venerdì 30 agosto 2024

Convegno internazionale sull'ultima grande opera girardiana

Leggere Portando Clausewitz all'estremo: guerra e fine della storia in René Girard

Per seguire la diretta in streaming : https://unipd.zoom.us/j/84383251622?pwd=Rjhg3yOnCykZXoVX8GlYuhFZypUtZF.1#success

Abstract dell'intervento "Democratizzazione della violenza politica e liberazione della vittima".


L'evoluzione della violenza dalle guerre napoleoniche al terrorismo contemporaneo riflette forse una 'democratizzazione della violenza' politica (se la guerra è politica con altri mezzi, allora la politica democratica evolve in guerra democratica), in cui è riduttivo focalizzarsi solo su attori non statali (i rivoluzionali o i terroristi), nuove tecnologie, fine della guerra come istituzione, come fanno René Girard, Carl von Clausewitz, e anche Carl Schmitt. L'evoluzione dei conflitti comporta infatti che ogni cittadino possa diventare perpetratore o vittima di atti di violenza politica più o meno legittimi. Da porre in evidenza è come la vittimologia (Jan van Dijk, 2009)  abbia confermato la dimensione sacra della violenza e il ruolo del Cristianesimo presenti nel paradigma di Girard. Ma negli ultimi decenni il ruolo della vittima è stato sottoposta a critica dalle stesse vittime (del terrorismo) che hanno reclamato il diritto di sottrarsi dal ruolo religioso del capro espiatorio tra i due attori in conflitto, tipicamente stato e attore non statale, o di essere politicamente strumentalizzati dallo stato per le sue politiche di antiterrorismo o di memorializzazione dei conflitti con il terrorismo. Esemplare è il ruolo del comitato dei familiari dei rapiti del 7 ottobre, che nel contesto di un conflitto che sembra spingere all'estremo l'escalation bellica della risposta israeliana all'aggressione di Hamas, si pongono come attori politici terzi e con un'autonoma iniziativa diplomatica finalizzata a 'risparmiare sangue' (concetto di Anna Bravo, 2013).
Così, la vittima che si libera dall’etichetta di vittima, non è solo quella alle prese dal dilemma tra farsi milite che si vendica o buon cristiano che deve perdonare il perpetratore. Proprio come suggerisce Girard, in Achever Clausewitz, si deve stare nel conflitto svolgendo parimenti un ruolo di riconciliazione. Un ruolo che in ultima analisi ricorda a tutti l'umanità del nemico. Le vittime sono forse quelle che meglio possono interpretare tale ruolo da antieroi titolati a richiedere di risparmiare sangue? 



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