Ieri mattina la prima email che è arrivata alla Associazione Italiana Vittime del Terrorismo proveniva dagli Stati Uniti quando là era ancora notte. Era inviata dalla figlia di una vittima degli attentati del 11/9, Carie Lemarck, con le prima brevi impressioni alla notizia della morte di Osama Bin Laden.
"Mentre siamo ancora sotto choc e abbiamo bisogno di digerire la notizia che abbiamo aspettato di ascoltare per troppo tempo, la mia famiglia non può che esprimere il sollievo che l'uomo che ha ucciso mia madre, Judy Larocque e migliaia di altri, non possono più nuocere ad alcuna altra anima viva. Ci auguriamo che l'attenzione dei media sia su coloro la cui vita egli ha preso e ai quali ha cagionato dolore incommensurabile, e non su di lui, poiché non è degno del tempo di una trasmissione."
Naturalmente tutti i media oggi sono pieni di pagine su Bin Laden e i numeri e nomi delle sue vittime sono quasi inesistenti. Ma l'amica Carie, e la sua storia, è stata almeno ricordata da Mario Calabresi al termine del suo editoriale: "Quel dolore che non si può cancellare"
"Mentre siamo ancora sotto choc e abbiamo bisogno di digerire la notizia che abbiamo aspettato di ascoltare per troppo tempo, la mia famiglia non può che esprimere il sollievo che l'uomo che ha ucciso mia madre, Judy Larocque e migliaia di altri, non possono più nuocere ad alcuna altra anima viva. Ci auguriamo che l'attenzione dei media sia su coloro la cui vita egli ha preso e ai quali ha cagionato dolore incommensurabile, e non su di lui, poiché non è degno del tempo di una trasmissione."
Naturalmente tutti i media oggi sono pieni di pagine su Bin Laden e i numeri e nomi delle sue vittime sono quasi inesistenti. Ma l'amica Carie, e la sua storia, è stata almeno ricordata da Mario Calabresi al termine del suo editoriale: "Quel dolore che non si può cancellare"
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