La memoria corta del nostro paese è cosa assai nota. Ricordo,
allora, che l'anno scorso alla commemorazione pubblica della stage della
stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il ministro Bondi ebbe quello che media riferirono come un record di fischi. Il Presidente dell'associazione dei familiari
delle vittime di quell'attentato, Paolo Bolognesi, commentò: "«E'
triste partecipare a una commemorazione che viene poi ricordata per le
contestazioni e i fischi». Bolognesi, che ogni anno ripete inutilmente il suo
invito a non fischiare i rappresentanti del governo, commenta amaro: «Questo e'
un autogol, contro la manifestazione e contro i famigliari, di una piazza
antidemocratica che gli ha impedito di parlare».
Perché allora Paolo Bolognesi teneva tanto alla presenza anche
quest'anno di un rappresentante del governo? Perché l'anniversario del 2
agosto, così come quello del 9 maggio, Giornata in memoria delle vittime del
terrorismo che si celebra al Quirinale, sono le due occasioni annuali nelle
quali le due principali associazione di vittime del terrorismo e delle stragi
hanno la possibilità di interloquire con i governanti sia per qual che concerne
l'applicazione delle leggi sui diritti delle vittime, sia per quel che concerne
il tema del segreto di stato, principale ostacolo all'accertamento della verità
dei fatti.
Vorrei osservare un fatto. Un mese fa a Londra c'è stata la
celebrazione del 5° anniversario dell'attentato 'suicida' che il 7 luglio 2005
costò la vita a 52 persone, tra le quali, è bene ricordarlo, la studentessa
italiana Benedetta Ciccia. Ad Hyde Park, dove c'è il memoriale, non erano
presenti né i rappresentanti della città di Londra, né del governo britannico,
o dei partiti: solo le famiglie delle vittime, i sopravvissuti feriti e le
delegazioni internazionali.
Quello che dovrebbe far riflettere maggiormente non sono le
assenze istituzionali, ma quella della società civile. Se a Bologna le
celebrazioni si articolano in una chiassosa dialettica tra un parte delle
società politica che fischia e una elité istituzionale che celebra con
vuote promesse, la ragione profonda credo risieda nella mancanza di un corpo
intermedio. Quella società civile che, al di là delle diverse idea a proposito
del fenomeno terrorismo, fatica a vedere che le sue vittime sono sempre e in
ogni caso degli innocenti. Anzi, proprio lei, la società civile è il vero
obiettivo di qualsiasi terrorista che, socializzando la violenza, la investe
indiscriminatamente.
Se la società civile è la vera vittima del
terrorismo, è lei che dovrebbe far corpo unico con le vittime colpite e
sostenerle nei loro diritti e nelle ricerca delle verità dei fatti. E' una
verità che riguarda lei per prima, infatti. Da Piazza Fontana ad Ustica, da
Aldo Moro alla Stazione di Bologna, la mancanza di verità rende la nostra
memoria, non solo corta, ma soprattutto menomata, la nostra società si fa
incivile perché disinformata di quanto ci è accaduto.