Mentre infuria la polemica tra Benedetta Tobagi e Adriano Sofri, in questi giorni successivi alle commemorazioni pubbliche del 50° anniversario della strage di Piazza Fontana a Milano, preme qui ricordare la scomparsa, pochi giorni prima del 12 dicembre, della storica torinese Anna Bravo, che nel saggio "Noi e la violenza. Trent’anni per pensarci" (2004), qui reperibile, aveva a suo tempo alimentato altrettanta polemica, affrontando il mito che l'estrema sinistra ha adottato per giustificare l'utilizzo delle violenza a seguito di quella strage. Riporto due frasi della mia doppia recenzione, Il rapporto della sinistra con la violenza dagli anni di piombo a oggi : al suo testo e al libro di Luigi Manconi (2008):
« La tesi giustificazionista della scelta violenta della "fine dell’innocenza" dopo la strage di Piazza Fontana, con la morte di Pinelli e l'accusa agli anarchici, scrive Anna Bravo che "è una verità parziale". La teoria dell'innocenza di chi reagisce violentemente all'ingiustizia della stage "di Stato", quella del “tutti colpevoli” per l'omicidio Calabresi, che può facilmente rovesciarsi in “nessun colpevole”, sono "costruzione in cui l’idealizzazione nostalgica e il desiderio di preservare un’autoimmagine positiva sono tenuti insieme da qualche vuoto di memoria."
Posizione analoga a quella di Luigi Manconi che della Stage di Piazza Fontana parla in termini di fattore di "accelerazione", di "precipitazione" verso l'uso della violenza: un "mito delle origini" quello dell'innocenza che nasconde in vero un'ovvietà: che negli anni Settanta sia mancato "Un pensiero originale sulla questione-violenza", scrive Manconi citando la Bravo ».
Un "pensiero originale" sulla violenza che ha poi provveduto lei a sviluppare aprendo la strada, sul solco di Primo Levi, a una contro-storia dei conflitti del XX secolo, dove è andata ad individuarvi le azioni di donne e uomini che hanno "risparmiato sangue": La conta dei salvati (2013). Una contro-storia di anti-eroi, resistenti alla deumanizzazione del nemico insita nei conflitti, che hanno provato in molte occasione a risparmiare il sacrificio delle vittime. Una prospettiva, la ricerca di Anna Bravo, che risulta un vero omaggio alle stesse vittime di Piazza Fontana e all'anarchico Pinelli.
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