venerdì 31 dicembre 2010

Intervista sul caso di Cesare Battisti

Intervista di fine anno al settimanale francese l'Express sul caso Battisti

    •    L'EXPRESS publié le 31/12/2010 à 14:45

Ne pas extrader Battisti est "une décision gravissime"

Par Philippe Broussard,



L'extradition de Battisti, emprisonné au Brésil, est réclamée avec force par l'Italie où il a été condamné par contumace en 1993 à la réclusion à perpétuité pour quatre meurtres et complicité de meurtres commis en 1978 et 1979, crimes dont il se dit innocent.
AFP/MARCOS DE PAULA/AGENCIA ESTADO/AE

L'Association italienne des victimes du terrorisme (AIVITER) s'indigne du refus du président brésilien Lula d'extrader l'ancien activiste d'extrême-gauche. Le porte-parole international de l'association, Luca Guglielminetti, explique pourquoi à LEXPRESS.fr.

Comment interprétez-vous la décision du président brésilien?
Cette décision gravissime traduit avant tout la proximité idéologique entre le président Lula et Cesare Battisti. Il faut se souvenir que les deux hommes ont en commun d'avoir été des activistes de gauche. Nous retrouvons chez Lula la sympathie qu'affichait à une époque l'intelligentsia française pour cet homme accusé d'avoir participé, directement ou indirectement, à quatre homicides. Ces gens-là prétendent que l'Italie des années 70 n'était pas une démocratie mais un pays digne du Chili de Pinochet. C'est faux, bien sûr, même la gauche italienne le reconnaît aujourd'hui. Les suspects n'étaient pas jugés dans des stades mais dans des tribunaux qui respectaient leurs droits.
Est-ce une défaite pour la diplomatie?
Absolument. Qu'ils soient de droite ou de gauche, les gouvernements successifs de notre pays ne se sont pas occupés de cette affaire. L'unanimité droite-gauche affichée au niveau parlementaire sur le cas Battisti n'a pas été suivie d'effets au niveau diplomatique. Les intérêts politiques et commerciaux l'ont emporté. N'oubliez pas que l'Italie est le deuxième partenaire commercial européen du Brésil.
Votre association n'a-t-elle pas, elle aussi, une orientation politique?
Aucunement. Nous ne sommes ni dans un camp ni dans un autre et nous n'agissons pas par esprit de vengeance. Les familles des victimes du groupe terroriste de Battisti sont toutes membres de notre association. Elles veulent s'en tenir aux décisions de la justice de notre pays. Et cette justice a condamné Battisti. Encore une fois, l'Italie n'est pas le Chili de Pinochet! 

Articolo originale su http://www.lexpress.fr/actualite/monde/ne-pas-extrader-battisti-est-une-decision-gravissime_949128.html , ripreso da Le Vif - Mediapart - Yahoo France - AgoraVox - MPCT
  • Vedi altro qui:
http://www.vittimeterrorismo.it/iniziative/battisti/battisti09.htm

martedì 2 novembre 2010

CDrom multimediale "Vittime"

Un CDrom di carattere informativo e didattico sul terrorismo politico che ha connotato un ventennio della recente storia italiana. Promosso da: AIVITER, Associazione Italiana Vittime del Terrorismo. Realizzata con il contributo ed il patrocinio di: Direzione Generale per il Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, RAI Cinema, RAI Teche e Fototeca RAI e la collaborazione della Presidenza della Repubblica Italiana. Una produzione della KORE MULTIMEDIA realizzata da Luca Guglielminetti e Roberto Tutino per la Offside in collaborazione con il corso di Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione del Politecnico di Torino.


Introduzione didattica

martedì 26 ottobre 2010

CDrom sulle vittime del terrorismo



Capita, dopo quasi un anno dalla produzione, che la prima presentazione pubblica del Cdrom "Vittime" avvenga non Italia, ma a Lisbona in occasione di seminario su media e vittime europee del terrorismo...


mercoledì 8 settembre 2010

VITTIME (ipertesto multimediale su Cdrom)


Un CDrom di carattere informativo e didattico sul terrorismo politico che ha connotato un ventennio della recente storia italiana. Promosso da: AIVITER, Associazione Italiana Vittime del Terrorismo. Realizzata con il contributo ed il patrocinio di: Direzione Generale per il Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali RAI Cinema, RAI Teche e Fototeca RAI e la collaborazione della Presidenza della Repubblica Italiana. Una produzione della KORE MULTIMEDIA realizzata per la Offside in collaborazione con il corso di Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione del Politecnico di Torino.



