Università di Padova si è svolto il primo convegno italiano sulla cancel culture |
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Il comunicato dell’ Ufficio Scolastico Regionale (USR) per la Lombardia recita:
“Il giorno 5 dicembre 2023 è stato organizzato un seminario regionale, nell’ambito della Convenzione tra Regione Lombardia e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia per la realizzazione del progetto “Educazione alle differenze nell’ottica della prevenzione e contrasto ad ogni forma di estremismo violento” (anni 2022-2023) - (l. r. 24/2017, art. 6, comma 4), prot. n.5448 del 10.03.2022, nel corso del quale le dieci reti di scopo provinciali in oggetto (Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Città metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese) presenteranno i risultati del loro lavoro pluriennale”.
Questa iniziativa, fin dall'a.s. 2016/2017, ha posto la Lombardia come l’unica, nel panorama nazionale, che abbia portato in modo sistematico il tema del contrasto e della prevenzione della radicalizzazione o estremismo violento nel settore educativo, con un articolata serie di scopi:
- realizzare corsi di formazione per dirigenti scolastici e docenti sulle diverse forme di estremismo;
- inserire i temi dell’estremismo violento, nelle sue molteplici manifestazioni, nei percorsi di educazione civica attraverso Unità di Apprendimento (UdA) dedicate;
- coinvolgere, nella progettazione delle iniziative, le Consulte Provinciali degli Studenti;
- sensibilizzare i genitori sui temi delle diverse forme di estremismo violento;
- attivare specifici monitoraggi per acquisire la percezione del fenomeno degli estremismi violenti da parte dei giovani e per modulare conseguenti azioni educative;
- realizzare azioni di prevenzione tra i giovani del fenomeno dell’estremismo violento in tutte le sue forme;
- sviluppare attività di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza;
- elaborare strumenti di valutazione, con specifiche linee d’indirizzo d’intervento, in grado di supportare le interpretazioni di atteggiamenti e comportamenti che possono riferirsi ad un potenziale percorso estremista. Tali strumenti dovrebbero essere utili per accomunare l’interpretazione di senso da parte del personale docente e scolastico, per meglio definire i potenziali fattori di attivazione, ponendoli sempre in relazione con le realtà contestuali locali, sociali e familiari.
Nel corso degli ultimi 4 anni ho avuto modo di svolgere il ruolo di esperto formatore dei docenti nei poli di Lodi e Monza e Brianza, nonché di partecipare all’incontro del 5 dicembre, osservando che il lavoro svolto dalle reti di scuole lombarde era assolutamente degno dell’attività che avevo visto presentare in Europa in seno al RAN e alla primigenie attività svolte a Torino fin dal 2012, di cui fui promotore.
La relazione “Vidino”, cioè quella del Comitato Commissione di studio su fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista e intitolata: Verso un approccio italiano alla prevenzione della radicalizzazione, pubblicata nel gennaio 2016, presentava le seguenti esperienze italiane del tempo:
“Negli ultimi anni in Italia sono stati condotti alcuni embrionali esperimenti di contrasto della radicalizzazione, non sempre e non solo di matrice jihadista. Tra il 2012 e il 2014, ad esempio, alcuni progetti e corsi sono stati inseriti nella Collezione delle buone prassi della RAN, come il progetto europeo attuato a Torino “Counternarrative for Counterterrorism” – C4C e l’azione del Comitato promotore per RAN Italia. Nel 2016 invece, sono stati avviati nuovi corsi di formazione con la L107/2015 art.1, comma 121- carta del docente (Corso per docenti. “Radici, radicalizzazioni e terrorismo: una didattica di prevenzione” approvato dall’USR Piemonte e dall’USR Friuli Venezia Giulia ed il Corso di formazione per dirigenti e docenti sull’Educazione alle differenze nell’ottica della lotta ad ogni forma di estremismo violento promosso dall’USR Lombardia . Sono stati anche finanziati dei progetti per la de-radicalizzazione e la creazione di un sistema di pre-allarme in contesto carcerario. Tra questi, il progetto europeo Raising Awareness and Staff Mobility on Violent Radicalisation in Prison and Probation Services (RASMORAD P&P) ed un progetto per la sicurezza degli enti locali “Local Institutions against Violent Extremism II”.
