Per la sparatoria di Macerata sono stati sottolineati i tempi lunghi impiegati da autorità e politici per portare la solidarietà alle sei vittime; altri hanno tenuto a enunciare pubblicamente i loro nomi. Tutto giusto. Un dettaglio però evidenzia come l'interesse per le vittime sia sempre piuttosto strumentale, cioè subordinato a quello assai più rilevante di pubblicizzare ciascuno la propria agenda politica di opinion leader o parte politica.
Nelle ore successive alla sparatoria condotta da Luca Traini, sabato scorso, i servizi sanitari segnalavano di essere stati contattati da altre due vittime poi fuggite prima dell'arrivo dei soccorsi, presumibilmente per paura dello status di migranti illegali, così come ha fatto un altro dei feriti nei giorni successivi al ricovero in ospedale.
Di loro due non abbiamo nessuna notizia, nessun interesse sulle loro condizioni di salute o sui loro nomi.
Quando accaduto di criminale andrebbe osservato in dettagli come questo: vero rimosso politico e mediatico che nasconde la dimensione profonda e trasversale del fenomeno razzista.
Naturalmente l'urgenza di sventolare qualche bandiera e qualche termine allarmistico, come "terrorismo neofascista", è di gran lunga considerato più rilevante che preoccuparsi seriamente dei feriti, vittime senza nome, volto e storia, testimoni e parte lesa di un crimine che interroga tutti.
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