mercoledì 6 luglio 2011
Et in Arcadia ego, iconografia NOTAV in Valsusa
Questa immagine, tra quelle delle manifestazioni e dei violenti scontri del 3 luglio 2011 in Valsusa, mi ha subito suggerito il suo titolo: Et in Arcadia ego.
Senza scomodare Panofsky, questa fotografia ha un valore iconografico di grande forza emotiva: gli scudi "militari" della TAV contro il crocefisso disarmato dei NO TAV.
Fin dall'origine il rapporto tra violenza e movimento contro la TAV è equivoco: la verginità pacifista, i "no-tav" l'hanno persa decenni fa con le indagini di Maurizio Laudi sugli anarchici valsusini, accusati di banda armata. Alcuni di loro si suicidarono in seguito. La storia è complessa, non lineare, lunga e per arrivare fino al 3 luglio 2011, forse occorre passare per farri di Genova 2001.
Andando al di là della cultura e della violenza emerse da tutte le parti in conflitto, il dato che ci riporta questa immagine è quello sintetizzato in un commento su un altro blog: http://orione.ilcannocchiale.it
che termina così :
"Qual è il fine del progresso, se non il progresso stesso, e in che cosa è diverso dagli altri monoteismi che chiedono atti di fede contro speranza? Che differenza c’è tra le scavatrici della Val di Susa, che si apprestano a far svettare il tricolore su abeti sradicati, nidi di scoiattoli e cime millenarie, con gli appetiti del gigante minerario indiano Vedanta Resources, che della montagna sacra dei Dongria Kondh riescono solo a calcolare i due miliardi di dollari di bauxite che ci stanno sotto? Cosa cambia con i Buddha abbattuti dai talebani in Afghanistan, coi roghi di libri dei nazisti, coi templi Inca e Maya piallati dagli evangelizzatori e usati come base per le loro chiese? Chi decide cos’è sacro e cosa può essere spazzato via dal mondo?"
Ecco l'interrogativo retorico che sintentizza, come icona, questa immagine.
Quella in Val Susa non è quindi solo una bieca questione economica su chi sbaglia nell'analisi dei costi/benefici, ma anche una questione di visione antropologica tra arcadia e progresso. Tra due forme di sacro che richiedono ciascuno il relativo furore.
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