Altri progetti avviati con fondi di enti locali sono stati: 1) il progetto torinese nelle scuole “Islam: radici, fondamenti e radicalizzazioni. Le parole e le immagini per dirlo” che utilizzava i fondi del Consiglio regionale piemontese ai quali si aggiungerebbero per il progetto 2016-2017 quelli privati di alcune fondazioni bancarie; 2) Il Progetto “Rete di sostegno contro gli abusi e le vessazioni nei gruppi”, finanziato dalla L.R. del Friuli Venezia Giulia 11/2012 , che per gli anni 2016 e 2017 ha previsto anche percorsi di uscita e recupero dai gruppi manipolativi ed estremisti.”
Nonostante l’esperienza lombarda, già ivi citata, abbia travalicato i confini del focus sulla radicalizzazione ed estremismo politico-religioso, verso una prevenzione primaria che includeva altri fenomeni - dall'hate speech alla violenza di genere e il bullismo-, resta il fatto che questa esperienza non abbia assunto il carattere episodico tipico delle analoghe iniziative svolte nel nostro paese negli ultimi 12 anni, sia che si trattasse di formazione che di attività sul campo nei vari livelli di prevenzione della radicalizzazione. Del resto, la storia dell’iter della proposta di legge sul tema, lanciata nel 2016 dall’ex parlamentare e magistrato Stefano Dambruoso, dopo 4 legislature non è riuscita a vedere la sua approvazione, lasciando l’Italia tra i pochi paesi senza una strategia complessiva di contrasto e prevenzione all’estremismo violento.
In my experience of a quarter of a century, I have observed how the timing of memorialisation processes have shortened. For decades the victims of the past seasons of terrorism in Italy, Spain, England, Germany and France were removed and forgotten. In Spain the rise of the civic movement known as Espíritu de Ermua, at the end of t of the XX century, is probably the turning point that allowed to change the social perception of the victims of terrorism. In Italy something analogue occurred a few years after, at the beginning of the XXI century. Up until sixteen years ago, most of commemoration activities around terror facts in Europe arose in a bottom-up movement often carried out only by the victims’ organisations. (...)In the last decades, the sensitivity towards the victims of terrorism on the part of public opinion and decision-makers has increased and the commemoration processes of the most recent attacks, from 9 11, have accelerated. This means, for instance, that some of the US association of victims of September 11, in the space of about ten years, went from dealing with trauma care to peace education in schools, as main goal activity. (…)The consequences of this acceleration of memorialization, however, are not all positive, especially when the owner of the memory is the state. The 9/11 memorial and museum, inaugurated in New York in 2011, shows how some memorials take advantage of the emotions fear and anxiety “to persuade Americans to support government policy that appear to provide security” (Erica Doss, 2010, pp. 146–148). The alternative approach by the Norwegian government to design memorial sites a few months after the attacks in Oslo and Utoya, is rather paradigmatic: the discussion brought to no conclusion or consensus and the plan was abandoned, but in 2005, the local authority of Olso, and then the Ministry of Education, created a Centre that is a learning space that works with the mediation of memory and knowledge about the terror attacks. That’s exactly have sense: beyond commemoration, as an official “duty of memory” carried out top-down by the states, memorial centers or museums should be an open forum in an always ongoing work in progress. The only way to avoid that the conflict memory may be exploited by the political agora, creating polarization, and to allow the development of both prevention (PVE) and historicization activities.
Tavola rotonda con Dott. Luca Guglielminetti, rappresentante per l'Italia della rete europea Radicalization Awareness Network (RAN) - Dott.ssa Gemma Tuccillo, già Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità - Dott. Ezio Giacalone, comandante del NIC (Nucleo Investigativo Centrale) - Dott. Nicolò Maria Iannello, Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Palermo.
