropologi e molti altri.
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