lunedì 2 agosto 2010

Strage di Bologna: la memoria menomata



La memoria corta del nostro paese è cosa assai nota. Ricordo, allora, che l'anno scorso alla commemorazione pubblica della stage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il ministro Bondi ebbe quello che media riferirono come un record di fischi. Il Presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di quell'attentato, Paolo Bolognesi,  commentò: "«E' triste partecipare a una commemorazione che viene poi ricordata per le contestazioni e i fischi». Bolognesi, che ogni anno ripete inutilmente il suo invito a non fischiare i rappresentanti del governo, commenta amaro: «Questo e' un autogol, contro la manifestazione e contro i famigliari, di una piazza antidemocratica che gli ha impedito di parlare».

Perché allora Paolo Bolognesi teneva tanto alla presenza anche quest'anno di un rappresentante del governo? Perché l'anniversario del 2 agosto, così come quello del 9 maggio, Giornata in memoria delle vittime del terrorismo che si celebra al Quirinale, sono le due occasioni annuali nelle quali le due principali associazione di vittime del terrorismo e delle stragi hanno la possibilità di interloquire con i governanti sia per qual che concerne l'applicazione delle leggi sui diritti delle vittime, sia per quel che concerne il tema del segreto di stato, principale ostacolo all'accertamento della verità dei fatti.

Vorrei osservare un fatto. Un mese fa a Londra c'è stata la celebrazione del 5° anniversario dell'attentato 'suicida' che il 7 luglio 2005 costò la vita a 52 persone, tra le quali, è bene ricordarlo, la studentessa italiana Benedetta Ciccia. Ad Hyde Park, dove c'è il memoriale, non erano presenti né i rappresentanti della città di Londra, né del governo britannico, o dei partiti: solo le famiglie delle vittime, i sopravvissuti feriti e le delegazioni internazionali.
Quello che dovrebbe far riflettere maggiormente non sono le assenze istituzionali, ma quella della società civile. Se a Bologna le celebrazioni si articolano in una chiassosa dialettica tra un parte delle società politica che fischia e una elité istituzionale che celebra  con vuote promesse, la ragione profonda credo risieda nella mancanza di un corpo intermedio. Quella società civile che, al di là delle diverse idea a proposito del fenomeno terrorismo, fatica a vedere che le sue vittime sono sempre e in ogni caso degli innocenti. Anzi, proprio lei, la società civile è il vero obiettivo di qualsiasi terrorista che, socializzando la violenza, la investe indiscriminatamente.
Se la società civile è la vera vittima del terrorismo, è lei che dovrebbe far corpo unico con le vittime colpite e sostenerle nei loro diritti e nelle ricerca delle verità dei fatti. E' una verità che riguarda lei per prima, infatti. Da Piazza Fontana ad Ustica, da Aldo Moro alla Stazione di Bologna, la mancanza di verità rende la nostra memoria, non solo corta, ma soprattutto menomata, la nostra società si fa incivile perché disinformata di quanto ci è accaduto.

Editoriale dei lettori su ";La Stampa"; del 3-8-2010

Strage di Bologna: la memoria menomata

La memoria corta del nostro paese è cosa assai nota. Ricordo, allora, che l'anno scorso alla commemorazione pubblica della stage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il ministro Bondi ebbe quello che i media riferirono come un record di fischi. Il Presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di quell'attentato, Paolo Bolognesi,  commentò: "«E' triste partecipare a una commemorazione che viene poi ricordata per le contestazioni e i fischi». Bolognesi, che ogni anno ripete inutilmente il suo invito a non fischiare i rappresentanti del governo, commenta amaro: «Questo e' un autogol, contro la manifestazione e contro i famigliari, di una piazza antidemocratica che gli ha impedito di parlare».

Perché allora Paolo Bolognesi teneva tanto alla presenza anche quest'anno di un rappresentante del governo? Perché l'anniversario del 2 agosto, così come quello del 9 maggio, Giornata in memoria delle vittime del terrorismo che si celebra al Quirinale, sono le due occasioni annuali nelle quali le due principali associazione di vittime del terrorismo e delle stragi hanno la possibilità di interloquire con i governanti sia per qual che concerne l'applicazione delle leggi sui diritti delle vittime, sia per quel che concerne il tema del segreto di stato, principale ostacolo all'accertamento della verità dei fatti.

