TORINO 9 MAGGIO 2018.
Manifestazione finale dell'attività didattica svolta nelle scuole torinesi dal corso "Islam: radici, fondamenti e radicalizzazioni violente", giunto alla sua terza edizione grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo.
L'unico corso in Italia che offre ai giovani uno spazio sicuro per discutere di argomenti delicati: Islam, migrazioni e terrorismi.
Oltre alla presentazione e premiazione dei lavori delle classi di studenti interverrà per occasione il magistrato Stefano Dambruoso per il Giorno della Memoria delle Vittime del Terrorismo e delle stragi.
PRESENTAZIONE
Da una parte l’uomo “nuovo”, purificatore del mondo, in rivoluzione permanente contro nemici disumanizzati da uccidere senza remora alcuna per ricostruire il Califfato. Dall’altra un’Europa ripiegata su se stessa presa tra l’incerta uscita da una lunga crisi economica e un continuo flusso di migranti e rifugiati che spinge alle sue porte.
In mezzo ci siamo noi, ma soprattutto i giovani europei, compresi i figlie e le figlie di migranti integrati di origine mussulmana, che si trovano in un flusso di narrazioni che oscilla tra la propaganda jihadista dello Stato Islamico e le espressioni pubbliche di paura dell’islamizzazione del nostro continente.
Per usare le parole del grande umanista franco-bulgaro Tzvetan Todorov: “Oggi l’islamofobia e il jihadismo si rafforzano vicendevolmente” . Di fronte a tale manicheismo è urgente resistere soprattutto negli spazi pubblici dove si formano i cittadini europei di domani, dove studiano i giovani che, come ci raccontano le cronache anche italiane, possiamo poi ritrovarci arruolati nelle file di organizzazione estremiste violente.
Come resistere? Con quali discorsi, valori e narrazioni?
Di fronte ai conflitti, al terrore, alla paura, ai discorsi ideologici, semplicistici e stereotipati, possiamo solo usare l’arma ragionevole della conoscenza, provando a raggiungere i giovani delle nostre scuole privi di conoscenze sulla cultura islamica, sui fenomeni globali di migrazione e quelli di radicalizzazione violenta, nonché dei complessi scenari dell’attuale politica internazionale.
Sul modello delle iniziative attuate in altri paesi e promosse, come buone pratiche, dall'Unione Europea, con la sua rete sulla radicalizzazione (RAN), è stato avviato fin dal 2015 un progetto di offerta formativa ad integrazione della didattica curricolare per le scuole secondarie della città metropolitana di Torino, intitolato “Islam: radici, fondamenti e radicalizzazione violente. Le parole e le immagini per dirlo.”
Il progetto interviene nelle scuole medie primarie e secondarie dell’aera metropolitana torinese con l’obbiettivo di promuovere chiarezza di concetti e idee di fronte ad un linguaggio mediatico approssimativo che investe i giovani con parole e slogan che meritano invece di essere adeguatamente compresi e contestualizzati nel panorama dell’attualità geopolitica, italiana, europea ed internazionale.
La prima parte di incontri con le classi sottopongono all’attenzione di studenti e docenti alcune parole chiave, ricorrenti nella carta stampata, così come tra i mezzi di comunicazione più diffusi, intorno alle quali sviluppare un ragionamento critico, non solo sul piano lessicale e terminologico, ma anche storico e culturale. Ogni coppia concettuale di parole (Migrante e spazio, Terrore e terrorismo, Radicale e radicalizzazione, Religione e fondamentalismo, Forza e violenza, Islam e islamofobia) si accompagna ad immagini tratte da un più ampio repertorio, di uso comune, delle quali si fornisce, a loro volta, una lettura critica con il supporto di esperti.
La seconda parte di incontri con le classi si concentra invece sulle narrative: testimoni diretti - imam, migranti e vittime del terrorismo - raccontano le loro esperienze agli studenti e rispondono alle loro domande.
L’obiettivo specifico del progetto è quindi quello di rafforzare il pensiero critico degli studenti sulle suddette parole chiave, aumentare la diffidenza verso le forme di propaganda di odio e violenza, aumentare la coesione interculturale tra gli studenti e l’empatia verso i soggetti vittime del terrorismo, della necessità di migrare e della stigmatizzazione politico o religiosa.
L’impatto degli interventi è monitorato attraverso questionari di valutazione anonimi sottoposti ad ogni singolo studente ad inizio e fine attività.
Il percorso si conclude con la richiesta alle classi di restituire un messaggio, in forma di video, frutto della loro riflessione su uno dei temi/termini trattati e che viene poi presentato in una manifestazione pubblica finale con tutte le scuole nel mese di maggio. I video-messaggi realizzati dagli studenti, da quest’anno, saranno inseriti in una campagna di comunicazione sul social network con l’hastag #StayHumanMessenger.
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