L'incontro a Udine del progetto 'Prassi Intermedia', "Prevenzione della RAdicalizzazione tramite la formazione degli operatori della sicurezza e dei profeSSIonisti dell'INformazione nei TERritori e nei MEDIA".
La lettera della preside di Firenze che tanto afflato solidaristico sta provocando nelle anime belle del nostro paese, è letteralmente un invito all'odio violento (hate-speech). La frase di Antonio Gramsci ivi citata "Odio gli indifferenti", prosegue così: "Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano". L'indifferenza gramsciana non è quindi, come il testo della lettera insinua surrettiziamente, quella verso la vittima dell'agguato fascista, ma la non reazione allo stesso livello di violenza dei cittadini. Gramsci odia, e la preside invita oggi i suoi studenti a odiare, quei cittadini che non vogliono diventa militanti e miliziani, cioè partigiani; quei cittadini che non rispondono alla violenza con la violenza, alimentando quanto già visto nella spirale degli opposti estremismi durante gli anni '70. Sono quindi solidale coi ragazzi pestati dai fascisti, ma sono orgoglioso di essere indifferente alle sirene gramsciane dell'antifascismo militante.
Vale la pena aggiungere il finale dell'articolo di Gramsci (del 1917, non scritto in carcere durante il fascismo): "Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. Nel 1917 non c'era ombra di fascismo: Mussolini era ancora un socialista seppur interventista. L'essere partigiano e l'odiare l'indifferente non attiene quindi alla nascita del fascismo, ma alla volontà di piegare tutti alla costruzione della "città futura" in Italia come in quella che si stava costruendo in Russia... "Partigiano" qui è sinonimo di "rivoluzionario comunista" non di "combattente civile del fascismo".
Since ancient times, sacred and religious places have been the pivot on which the ideas and cultures of human societies have evolved, playing a mediating role between the human and divine dimensions which included a pre-juridical function in those prescriptions aimed at regulating and controlling violence.
The modern process of secularization and separation, gradual but never clear-cut, between the political sphere of the state and the religious sphere of society or of the individual, and the related legal norms, on the one hand, and moral and ethical norms, on the other, have placed the state as solely responsible for the law, with its monopoly on the use of force, and therefore as regulator and controller of violence. However, religions and their spaces have not lost their value: believers and non-believers of all communities recognize them as a strong symbolic value around which the common sense of identity feeds both national and social cohesion. By guaranteeing the safety of all its citizens, the state can therefore only provide particular attention to the protection of places of worship, precisely because of the strategic role they play in keeping the community it governs united and saved.
This aspect poses places of worship, together with palaces of political power, as targets to be hit, conquered and sometimes destroyed by internal or external enemies. The cases of the destruction of archaeological sites in Afghanistan by the Taliban and in Syria by ISIS are just two of the most striking examples that recent history has presented to us demonstrating the impact and the deep wounds that such attacks cause to the historical and cultural identity of a people.
The European Shield project already from its name implies its purpose: to put the “shield” at the center and in favor of places of worship. The underlying European policies and this project arise precisely from the concern to intervene preventively in the face of the attacks that these places have suffered in recent years by various forms of violent extremism. The analysis of these attacks was in fact the first undertaking of the project. The development of strategies and tools to mitigate risks and improve safety and security strategies of such places is what Shield is developing, involving a wide range of stakeholders. Among the latter, the representatives of the three main monotheistic religions played an important role in the first seminar organized by the project partnership which took place in Rome in December 2022.
The three representatives who attended – the imam of the Great Mosque of Rome, Nader Akkad, Rabbi Scialom Bahbout, president of the International Center for Systemic Research, and Msgr. Jean-Marie Gervais, Coadjutor Prefect of the Chapter of the Papal Basilica of St. Peter in the Vatican and president of the Tota Pulchra Association – have launched a message of common respect and mutual brotherhood which has its central fulcrum in the inter-religious dialogue to always be kept open and above all the conflicts that are now increasingly internationally interconnected.
See on the Shield Project web-site more info and articles on the workshop, here https://shieldproject.eu/news/
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