Vorrei osservare un fatto. Un mese fa a Londra c'è stata la celebrazione del 5° anniversario dell'attentato 'suicida' che il 7 luglio 2005 costò la vita a 52 persone, tra le quali, è bene ricordarlo, la studentessa italiana Benedetta Ciccia. Ad Hyde Park, dove c'è il memoriale, non erano presenti né i rappresentanti della città di Londra, né del governo britannico, o dei partiti: solo le famiglie delle vittime, i sopravvissuti feriti e le delegazioni internazionali.
Quello che dovrebbe far riflettere maggiormente non sono le assenze istituzionali, ma quella della società civile. Se a Bologna le celebrazioni si articolano in una chiassosa dialettica tra un parte delle società politica che fischia e una elité istituzionale che celebra  con vuote promesse, la ragione profonda credo risieda nella mancanza di un corpo intermedio. Quella società civile che, al di là delle diverse idea a proposito del fenomeno terrorismo, fatica a vedere che le sue vittime sono
sempre e in ogni caso degli innocenti. Anzi, proprio lei, la società civile è il vero obiettivo di qualsiasi terrorista che, socializzando la violenza, la investe indiscriminatamente.
Se la società civile è la vera vittima del terrorismo, è lei che dovrebbe far corpo unico con le vittime colpite e sostenerle nei loro diritti  e nelle ricerca delle verità dei fatti. E' una verità che riguarda lei per prima, infatti. Da Piazza Fontana ad Ustica, da Aldo Moro alla Stazione di Bologna, la mancanza di verità rende la nostra memoria, non solo corta, ma soprattutto menomata, la nostra società si fa incivile perché disinformata di quanto ci è accaduto.

lunedì 26 luglio 2010

Esposizione AIVITER "Anni di piombo" a Nettuno (Roma)

Allestimento della mostra Aiviter "Anni di piombo. La voce delle vittime, per non dimenticare" a Nettuno il 19 luglio 2010 in occasione del "Guerra e Pace" FilmFest.

martedì 6 aprile 2010

Albert Camus filosofo del futuro

Il titolo è assolutamente centrato, ma...
“Albert Camus filosofo del futuro” di Paolo Flores D’Arcais (Codice Edizioni, Torino, 2010) è una sintesi in 30 pagine del pensiero del Premio Nobel, in linguaggio ‘filosofese’. Il “Mito di Sisifo” e “L’uomo in rivolta” sono cioè ricondotti ad un linguaggio che sostituisce la ricchezza di quello originario con le categorie di quello accademico: la vita umana diventa ‘dimensione ontologica’, il senso per la misura diventa ‘finitezza’, tanto per fare due esempi.

Certamente, è corretto presentare Camus, come filosofo del futuro, capace di superare le sacche nichiliste nelle quali è sprofondato il pensiero post-moderno, ma dubito che l’interessato avrebbe apprezzato che il suo pensiero fosse ricondotto ad una specie di prefazione alla sua opera ad uso degli studenti universitari dei corsi di filosofia. Obliterare la ricchezza, in termini di storia, letteratura, mito, di quanto è presente nelle opere originali, temo cagioni un depauperamento troppo grave. Questo, però, probabilmente vale sempre quanto ci si cimenta ad affrontare l’opera di un gigante: si rischia sempre di tradire in qualche modo e, d’altra parte, sarebbe troppo facile limitarsi a dire: leggete Camus (e traetene le conseguenza nelle vostre vite)!

A Madrid due mesi fa, trovai una libreria, neanche centralissima, che aveva allestito la sua vetrina di tutte le opere di Albert Camus. In questo 50° anniversario delle sua scomparsa si è visto talmente poco in Italia (spero che Bompiani si degni almeno di ristampare l’ormai introvabile “Il primo uomo”) che non possiamo non dare il benvenuto a questo breve pamphlet di Paolo Flores D’Arcais e che ha il pregio di contenere in appendice le trascrizioni di una tavola rotonda (Albert Camus et le mensogne) tenutasi a Parigi nel 2002, nella quale spicca il contributo di Alian Finkielkraut (sul rifiuto netto del terrorismo e la presenza delle natura).